Capitolo Tre.

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Appena tornata a casa, mi fiondo in doccia.
L'acqua fredda, mi fa bene in questi momenti, anche se ormai sta arrivando l'inverno.
Decido di rispondere al messaggio di ieri sera.
[Piccolino ti aspetto domani sera.]
Quell'uomo non paga molto, ma in certi casi é meglio approfittare della situazione.
Domani lavoro a casa.
La luce spenta, il mondo del sonno mi prese.
Mi alzo alle 10:20.
Faccio colazione con due biscotti.
Mi vesto con la solita tuta e le scarpe da ginnastica, vado a correre.
Tornata a casa, mi lavo in fretta ed inizio a prepararmi.
Il signore del messaggio sarebbe arrivato a momenti.
Solo mutandine bianche in pizzo, con un reggiseno decisamente più piccolo del mio seno, proprio per mettere il mio grosso seno in risalto.
Tacchi da 15 rossi con un fiocco.
Il campanello suona, più volte. É lui.
Mi metto un asciugamano intorno al corpo e vado ad aprire.
Appena aperta la porta, si fionda sul mio collo, facendo sbattere la porta alle nostre spalle.
Lo fermo.

[Non ho finito di prepararmi, intanto metti i soldi sul tavolo.]

Il mio ordine é legge per lui.
Vado in bagno, lui intanto si accomoda sul divano.
Mi sistemo il trucco ed esco dal bagno.
Torno da lui, controllo i soldi, 250€, ed il mio gioco ha inizio.

[Oggi per te ho uno spettacolo, tesorino.]

Mi guarda in modo malizioso, si alza dal divano per venire da me, ma io lo spingo indietro.

[Cosa hai preparato?]

Tiro da dietro la schiena le manette.
Mi avvicino a lui, lo bacio intensamente, gli alzo le mani e lo lego al divano.
Gli apro la zip dei jeans, facendo uscire il suo grosso, eccitato membro.
Mi metto sopra di lui, spostando da un lato le mie mutandine.
La mia fica tocca il suo membro, lui si dimena, cerca di entrare di me, ma il gioco é appena iniziato.
Inizio a masturbarmi davanti a lui, con le gambe aperte. Continua a dimenarsi.

[Mi piace il gioco che stai facendo, ma voglio sfondarti ora. Liberami.]
[Amore mio, il gioco é appena iniziato.]
Mi alzo, dando prima un piccolo bacino al suo cazzo.
Prendo una banana, la inizio a mangiare in modo sensuale.
Me la passo tra il seno, facendo una spagnola con la mia quarta abbondante.
Me la passo poi tra le gambe. Gemo dal piacere.
Metto due dita dentro la mia fica bagnata, per poi mettere il mio culo davanti la sua faccia, facendo passare quella banana sul mio buchetto del culo.
Il cazzo del mio cliente, ormai arrivato al massimo dell'eccitamento, sta facendo vedere le vene.
Vuole sfondarmi, io non aspetto altro.
Mi rimetto sopra di lui, rifacendo il giochetto di prima.
Prendo il suo cazzo e me lo passo in mezzo alle gambe, più volte.
Vado alla sua bocca, lo bacio con molta foga.
Mi alzo in piedi, e gli metto la mia fica in faccia.
Inizia a leccare, mettendo anche la lingua dentro. Mi morde il clitoride.
Riprendo la banana ed inizio a leccarla, a mozzicarla, a darle piccoli bacini.

[Libera il mio cazzo da questi jeans, almeno.]
Mi supplica più volte, lo libero. Libero la sua bestia ormai rossa per l'eccitamento.
Lascio da parte la banana, ed inizio a leccare un vero cazzo.
Appena sento che sta per venire, lo lascio. Lo torturo.
Lecco, sta per venire, smetto.
Questo procedimento l'ho fatto per più di due ore.
Urliamo dal piacere.
Tocca al vero divertimento.
Non ancora libero, mi siedo sopra il suo cazzo e lo cavalco. Ancora e ancora.
Da dietro e da davanti. Fuori, dentro.
Un orgasmo insieme.
Ancora una volta, da brava zoccoletta, bevo il suo liquido dolce.

