Scuola ✓

494 20 1
                                    

Ciao a tutti, mi chiamo Naruto Uzumaki, ho 16, vivo spensierato e felice con la mia famiglia o almeno è questo che vorrei dire.

Adesso sto andando a scuola, a piedi dato che è molto vicina, infatti ci metto pochi minuti per arrivare al cancello.

È lì che lo vedo, circondato da un branco di ragazze impazzite, Sasuke Uchiha, il ragazzo più bello, popolare e ricco dell'istituto.

La sua vita ha una facciata perfetta, uno zio che è uno dei chirurghi più bravi e richiesti del mondo, un fratello che diventerà un ottimo avvocato e lui che semplicemente eccelle in tutte le materie, senza eccezioni.

Alcune volte mi chiedo come sarebbe se ci fossi io al suo posto.

Intanto raggiungo Shikamaru, Kiba e Hinata all'ingresso, gli altri ci raggiungeranno dopo.

Appena suona la campanella ci dirigiamo in classe come dei condannati a morte, alla prima ora abbiamo Kakashi-sensei, l'insegnante di matematica.

Io sinceramente non la capisco e non la trovo utile, cioè quante volte quando devi andare a fare la spesa la cassiera ti dice "il totale è il quadrato di 8 diviso la radici cubica di x".

Anche Kiba è messo come me se non peggio, Hinata prende sempre otto, ma non è per nulla brava a spiegare, solo Shikamaru ha voti altissmi senza fare sforzi, e fidatevi se vi dico che anche per me i suoi risultati sono un mistero.

Infatti, appena arrivato in classe l'ananas vivente si mette a dormire, mentre noi poveri cristi, dobbiamo sorbirci una lunga e difficile spiegazione riguardanti le equazioni di secondo grado.

Inutile dire che neanche dopo dieci minuti mi metto a scarabocchiare su un foglio, mentre Kiba cerca di prendere appunti fallendo miseramente.

Fino alla fine dell'ora io e l'Inuzuka giochiamo a tris mentre Hinata ci guarda con rimprovero.

Dopo quest'ora entusiasmate abbiamo arte con Iruka-sensei e scienze con Orochimaru-sensei, un uomo che mi ricorda più un serpente che un essere umano e che è inquietante da morire.

Passate altre quattro ore in quel posto di angoscia e dolore posso finalmente tornare a casa.

Anche se ne farei volentieri a meno.

I miei veri genitori, Minato Namikaze e Kushina Uzumaki sono morti in un incidente d'auto quando io avevo solo quattro anni, sono stato portato in casa famiglia e passato da una casa all'altra.

Alla fine penso si siano stufati di me e mi abbiano mollato alla prima coppia disponibile senza neanche verificare se fossero adatti.

I primi anni furono tranquilli, magari non proprio il meglio, però potevo contare su condizioni umane, cibo e una limitata comprensione.

Quando entro in casa vengo accolto da una voce fredda e leggermente stridula, quella di mia "madre".

"Devi pulire i bagni, passare i pavimenti, rifare i letti e lavare i piatti entro le sei, poi se non avrei finito ci penserà tuo padre a rimetterti in riga. Ora devo uscire, non torno per cena."

Niente ciao, niente buongiorno, niente come è andata a scuola o come stai, solo freddi e gelidi ordini.

Passai tutto il pomeriggio a pulire senza riuscire a fare i compiti e a prepararmi per l'interrogazione di domani.

La sera fortunatamente mio padre non disse niente, il silenzio regnò in quella casa smorzato solo dalla televisione.

Solo che alcune volte il silenzio è peggio delle urla.

Fragili Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora