CHE LI APPRODA?

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1266 anni e 19 ore dal crollo dei ponti,

V bolgia,

Inferno

Pece, spiriti, e ancora pece. Questa maledetta bolgia non sembra avere altro. Se si escludono i miei sottoposti, ovviamente. E loro, alle volte, sanno essere persino più snervanti del paesaggio sempre identico che mi circonda. Forse è perciò che, appena sento i passi veloci di uno dei miei diavoli, alzo gli occhi al cielo.

«Capo!» ansima lui.

Io gli rivolgo uno sguardo seccato. «Cosa c'è, Draghignazzo? Un barattiere ti ha di nuovo rubato l'uncino?»

«Straniero.»

«Tienine uno... come, prego?»

«Straniero» ripete lui, indicando un punto lontano, sull'argine della bolgia.

Mi alzo in piedi e strizzo le palpebre. "Incredibile, Draghignazzo ha ragione" il cuore inizia a battere più forte. In quell'angolo, vedo uno spirito vestito di bianco e decine di diavoli che si stanno precipitando minacciosi.

«Nessuno di voi osi farmi oltraggio» grida lo straniero in un tono molto famigliare.

Lo riconosco subito e mi avvicino al gruppo in punta di piedi, adagio. "Tenti di apparire sicuro?" non riesco a trattenere un sorriso "Io so che hai paura, mio caro Virgilio. Io ti conosco. E rammento bene il nostro incontro".

«Prima di colpire» prosegue lui «Concedetemi di parlamentare col vostro capo. Lasciate che ascolti ciò che ho da dire, e poi si decida se uncinarmi.»

«Vada Malacoda!» sghignazzano all'unisono i miei sottoposti, già guardando verso di me.

Avanzo in silenzio, come l'ultima volta in cui ho incontrato lo stupido spirito del Limbo e lui, come in passato, mi fissa nervoso. Man mano che la distanza diminuisce, però, noto delle differenze. Virgilio è più freddo, distaccato e triste di quanto non ricordassi. Esteriormente è identico, eppure ha addosso secoli di dannazione. "È un abito che non ti dona affatto".

«Che li approda?» domando in tono sarcastico, fermandomi a un soffio dal suo viso.

Ci osserviamo e, per un istante, troviamo riflessa nei nostri occhi l'avventura vissuta insieme. Scegliamo che rimanga tra noi.

«Tu credi, Malacoda» esordisce senza distogliere lo sguardo «Che mi vedresti qui, sicuro da tutte le vostre minacce, se non avessi dalla mia parte il Fato e...» fa una pausa di cui ci accorgiamo soltanto io e lui.

"Sai perfettamente che Colui che tutto muove non ti è favorevole" essere nel Limbo significa comunque essere dannati "Non pronuncerai il suo nome, Virgilio".

Invece mi sorprende.

«...e il volere divino?»

Non gli credo; lui se ne accorge e diventa più specifico.

«LasciaCI andare, Malacoda. Non riguarda me e non sono qui da solo: nel cielo è voluto che io conduca un altro uomo attraverso questo Regno.»

Esamino i ricordi disegnati nei suoi occhi. Lo faccio con la vista angelica che ancora posseggo e scorgo una donna scendere nel Limbo a dargli il compito di cui mi ha appena parlato.

"Uno spirito beato viene all'Inferno?" sono così sgomento che lascio persino cadere l'uncino. «Non fategli del male» sussurro, mentre mi sforzo di riacquistare un minimo di controllo.

Subito dopo, Virgilio invita l'uomo che sta scortando a uscire allo scoperto. Lui avanza con la schiena ingobbita e la paura di chi ha molto da perdere.

«Un vivente» sibilo tra me «Le Leggi delle Acque di Sopra sono davvero stravolte». Quando Ulisse aveva raggiunto i Regni ultraterreni, si era immediatamente condannato a morte. "Cos'ha di tanto speciale questo individuo spaventato?".

Io ragiono senza parlare; intanto, i miei diavoli punzecchiano il nuovo arrivato.

