Il tamburellare della pioggia sul marmo mi riporta sempre a quella sera di Maggio, nel pieno dei miei 17 anni. Iniziai a prepararmi il pomeriggio, pensai al mio look per ore e il makeup non ne voleva proprio sapere di venire perfetto. In casa c'ero solo io, così uscii dalla camera e ballai in corridoio, ero così in visibilio per la serata che mi aspettava! Arrivata sull'uscio della porta l'aria mi sembrava diversa, più limpida e leggera, nonostante i fumi cinerei dell'acciaieria di Middlesbrough che divoravano il cielo. L'estasi di vedere i Lagwagon per la prima volta, l'adrenalina per essere uscita senza dirlo a mia madre, il vedere persone che adesso potevo considerare amiche e Pete (soprattutto lui), stavano riuscendo a liberarmi da tutte le mie paranoie e questo miracolo, volevo godermelo fino in fondo. Pete l'avevo conosciuto 2 settimane prima in un locale a Stainton, mentre suonavo con la mia band. Aveva un'invidiabile modo di fare, così naturalmente leggero e rilassato, un'ironia tagliente, un ipnotico mohawk verde fluo, lo sguardo perso in chissà quale calice di birra e nonostante il chiodo borchiato, era davvero una rosa senza spine. Quella sera passò a prendermi con la sua nuova cabriolet, arrivò sorprendentemente in orario e mi salutò con un fervido sorriso che contrastava brutalmente con le sue occhiaie violacee. Era così imperfettamente bello, che non potei non fermarmi un istante ad osservarlo. Arrivammo per le 21, il fango era ancora umido e tra i lampioni fiochi si intravedeva una distesa di orme frettolose di un centinaio di adolescenti punk che già straripavano dal locale. Tra un saluto, un sorriso e uno spintone entrammo. La stanza era come inghiottita da una fitta nebbia rossa che lasciava intravedere solo delle rapide sagome in un pogo. Mi avvicinai verso il palco: la chitarra mi rimbombava nella cassa toracica, la batteria faceva tremare il pavimento e in quel momento Joey Cape tentò un crowd surfing e riuscii a toccargli la spalla! Cantai con Pete ogni singola lettera di Gun In Your Hand, poi mi avvicinò a sé e con un sorrisetto diabolico mi sussurrò di volermi portare in paradiso.
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Kill the 17
General FictionCassie cerca disperatamente di liberarsi dei suoi mostri, Pete al contrario, sembra tanto libero e leggero, ma è tutta apparenza Playlist Spotify: Kill the 17 - Elisa Franzelli