Tu non ricordi
ma in un tempo
così lontano che non sembra stato
ci siamo dondolati
su un'altalena solaLa strada sterrata che portava alla vecchia casa in campagna in cui Manuel avrebbe trascorso quel fine settimana di pasqua era davvero lunga. Interminabile quasi, per un bambino di soli dieci anni, che non vede l'ora di arrivare a destinazione e dondolarsi sull'altalena di legno costruita sul ramo di un ulivo che aveva visto più stagioni dei proprietari di quel terreno. Quando si vuole qualcosa nell'immediato, si fanno le cose di fretta, ed è per questo motivo che Manuel corre.
Corre e non si interessa di come abbia lasciato sua madre indietro, incapace di tenere il suo passo, di come il cappuccio del suo misero piumino stia svolazzando sulla sua testa a causa del vento. Lo stesso vento che sta scompigliando i suoi riccioli, vanificando i tentativi di sua madre nel domare la sua chioma ribelle. La sensazione del vento fresco sulle proprie guance, l'odore dell'erba, il rumore delle sue scarpe sul terreno battuto misto a sassolini a cui non è mai troppo attento. Ha solo dieci anni, Manuel, quando per la prima volta percorre quella strada. Ed è anche la prima volta che inciampa in una delle pietre che non vede, nella foga della corsa. È davanti al viottolo che lo conduce alla casa in cui gli amici di sua madre li stanno aspettando.
Cade e piange. Si sbuccia le ginocchia, entrambe. Si concede di piangere perché sa che sua mamma gli aveva raccomandato di stare attento, e lui non lo è stato abbastanza. Ricorda benissimo quel fine settimana, era aprile. Aprile è sempre stato il mese preferito di Manuel. La primavera, i fiori, il sole, l'aria tiepida che gli permette di fare lunghe passeggiate. È di nuovo aprile quando il giovane Manuel ripercorre quella strada sterrata. È di nuovo pasqua, ma ora chi lo ospita è Simone, lo stesso Simone che ha conosciuto quando aveva dieci anni. Lo stesso Simone che lo aveva soccorso e gli aveva asciugato le lacrime la prima volta che era arrivato lì. A quindici anni di distanza, Manuel ricordava la strada molto più lunga. Ricorda una altalena. Ha un ricordo molto vago, ed è strano. Ricorda perfettamente di aver corso e di esser caduto proprio perché preso dalla voglia di giocare sull'altalena. Ricorda Simone sull'altalena, che si dondola piano. Ha una coroncina di fiori tra i riccioli, meno ribelli dei suoi e forse un po' più corti. Gli chiede come si chiama, se vuole essere il suo nuovo amico, perché lì sono tutti amici di sua madre e ne vuole uno anche lui. È così che nasce l'amicizia tra due bambini, inconsapevoli che il suo nuovo amico lo porterà dentro per sempre. Manuel spinge lentamente l'altalena su cui è Simone, ora è il suo turno di dondolarsi. Ricorda come hanno passato tutto il pomeriggio insieme.
«il mio colore preferito è il giallo»
«davvero? Come le margherite! Il mio colore preferito invece è il rosa»
Chissà se Simone ricordava quelle conversazioni.
«anche io voglio la coroncina che hai tu in testa!»
«me l'ha insegnato mio padre a farla! Ora te la faccio vedere.»
E Manuel quasi piange dalla gioia quando Simone, il suo amico Simone, si preoccupa di raccogliere tutti i fiori gialli attorno a loro per fare una coroncina di fiori per lui.
Guardano il cielo cambiare colore. Prima guardano le tonalità d'azzurro cambiare. Vedono il giallo e il rosa fondersi sullo sfondo delle nuvole in cielo.
«guarda! Giallo Manuel e rosa Simone»
Guardano come il sole pian piano cala, diventando sempre più arancione e poi blu, dando spazio alla luna e alle stelle.
Simone potrebbe non ricordare neanche quella conversazione, ma Manuel lo ricorda sempre.