Alle 17 se ne va soddisfatto del mio lavoro.
Serata libera, vado al cinema.
Mi lavo ed indosso un vestitino lungo fino al ginocchio marrone, scoperto ai fianchi. Il tutto accompagnato da tacchi neri.
Giacca in pelle.
Prendo la macchina e parto.
Un film horror, quello é il decisivo.
Compro il biglietto, i popcorn e mi dirigo nel cinema.
Film iniziato già da pochi minuti. Mi metto nell'ultima fila.
Intervallo, vado in bagno.
Non é molto affollato, due ragazze e un ragazzo.
Il cinema é molto conosciuto, ma non avendo bagni divisi per sesso, non é il massimo.
Faccio i miei bisogni, esco per lavarmi le mani e vedo lui.
Il ragazzo dell'affare.
Ignorare o parlare? Ignorare.
Mi lavo le mani, faccio per uscire, ma qualcuno poggia la sua mano calda sulla mia spalla. Quel 'qualcuno' é lui.

[Cosa c'é?] Chiedo in modo freddo, non ho tempo da perdere.

[Ci hai pensato?]

[Non ho avuto tempo oggi.]

[Pensaci, ti prego.]

[Cosa vuoi esattamente da me?]
[Devi solo accompagnarmi a New York e far finta di essere la mia ragazza.]
[Perché dire una cazzata del genere? Perché hai scelto una puttana, come me? Anzi, tu hai voluto provarmi a letto, hai qualche piano in mente.]
[Non é affatto vero, desideravo solo il tuo corpo in quel momento, osservo i tuoi comportamenti da molto.]
[Dovrei preoccuparmi del fatto che mi spii?]

Mi sorrise, ricambio.

Il film sta ricominciando, torno nel cinema, senza dire più una parola.
Lui é qualche fila più avanti.

Finito il film, mi dirigo alla mia macchina velocemente, fa tanto freddo.
Metto le chiavi dentro, uno strano rumore. Non parte, riprovo.
Il ragazzo di prima, mi bussa al finestrino. Apro la portiera.

[Tutto okay?] Mi domanda, sembra quasi preoccupato.
[La macchina non mi parte.]
[Fai provare a me.]
Mi prende dalle mani le chiavi.
[Certo, a me non funziona, a te sì.]
[Stai zitta.]

Mette le chiavi in contatto, la macchina sembra funzionare, all'apparenza.

[Grazie, ma non sei nessuno per dirmi di stare zitta.] Dissi io puntandogli il dito contro.

[Non sei capace di fare niente.] Risponde lui, cercando di difendersi.

Il motore si ferma, facendo uscire del fumo.
Mi metto a ridere, subito dopo lui mi segue.

[Chiamo il carroattrezzi.]
Prendo il telefono, chiamo.

Merda, devo aspettare almeno sei ore per avere un soccorso.
Inizio a tremare, il freddo si sta impossessando di me.
Lui fa per togliersi la giacca ma lo fermo.
[É la seconda volta che non accetti la mia giacca, signorina.]
[Non ho bisogno della tua giacca, non ho bisogno del tuo aiuto.]
[Smettila di fare la fredda, tu non sei così.]
[Non mi conosci.]
[Conosco alcune cose su di te, so che tipo di persona sei.]
[Come cazzo fai[...]]

Non mi fa neanche finire la frase, che mi chiede di potermi accompagnare a casa.

[Chiamo un taxi, grazie di tutto, puoi andare.]

[Resto qui con te, resterai, anzi resteremo molto ad aspettare. Ci mettono molto i taxi ad arrivare, minimo un' ora, se siamo fortunati.]

[Se ci penso bene, un passaggio non mi farebbe male.]

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