20: Saint-Adeline-sur-mer, Faiye

8 1 3
                                    

Più tardi, ormai a letto e col soffuso e familiare russare di suo padre dall'altra stanza, decise che era il momento. Si tolse le coperte rivelando felpa, maglietta e pantaloni della tuta. Si rimise a posto i capelli scompigliati. Si infilò le scarpe da ginnastica. Indugiò solamente sul telefono. Era di Marge, non glielo aveva nemmeno chiesto. Deglutì per la millesima volta quella sera.
Siamo ormai in ballo. Balliamo, dunque.
Lo infilò in tasca ed uscì silenziosamente sulla banchina sabbiosa.
Compose nuovamente il nuovo numero di Prat.
<Mi dispiace.> ansimò per la corsa, <Avevo paura di essere ascoltato. Ho fatto tardi.>
<Ci sono ancora io sveglio, Mads.> rispose dolcemente Kou con voce stanca.

Madoka inspirò e ripeté parola per parola ciò che sua madre gli aveva raccontato. E poi chiese a Kou: <Te ne ha mai parlato?>
E dopo un po' Kou sussurrò: <Cristo, no.> Madoka giurò di aver sentito un singhiozzo, <Non ne sapevo niente, a parte il fatto che qualcosa doveva aver innescato quegli incubi. Non...non ne sapevo niente. Niente.>
Madoka sospirò sedendosi su un masso che affiorava dalla sabbia dorata, che alla luna sembrava semplicemente grigia. <È molto riservato.>
<Ci ha mandati via.> sussurrò Kou, <Ci ha mandati via. Dio solo sa quanto può essere terrorizzato di rimanere da solo, e ci ha mandati via.>
Madoka si prese la radice del naso senza rispondere.
<È fottutamente da solo,> si permise di aggiungere Kou con voce tremante, tirando su col naso, <In mezzo a uomini che lo farebbero felicemente a pezzi e con quelli si divertirebbero. È da solo. Di nuovo.>
Tirò un sospirò tremante. <Sono sicuro che lo sapeva.>
<Certo che lo sapeva!> rispose rabbiosamente Kou, quasi sicuramente in lacrime, <Lo sapeva. E lo ha fatto lo stesso. Dio, mi sono innamorato di un coglione.>
Madoka guardò la sabbia. Non era sorpreso di quella confessione, era stato abbastanza palese durante tutto il tempo in cui erano stati insieme.
Così prese un respiro. <Tornerete insieme. Tornerete insieme. Te lo prometto.>
<Ragazzino,> replicò Kou, <Non fare mai più promesse del genere.> e riattaccò.

Madoka alzò lo sguardo, e sgranò gli occhi quando notò una figura scendere le scale per arrivare in spiaggia. Verso di lui.
Deglutì e cercò di sorridere. <Ciao pa'. Bella nottata per farsi una passeggiata in spiaggia, vero?>
Il genitore lo raggiunse e lo strinse forte tra le braccia. <Non uscire più così, per favore. Mi hai fatto morire di paura. Pensavo...>
Che fossi scomparso anche io.
Tante cose acquistavano senso. Madoka sorrise. <Sì papà. Torniamo a casa.>

Faiye era una cittadina di medie dimensioni. Sembrava un misto tra un'austera città dai palazzi gotici ad un borgo incantato, con lo Zaye che s'incanalava nei tanti canali. I bambini correvano in giro vestiti con la divisa scolastica e Kou cercò inutilmente di immaginarsi Joyce in quelle vesti. Da quanto aveva capito, non era mai andato alle elementari. Quei bambini improvvisamente gli sembrarono così fuori luogo.
<Dove abitano?> Mavi si sporse dalla sua spalla. <Da quel che ho capito in periferia.>
Afra annuì fissando la cartina e parlottando con Prat. <Tra i campi. Però Hannes è ancora a Natiell, quindi qui c'è solo...>
<Sua moglie Monika.> mormorò Kou, che ormai lo sapeva a memoria.

La casa era azzurro cielo, con il tetto nero. Un pastore tedesco trotterellava tranquillo nel prato vicino.
<Mi fa paura.> borbottò Mavi stringendosi ad Afra, che gli passò un braccio attorno al busto con fare protettivo. Pratyush alzò gli occhi al cielo. <Io suggerisco di bussare.>
Mavi sgranò gli occhi. <Ma sei fuori? E se...>
<State zitti, per una buona volta.> sbottò Kou incamminandosi verso la porta di legno.

Ad aprire fu una donna mora con il viso segnato da profonde occhiaie, gli occhi lucidi e rossi. Kou si immobilizzò per un momento.
<Monika Maeland?>
Quella annuì confusa.
<Che succede?> chiese invece Afra.
<C'è Arkar?> chiese invece Prat.
La donna annuì di nuovo mescolando il caffè con un cucchiaino piuttosto piccolo. <Stiamo solo seguendo gli ordini.> mormorò con la voce tremante. Poi guardò Prat. <Sta guardando un documentario sui dugonghi sul divano.> si fece da parte lasciandolo passare. <Seconda stanza a sinistra.>
Afra le si affiancò. <Conosce Joyce Lindgren?>
La donna annuì esausta. <Sono suoi gli ordini.>

MamihlapinatapaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora