capitolo 5- 20 giorni prima dell'arresto

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23 giugno 1943

La casa era in assoluto silenzio, ancora mi tormentava quella questione che la colpa era solo mia. Per il momento arrivò un'altra lettera questa diceva che entro 20 giorni venivamo arrestati. Già sentivo il dolore nei campi di concentramento, non volevo sentire le urla e i pianti di disperazione delle persone. Tutta era colpa mia, ma non lo dissi a nessuno, magari al mio amico, la sua reazione? Beh, era normale, infatti disse:
- Stai tranquillo, non è stata colpa tua, non potevi immaginare che usciva spontaneamente quel signore, é andata così, fa niente-
Io ero veramente scioccato dalla sua reazione, pensavo una insolita, scortese per i miei confronti o cose così.

1 agosto 1943

Mancavano solo 19 giorni dell'arresto, forse era meglio che il padre accettava? Tanto avevamo la nostra famiglia, però faceva troppo male non rivedere più il proprio padre, e che la cosa più triste che veniva a sapere che era morto, non voglio immaginare questa cosa soprattutto per il mio migliore amico, la soffitta già era diventata calda e scomodissima, non so se potevo veramente resistere a quello.

8 agosto 1943

Mancavano ancora 11 giorni, la soffitta era caldissima e afosa. Eravamo sempre più spaventati, ogni giorni che passavano l'ansia e la pressione saliva a dirotto, dai piedi alla testa. Qualche volta il pomeriggio aprivamo la finestra, non quella che si affacciava alla strada ma quella che si affacciava al cortile dietro, di la non c'era la polizia, quindi i problemi diminuiranno. Però in quel cortile era molto spaventoso perché la ci buttavano almeno 35 cadaveri, era veramente un incubo.

10 agosto 1943

Mancavano 9 giorni, non credevo ancora ai miei occhi che il tempo passasse così in fretta e furia, io non voglio andare in quei campi di concentramento, ho troppa paura, non riesco a dormire ogni notte infatti la mattina seguente mi ritrovavo sempre con le occhiaie. In soffitta la questione del caldo comincia a diminuire perché apriamo sempre la finestra, nella soffitta si era ammalato Konradin, per l'allergia alla polvere. Però mamma piangeva tanto ogni pomeriggio perché pensa ogni giorno il dolore che proveremo nei campi. Papà mentre é disperato per ogni giorno che passa, stessa cosa con il padre di Konradin, la badante mentre non prova emozioni, solo una faccia triste e a volte tira fuori lacrime perché pensava il momento che noi c'è ne andavamo, ricordo che lei non è Ebrea.
Non sapeva cosa fare, infatti mi disse:

-Adrieen, io quando voi ve ne andrete io non so che farò ma almeno mi occuperò del gatto e delle vostre foto ricordo-

Quando disse questo mi brillavano gli occhi, per le lacrime, le trattenevo perché avevo circa 13 anni, non ne avevo di certo 8.

15 agosto 1943

Oggi, non so cosa dire, le uniche cose che posso dire é che papà scoppiò a piangere, e mamma e la badante pulivano e non dicevano niente, magari avevano il broncio.

17 agosto 1943

Ormai il tempo era finito, io in torno alle 13:48 di pomeriggio piansi perché ripensavo alle cose passate, i rifugi per il freddo, i regali e altre cose. Forse dovevamo firmare quella lettera e ed ufficialmente colpa mia...

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