Lo ricorda perché ogni tramonto, da quel momento, lo ha guardato per vedere come le sfumature del giallo Manuel incontrassero il rosa Simone. Ha sempre ammirato il cielo, Manuel. Per questo ha portato sempre con sé un po' di Simone. Non solo nei colori del tramonto, ma anche nel lavoro che svolge. A Simone piacevano i fiori, e lui aveva aperto un negozio di fiori e piante. Creava le coroncine di fiori e bouquet di ogni tipo. Perché Simone lo porta dentro. Lo ha sempre custodito come un suo segreto, uno dei più profondi. Ma questo non lo si può ricondurre solo ad un pomeriggio trascorso insieme all'età di dieci anni.
Lo riconduce a quando Simone, all'età di quindici anni, gli ha confessato di provare un affetto particolare per una sua amica. Lo riconduce al fastidio provato perché Simone non era più suo, ma era della sua amica. Lo riconduce a quando ha pianto perché la persona più importante per lui, non gli voleva bene come gliene voleva lui.
Ma allora che senso aveva avuto ritornare a quell'altalena?
Ci ritorna perché Simone ora non prova più affetto per la sua amica. Sa che è egoista, però a quindici anni ci si comporta così. È di nuovo felice perché Simone è solo suo. Possono dondolarsi su quell'altalena finchè vogliono. Ed è quello che fanno. Hanno quindici anni, non ne sanno nulla della vita, hanno solo bisogno l'uno dell'altro per stare bene. Manuel nel frattempo ha imparato a creare le coroncine di fiori. Ne stringe una tra le dita quando si reca da Simone, nel loro posto vicino l'altalena. E Simone ne è così felice, che lo bacia. Niente grandi cerimonie, prende il viso di Manuel tra i palmi delle sue mani e lo bacia. Perché si è reso conto di provare un affetto forte per Manuel e vuole dimostrarlo. È persino più forte dell'affetto che credeva di provare per la sua vecchia amica. Manuel sorride, non sa ancora il motivo, ma è felice. Felice perché Simone è suo e gli vuole bene.
Si dondolano per quella che sembra una eternità.
Ogni giorno, alla stessa ora, si vedono lì.
Loro due sono lì, l'altalena pure. Il cielo giallo e rosa. Baci rubati e fiori incastrati tra i riccioli di entrambi.
Sembra quasi un dipinto.
Il tempo passa. I giorni diventano settimane. I baci diventano dieci, cento, mille. Vivono due vite diverse, ma lì, in quel posto, su quell'altalena, sono uno solo. Si dondolano per quelle che sono ore, si parlano, si guardano. Stesi l'uno accanto all'altro guardano il cielo.
Ricordano il giallo Manuel e il rosa Simone.
Si baciano ancora, fino a quel pomeriggio, in cui è Manuel quello a dondolare, solo. A metà. Col cielo nuvoloso, col tramonto senza rosa. Perché Simone non si era presentato, senza dargli spiegazioni. E non c'era tramonto che avrebbe potuto colmare la sua assenza. Non c'era fiore che avrebbe potuto sostituire la sua anima e far si che fosse lì. Sentiva le guance fredde, in mancanza dei suoi baci. Aveva smesso di dondolarsi con Manuel. Da due settimane. Era quello che non si sarebbe mai aspettato. Non si era mai dondolato su quell'altalena da solo. C'è sempre la prima volta. Quella è stata la seconda volta in cui Manuel ha pianto su quel terreno misto a pietre, non perché fosse caduto, ma perché era solo, e di Simone non c'era traccia.
Che non finisse mai quel dondolio
fu l'unica preghiera in senso stretto
che in tutta la mia vita
io abbia levato al cielo.
STAI LEGGENDO
ti sento dentro
Randomsimone e manuel attraverso le mie poesie preferite di michele mari, tratte dalla raccolta cento poesie d'amore a ladyhawke.