Capitolo 2

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Gianluca

Il caldo opprimente di quel pomeriggio di metà giugno mi costrinse a cercare un posto all'ombra, dove poter leggere e smettere di pensare per qualche ora. Mi sedetti su una panchina sotto a un grande ciliegio. Da quella posizione potevo scorgere gli skater allenarsi. Il rumore non risultava fastidioso, al contrario mi cullava.

Iniziai un nuovo libro dedicato al Giappone. Sospirai: avevo perso il precedente in una giornata piovosa. L'avevo cercato ovunque, senza trovarlo. Arrivai a pagina dieci, quando due ragazzi mi si avvicinarono.

Il più basso si accomodò accanto a me, l'altro rimase in piedi. Mi spostai in modo da lasciare abbastanza spazio anche al secondo e ripresi la lettura.

Il tipo più alto fischiò. "Da qui il panorama è meraviglioso."

Sghigniazzarono e bisbigliarono qualcosa che faticai a capire. Incuriosito, alzai lo sguardo, che intercettò una ragazza dai lunghi capelli rossi. Studiava i movimenti eseguiti dagli skater più esperti e provava a imitarli. Quando sbagliava, si mordicchiava il labbro. Era bellissima.

Loro si lasciarono andare a battutine e commenti misogeni. Nell'ascoltarli, non potei evitare di alzare gli occhi al cielo.

Chiusi il saggio, consapevole che non mi sarei concentrato, e mi persi nei suoi dettagli: la pelle candida, come quella di una bambola di porcellana, risaltava sulla sua chioma color fuoco, le gambe erano affusolate, i lineamenti del viso erano armoniosi. Non le guardai il sedere, al contrario dei due.

"Chi è?" chiesi.

Quello alto posò il suo sguardo prima su di me e poi su di lei con disprezzo. "Lasciala perdere, quella è una che la dà a tutti."

"Anche a te?" Lo sfidai, nonostante conoscessi già la risposta.

Abbassò gli occhi e si guardò le scarpe. "No."

Mi scappò una risata beffarda. "Il fatto che una tipa sia bella, non significa che vada a letto con chiunque."

L'altro scoppiò a ridere. "Ti ha asfaltato, amico."

Lei si voltò. I nostri sguardi, per un istante soltanto, si incrociarono e tutto il resto scomparve. Mi sorrise e io ricambiai con titubanza prima che mi desse le spalle e continuasse ad allenarsi.

"Ti consiglio di starle alla larga," riprese il ragazzo.

"Altrimenti?" gli chiesi.

Si alzò e afferrò il collo della mia maglietta. L'amico lo afferrò per il braccio. "Jacopo, lascialo stare. Non ne vale la pena."

Diverse persone si girarono verso di noi e mi vergognai di aver quasi provocato una rissa.

La skater ci venne incontro. "Che sta succendo?"

I due non risposero, si limitarono a squadrarla dalla testa ai piedi e a leccarsi le labbra. Lei li fulminò con lo sguardo e loro se ne andarono.

"Ciao. Spero non ti abbiano dato fastidio."

"No, non preoccuparti."

Aveva il viso accaldato e un rivolo di sudore le scendeva dalla fronte.

"Vuoi qualcosa da bere?" Mi diressi verso un distributore automatico e presi due bottigliette d'acqua. Ne porsi una a lei.

"Grazie."

Bevemmo, quindi ci sedemmo sulla panchina.

La ragazza allungò la mano. "Io sono Fiammetta, per gli amici Fire."

"Originali, i tuoi amici."

"Almeno i miei non sono di carta," mi provocò lei con una punta di ironia nel tono della voce.

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