Capitolo Tre

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Trovano l'ikiryō a fissare intensamente qualcuno - o qualcosa - attraverso la finestra di un negozio di fiori. Se potesse ringhiare, probabilmente l'avrebbe già fatto. Si tratta di una ragazza dai lineamenti freschi, e porta i capelli in un caschetto color caramello che cade piano sopra al maglione rosa pastello che indossa. S'intravedono delle bianche calze di cotone avvolgere le sue caviglie, e i pantaloni della tuta celestina che sembra stirata con cura sono in forte contrasto con la sua pelle evanescente. È un'opposizione così violenta a tutti gli altri spiriti che Suguru ha visto finora, ma...

Ikiryō, giusto. Un fantasma vivente. Un spirito che più che morto, si trova semplicemente senza un corpo.

«Hina!» Okaa-san la saluta divertita, «Stalkeri ancora il tuo ex?»

'Hina' si volta verso di loro. La sua espressione muta da velenosa a melanconica in un istante. «Sta flirtando,» mugugna, «sta andando avanti.»

«Sono passati quattro anni,» Okaa-san le si avvicina per abbracciarla. Oton fa una smorfia.

«Sono passati solo quattro anni!» strilla Hina, piagnucolando, «Quattro anni senza di lui! Tornerà da me, ne sono sicura, e capirà presto che non è capace a tenere viva una relazione con una ragazza che non sia io, e-»

«Uh, certamente, cara, certo che sì.» Okaa-san interrompe il suo sproloquio con il tono più dolce che riesca a pronunciare.

Wow. Suguru si avvicina a suo padre nella maniera più discreta possibile; poi, sottovoce: «Siamo sicuri che sia una buona idea?»

«Tua mamma pensa di sì,» risponde Oton, con quella che avrebbe dovuto essere un'espressione incoraggiante ma che finisce solo per apparire ricoperta di una misera apprensione. La porta del negozio di fiori si apre e chiude con un tintinnio di campanelle, ed esce fuori una ragazza timida e minuta con un piccolo sorriso sul volto. Le sue guance sono arrossate.

«È lei!» scoppia Hina, guardandola in cagnesco, «Quella stronza ci sta provando con il mio Haru-kun! Giuro che se la becco...!»

 «Possiedi il suo corpo e la trascini precocemente nella tomba?» Okaa-san tira a indovinare.

«Oh, mi conosci così bene!»

«Possiedi?» interviene impulsivamente Suguru, attirando in fretta l'attenzione dell'ikiryō che lə guarda come se l'avesse notatə solo ora.

«Già, riguardo a quella possessione,» elabora Okaa-san, «avremmo una richiesta da farti.»

Hina inclina il capo in un'angolatura che dovrebbe essere anatomicamente impossibile. «Sarebbe?»

Senza preavviso, Okaa-san afferra il braccio di suə figliə e trascina la sua figura davanti a lei. «Il corpo di Suguru-kun è stato, uh, più o meno posseduto da una tizia cattiva. Ci aiuteresti?»

«Ohhh,» Hina non sembra molto entusiasta, «forse.»

«Per favore?» Okaa-san congiunge le mani, «Per me?»

Un battito.

«D'accordo, ma solo perché sei tu!» acconsente l'ikiryō, al che Suguru rilascia un sospiro di sollievo, ma... «In cambio, dovete ascoltarmi parlare di Haru-kun per tutto il tragitto!»

Oton fa una seconda smorfia, e per quanto Suguru possa capire come si debba sentire alla prospettiva, si sforza di non far trapelare il sentimento all'esterno.

«Ma certo, tesoro,» Okaa-san sorride apertamente e prende la mano di Hina nella sua, «parlacene quanto vuoi!»

Ne consegue così uno dei viaggi più spiacevoli della vita-esistenza-memoria di Suguru. Hina passa tutto il tempo a spettegolare con Okaa-san e a lamentarsi del suo ex ragazzo e... ed è tutto così ridicolmente surreale che Suguru non può che chiedersi per la centesima volta nelle ultime dodici ore se si trovi in una qualche strana variazione dell'inferno. Oton lə guarda con una compassione che formicola fastidiosamente sulla sua pelle.

È ormai tarda sera quando finalmente giungono al tempio, e trovano Kenjaku intenta a scrivere nelle colonne di un quaderno, ogni pennellata precisa, pulita e senza sbavature. Lo scritto è in cinese, e Suguru non è in grado di comprenderne il messaggio, ma decide istintivamente che si debba trattare di Piani Malvagi.

«Mmmmm...» Hina squadra il corpo-burattino da capo a piedi, «Oh no.»

Suguru gioca distrattamente con il lobo di un orecchio. La sensazione è strana: il buco c'è ancora, ma senza piercing. «Che vuol dire?»

«Che sarà difficile,» risponde lei, senza la minima parvenza di preoccupazione.

«Puoi provare?»

«Certo che posso!» sbuffa, «Per chi mi hai preso?»

Per una ragazza gelosa del suo ex oltre ogni limite, vorrebbe risponderle. Se lo amassi davvero lo avresti già lasciato andare.

Senza dire altro, Hina chiude gli occhi e si avvicina alla figura di Kenjaku. I loro corpi si sovrappongono in un modo che fa male agli occhi, e l'espressione della ragazza muta in una più concentrata: Suguru osserva attentamente la scena per notare qualcosa, anche la più piccola delle variazioni nel corpo davanti a sé. Un braccio ha uno spasmo quasi impercettibile. Un istante dopo, Hina torna fuori con un violento sussulto.

«Ritiro quel che ho detto!» mette le mani avanti, scuotendo la testa con forza, «Non posso farci nulla. Nu-uh, mai più. Mi dispiace!»

Freddezza si fa strada nel petto di Suguru. «Ma-»

«Niente ma! Non posso farlo,» lancia un'altra occhiata al cadavere vivente, «però forse tu potresti. Alla fine, è il tuo corpo.»

Suguru si acciglia, continuando a tirarsi il lobo dell'orecchio. «Non so come si faccia.»

 «È facile, non ti preoccupare!» lei sorride di un sorriso che non promette nulla di buono. «Devi solo entrare e poi tipo, wooooo e waaaaa.» La descrizione è accompagnata da dei gesti delle mani sparsi per aria. Oh no. È un'altra Shōko. «Cioè e poi, uaghaaa.» Lo schiocco di un palmo contro il braccio a enfatizzare il tutto. «Capito?»

«...Uh.»

«Oh! Dimenticavo! Alla fine è tutto un po' wuuueeee,» il suo dito disegna un cerchio nell'aria, «come il tiro alla fune- e poi quando salti giù dall'altalena! Hai presente?»

«No, non ho minimamente presente.»

«Uh uh, va bene,» dice Hina distratta, dando un paio di pacche sulla spalla di Suguru, «oddio, è già pomeriggio! Haru-kun va in palestra alle tre e io non devo fare tardi! Ci si vede!»

«Aspetta!» ma Hina non si volta indietro, e corre via dal tempio ad una velocità che nessuno dei tre può raggiungere.

«Oh,» mormora Okaa-san, «mh.»

Oton dà due colpetti sulla schiena di Suguru con fare comprensivo. Ləi scaccia via il suo tocco con un cipiglio.

Kenjaku sceglie quell'esatto momento per stiracchiarsi languidamente, posando il pennello e il quaderno su un tavolo basso di fronte a lei. Suguru la fissa con odio, e desidera molto intensamente di poter risolvere la questione con un omicidio. Esatto, Suguru, pensa a un bell'omicidio invece che a Satoru che viene rinchiuso in uno strumento maledetto e a Nanako e Mimiko che stanno per fare qualcosa di terribilmente stupido e-

«Secondo me dovresti provare,» Okaa-san fa spallucce.

«Provare cosa?»

«Provare a, sai,» gesticola lei, «wooooo e waaaaa e uaghaaa e wuueeee.»

Se gli sguardi potessero uccidere... «Non puoi fare sul serio. Non hai idee migliori?»

«Beh, no. Tu ne hai qualcuna?»

No. Sfortunatamente, non ne ha. Suguru alza lo sguardo verso Oton, in un ultimo e disperato tentativo di conforto, ma lui scuote la testa. Ottimo.

«Bene,» la voce di Suguru è carica di cinismo, ma nonostante questo si avvicina al corpo e... prova a possederlo, o qualcosa del genere. Si concentra intensamente sul suo desiderio di riappropriarsene, e poi wooooo e waaaaa e uaghaaa e wuueeee. Come previsto, fallisce.

TEMPERATURE DROP, satosuguDove le storie prendono vita. Scoprilo ora