Parte seconda

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Faceva freddo. Passammo almeno due ore, se i miei calcoli non erano errati, a gironzolare per le rovine della sua tana. Trovammo fenomeni simili a quelli della stanza sottosopra: una delle camere delle guardie del castello aveva le pareti invertite, nelle antiche cucine trovammo un forno incassato sottoterra, le latrine erano piene zeppe di martelli da fabbro e passammo per corridoi interamente cosparsi di vestiti di ogni genere. Avevamo raggiunto da poco le antiche stanze di Morthus, quando era Signore della Luce. Il letto era stato diviso in due, e le parti allontanate. Si diceva che quando tradì gli dei, poiché ormai assuefatto dal potere dei Diavoli, sua moglie scappò dall'antico castello, e fu quel giorno che, per l'ira e la profonda delusione scaturita dal tradimento di lei, l'antica dimora del figlio di Alyana venne rasa al suolo dalla sua stessa furia, per poi essere risucchiata dalle viscere della terra.

Verya poggiò la mano su una scrivania rimasta intatta. Doveva essere quella dove il semidio scriveva i suoi sermoni. Ella parve sussurrare qualcosa ma non sentii cosa. La raggiunsi e le misi una mano sulla spalla. La sua pelle era gelida, il che era plausibile perché quella stanza era avvolta dal ghiaccio. Era venuto il suo momento? Non seppi rispondere a questa domanda, quindi mi rivolsi all'elfo Feriandel. Mostrava segni di sconforto sin da quando lasciammo la sala del banchetto. «Come ti senti?» gli chiesi io.

«Bene, credo.» Stava rovistando dentro dei cassetti per trovare qualsiasi indizio su dove possa essere andato il nostro obiettivo. Jericho e Klarissa invece erano andati a dare un'occhiata nelle due camere antistanti. «Tu hai trovato qualcosa?»

Mi avvicinai a lui. «Sotto il letto nulla, nella scrivania Verya ha trovato solo delle vecchie cartacce illeggibili. Credo sia il momento di andare.»

«Concordo, quindi...» Feriandel si ammutolì.

«Non stai bene. Cosa ti turba?» Potei intuire cosa lo angustiava ma non lo diedi a vedere. Non potevo.

«Askiel io... cosa sono per voi?»

Alzai il sopracciglio. «In che senso?» Verya ci raggiunse e cercò di consolarlo. L'elfo la allontanò.

«Dico, io sono un vostro amico no? E vorrei sapere se... mi ricorderete un giorno.»

«Certo che lo faremo», risposi io. «Perché questi pensieri così ambigui? Non fanno bene vista la nostra missione.»

«Ambigui? Askiel, stiamo andando verso la morte. È normale che io pensa questo, lo facciamo sempre noi elfi. Te lo domando più chiaramente: se oggi morirò mi ricorderete? Tramanderete il mio nome affinché non sprofondi nell'oblio?»

«Noi? Certo... lo faremo. Non preoccuparti.»

Jericho e Klarissa entrarono nella stanza. «Ragazzi, il nostro giretto l'abbiamo fatto», disse il cacciatore di taglie. «Avete trovato qualcosa? Tipo da bere, da mangiare, ma soprattutto da bere, si. No dai, sto scherzando.»

«Indovina», fece Feriandel.

«Ho capito, allora esploriamo la grotta oltre», propose Klarissa, «o avete altro da rovistare?»

«Abbiamo controllato ogni angolo, ogni fessura, ogni mobile», dissi io. «Non aspettiamo.»

Uscimmo dalla camera e ci dirigemmo verso la grotta. Il fatto che l'intero castello fosse stato risucchiato dal sottosuolo mi affascinava: come poteva un complesso così enorme diventare un amalgama con le profondità della nostra terra? Morthus era veramente un essere potente e tenace, e il suo scatto d'ira lo dimostrava. All'improvviso, il terreno franò sotto i nostri piedi. Mi aggrappai alla tunica di Feriandel mentre cadevamo bruscamente. Gridammo come dei forsennati. Sussultai quando finii con la schiena per terra.

Nella tana di Morthus il TraditoreWhere stories live. Discover now