«Vuoi che gli faccia una carezza col mio uncino proprio lì, sul groppone?»

«Sì, colpiscilo forte!»

Mi metto in mezzo. «Posa, posa, Scarmiglione» dichiaro, imitando i modi dei cortigiani. Voglio che il vivente mi consideri raffinato, simile ai nobili di fronte a cui china la testa. Per questo, chiudo le ali a guisa di mantello, intreccio le dita e assumo un'aria altera e compassata. Ma c'è una seconda cosa che voglio, anzi, esigo: non sprecare questa occasione.

E ho un piano.

«Avanzare sul ponte non è possibile, poiché giace distrutto al fondo della sesta bolgia» inizio, concentrandomi su Virgilio «Tuttavia, per continuare a scendere, vi basterà proseguire lungo l'argine, verso sinistra, e non lontano troverete un cavalcavia che vi permetterà il passaggio».

Ignoro le occhiate confuse dei miei diavoli e mi fermo a fissare i resti del ponte crollato.

«Ieri, cinque ore più tardi dell'ora presente, si compirono 1266 anni da quando si ruppe» arriccio il mento. Ogni istante di quel giorno è marchiato a fuoco nel mio petto. Il giorno in cui l'Inferno ha tremato.

Scuoto la testa, nella speranza di allontanare i ricordi. «Mando questi tra i miei nella medesima direzione, a controllare che i dannati non tentino di uscire dalla pece. Andate con loro, non vi faranno alcun torto» poi chiamo a raccolta una decina di diavoli, nominando Barbariccia il capo del gruppo «Perlustrate la pece e costoro siano salvi fino all'altro cavalcavia, che, intero, sovrasta la bolgia» "o lo farebbe, se esistesse" mi passo la lingua sulle labbra "Non ci sono ponti nella quinta gora e voi ve ne accorgerete troppo tardi, intrusi".

Osservo la ritrosia del vivente e la cieca fiducia di Virgilio.

"Sei proprio ingenuo" sogghigno, tornando a sedermi. Da quest'angolo del fossato, vedo i miei diavoli esibirsi in gesti grotteschi e Barbariccia emettere una sonora flatulenza. "Che razza di idioti!" concludo "Speriamo non mandino a monte il piano" mi stiracchio e comincio a lucidare l'uncino "In fondo, devono semplicemente trattenere i nostri amici pellegrini finché il vivente non accetterà un compromesso. Un cambio di guida, se così si può dire" valuto i miei assi nella manica, a partire dai segreti di Virgilio, e sono fiducioso "Quando il vivente chiederà di avere me per maestro, l'intera corte celeste non potrà impedirglielo".

Se c'è una cosa in cui sono bravo, è giocare coi miei simili rimasti nel firmamento. Lo faccio da millenni e ho imparato molto, sia sugli uomini che sugli angeli. Mi hanno fatto sentire debole, sconfitto e diverso; mi hanno umiliato e inseguito per secoli. La notte della Caduta ero terrorizzato, ma ora no.

"Allora perché, al solo pensiero, il mio cuore rallenta?" mi domando stizzito, mentre le immagini di un tempo lontano riaffiorano vivide e dolorose.


NdA:

Perché nessun protagonista delle mie storie conta gli anni in modo normale? Bella domanda, ma, a quanto pare, né Virgilio né Malacoda calcolavano il tempo come noi. Per la questione Virgilio, rimando all'altro racconto (e mi auto-faccio un po' di pubblicità occulta XD); passando a Malacoda, ci ha dimostrato il suo modo singolare di contare anche nel XXI canto della Divina Commedia, di cui il mio prologo è un mero retelling (sì, è il famigerato canto di "avea del cul fatto trombetta").

Giusto per fugare ogni dubbio: I persona al presente - siamo al tempo di Dante; I persona al passato - siamo nella storia del nostro amico diavolo.

Infine, cos'hanno combinato Virgilio e Malacoda insieme? Ci sarebbe molto da dire, ma non in questa sede...

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