Parte 1 senza titolo

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Febbraio 1999.


Faceva freddo, quell'inverno. Molto più freddo di quanto Hogwarts avesse mai sperimentato. Nevicava, quasi ininterrottamente, da inizio novembre. Le lezioni erano riprese, cercando di riportare un clima di normalità nel castello, ma troppe facce mancavano all'appello, troppe cose brutte erano successe e la tristezza e il rammarico permeavano l'aria. Sembrava quasi che il clima di fosse adattato allo stato d'animo degli abitanti del castello.

La guerra si era conclusa circa 9 mesi prima, Voldemort era morto, i suoi seguaci catturati o dispersi. In molti erano morti, ma tanti altri erano sopravvissuti e si erano rimboccati le maniche per ricostruire. Le cattedre a Hogwarts erano rimaste invariate, visto che anche il professor Piton era miracolosamente scampato alla morte dopo il morso di Nagini. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era grato alla Granger, al suo essere una dannata So-tutto-io, alla sua borsetta senza fondo e alla sua intelligenza, che aveva consentito di creare un antidoto in un tempo abbastanza breve perché il dannato veleno del serpente di Lord Voldemort non uccidesse il professore di pozioni.

Anche Draco Malfoy era tornato a scuola, così come i Serpeverde sopravvissuti e non emigrati. Non avevano vita facile, dal momento che tutti li ritenevano in parte responsabili di quel che era successo, ma non si lamentavano e continuavano a stare per conto loro, rifugiandosi nei sotterranei e escludendo tutti gli altri. A Draco non mancava l'ammirazione delle ragazzine che gli sbavavano dietro, implorandolo per una notte di passione, né il reverenziale timore del resto del corpo studentesco. Era tornato solo per volere di sua madre, tutto il resto gli era indifferente. Narcissa lo aveva accompagnato alla stazione di King's Cross, a testa alta nonostante gli sguardi della gente, lo aveva abbracciato, baciato sulle guance e gli aveva augurato buona fortuna, raccomandandosi di stare fuori dai guai e di comportarsi per bene. Draco aveva annuito, fingendo una convinzione che non sentiva ed era salito sul treno, sedendosi tra Blaise e Daphne.
Sarebbe stato un anno lungo, Draco lo sapeva.

Del Trio delle Meraviglie, soltanto Hermione era tornata a scuola, volendo in tutti i modi concludere il proprio ciclo di studi e, ma non lo avrebbe mai ammesso, sfuggire alle soffocanti attenzioni della stampa e della gente. Non si ritrovava nel ruolo di eroina: lei era solo una ragazzina, una ragazza di appena 19 anni, che aveva combattuto una guerra esattamente come tanti altri, che per fortuna non era morta. Harry e Ron l'avevano salutata alla stazione di King's Cross, abbracciandola e baciandola sulle guance. Lei era salita sul treno e si era seduta accanto a Ginny, che a differenza del fratello era tornata, che l'aveva abbracciata e insieme avevano affrontato il loro ultimo viaggio per Hogwarts.
Sarebbe stato un anno lungo, Hermione lo sapeva.



* * *


Il bagno dei prefetti, al quinto piano, era estremamente silenzioso a mezzanotte. Hermione Granger vi si infilò silenziosamente, preoccupandosi di chiudere alle proprie spalle la pesante porta di quercia.
La perfetta Prefetta di Grifondoro agognava quei momenti in solitudine, immersa nella calda acqua della vasca. In quei momenti lasciava che tutto lo stress per l'ultimo anno di scuola, per gli esami, per il futuro, scivolasse via, esattamente come la schiuma profumata scivolava via dalla sua pelle sotto il getto d'acqua.
La ligia Hermione Granger che ignorava il coprifuoco: se lo avessero saputo gli altri non si sarebbero lasciati sfuggire l'occasione di coglierla in fallo.
Ma che la scoprissero! Hermione non ne poteva più del ruolo di perfetta che ricopriva. Era stanca, quegli abiti stavano iniziando ad andarle stretti e se prima si diceva che era necessario perché i suoi amici non si facessero ammazzare, adesso non trovava giustificazioni che reggessero.

Come ogni sera, Hermione entrò nella stanza e aprì il rubinetto dalla pietra violetta, riempiendo la vasca di una densa schiuma profumata di aquilegia1. Si raccolse i capelli in un alto chignon e, sussurrando, fece apparire delle candele accese, la cui luce tenue e calda rendeva la stanza molto rilassante. Mentre la profonda piscina si riempiva, Hermione si spogliò lentamente, passandosi le mani sulle spalle, cercando di sciogliere le molteplici contratture muscolari, dovute allo stress e alle lunghe ore passata china sui libri.
Con un gemito rinunciò al tentativo, appuntandosi mentalmente di chiedere a Ginny un massaggio il giorno dopo.
Pian piano si immerse nell'acqua bollente, appoggiando il capo al bordo marmoreo della vasca. Chiuse gli occhi per un momento, lasciando che la sensazione di rilassamento si diffondesse nel suo corpo stanco.
Con un incantesimo non verbale fece apparire una pezza di spugna morbida che si mise sul viso. Con un altro incantesimo si assicurò di rimanere a galla anche se si fosse addormentata.

Rinascere dalle acqueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora