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CAPITOLO 3

Madison

La partita finisce in bellezza: 3 a 0 per noi. Non capisco perché Peter sia venuto in palestra, non è mai venuto ad una nostra partita, perché me lo ritrovo ovunque? Per carità è un bel vedere, ma mi infastidisce il suo continuo sguardo su di me, spero che non abbia frainteso il mio comporto di prima, volevo solo essere gentile. Cazzo, io non voglio un ragazzo, lo voglio solo aiutare. Tutto qui. Rimango ancora in palestra prima di andare in spogliatoio a lavarmi e Will si avvicina.

"Bella partita capitana."

"Grazie coach." Entrambi guardiamo il ragazzo.

"Tu sai perché è venuto? Gliel'hai chiesto tu?" nego alla sua domanda e Will si gratta la testa.

Delle ragazze si avvicinano a Peter e una gli tocca il bicipite sinistro, alzo gli occhi al cielo e incrocio le braccia al petto appoggiandomi sulla gamba destra. Il mio sguardo è intenso a guardare quella scena e la bocca e sigillata in una linea dritta. Quanto cazzo sono oche quelle attorno a lui, eh? Ho capito che tipo è: quello che tutte le ragazza vorrebbero come scopatore personale.

Meno male che l'hai capito sin dall'inizio. Che non lo pensi in nessun modo...

 la mia vocina interiore mi da retta, ma Will mi sta scrutando.

"Che vuoi?" il mio tono è arrabbiato.

"Gelosa?" alzo il sopracciglio, che cazzo voleva questo.

"Ti pare?!" Lo lascio lì e me ne vado, mi giro prima di entrare nello spogliatoio e Will raggiunge l'amico.

"Scusate ragazze belle, ma io e il mio amico dobbiamo parlare. Mi dispiace ma stasera non è disponibile per farvi ubriacare e poi scoparvi come desiderate in questo momento." sbuffo. Uno più sbruffone dell'altro, non mi manca per niente quella vita.

Sto qualche minuto in più sotto l'acqua, devo levarmi tutti i pensieri di questi due giorni: nuovi amici, il mio allenatore come amico, la partita, stasera, il parco, le sue parole, il suo cercare di farmi uscire qualcosa anche me, quelle ragazze e il suo sguardo malizioso su di loro, il suo sguardo incantato e intenso su di me, Peter. No, non ce la posso fare, tutto troppo insieme.



Buttati, cazzo.

Come posso buttarmi con tutto ciò che mi è successo? Con tutte le cose che mi tormentano?

18 anni. Devi vivere, Mad. L'ha detto anche papà.


Devo vivere, ma non a passi troppo veloci, sto andando ai mille all'ora e posso rischiare di ammazzarmi, oppure farmi del male; non so cosa sia meglio, ma ne vale la pena rischiare? Recuperare il tempo perduto con un schiocco di dita? Mi guardo allo specchio mentre asciugo i capelli: "Si, ne vale la pena."

La vecchia me ritorna in pista e si, ho una paura bestia. Non sono contenta del mio passato e tanto meno del mio presente, ma sono quello che sono e l'unica ancora di salvezza mi ha lasciato, ne devo recuperare un'altra, al più presto possibile, prima che tutti i miei demoni siano forti come prima. Sono ancora qua davanti allo specchio e all'improvviso sento freddo.

"Ma che caz-" dallo specchio noto una figura dietro le mie spalle. Sono in reggiseno e in mutande, porca puttana.

"Bussare, eh?" mi affretto a  mettermi la maglietta e i leggings.

ResistereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora