Vivo (Con il nastro rosa)

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EPILOGO

EPILOGO

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S.A.: Questo spazio sarà immenso e chiedo già scusa.
Voglio ringraziare chiunque abbia capito questa cosa qua, un piccolo viaggio iniziato grazie al supporto di nadynana quindi in primis ringrazio lei perchè era una così delicata e fragile da gestire, nata da un momento totalmente nero. 
Voglio ringraziare me stessa, perchè mi sono messa a nudo, voglio ringraziare la musica voglio ringraziare un personaggio fittizio messo in scena da un talento così giovane, voglio ringraziare la scrittura.

E poi grazie a voi.

Alert: c'è tanto di quel clichè in questo epilogo, che veramente non basterebbe un equipe di dentisti intera. Mi è stato detto che va bene anche questo, a me risulta un po' troppo però ormai balliamo.

Buona lettura,

Clò.












Un giorno qualunque uggioso, di un Novembre 2020

Sono avvolto in una coperta invisibile e nel pensiero assurdo e infinito di non farcela.

Se credi di stare bene, poi finisce che qualcosa va storto e devi ricominciare daccapo.

Se mi sveglio e metto un piede fuori di casa, ripiombo nell'abisso dei miei che non notano cosa non vada, in mio fratello, nel mio ragazzo che mi trascura sempre di più e non capisco perché.
Forse sono io.

Simone non sei tu. È il mondo.

Quando ti prende la tristezza non sai bene come controllarla. Ma non puoi sempre incolpare il globo, perché tu ci vivi dentro, quindi qualcosa devi avere pur fatto perché girasse storto.
E in parte perché pensi di averne minima importanza per avergli fatto cambiare rotta.
Si chiede se la tristezza sia un buon motivo, è davvero così efficace.
Se una singola goccia di buio minuscola possa davvero avvelenare o cambiare così tanto le sorti come uno stregone cambiare la fine di una qualsiasi favola.

Ma questa non è solo tristezza, c'è di più.

Non vorrei, ma succede. Succede ogni volta che credo di potermi rialzare ed arrivano: i commenti dei miei compagni, i litigi dei miei, mia nonna che cerca di distrarmi. Mi domando ancora, quanto resterà con me per farmi forza. Mi domando quanto mi potrà vedere sorridere anche quando non ho voglia di sorridere.
Ed è strano, a sedici anni, è dimostrato che il sorriso è qualcosa che non deve andare via, che non va perso. Non è la carta di una cicca o la cicca stessa che viene sputata e abbandonata per strada, calpestata poi da qualcuno di distratto.

Il sorriso è qualcosa a cui non so più dare un significato preciso.

Per cosa si sorride?

Un bambino per strada che si sporca il naso del suo gelato preferito, un cane che fa le feste al padrone, qualcuno che balla per strada, due persone che si incontrano dopo tanto tempo, una semplice serata in famiglia, attorno a un tavolo.
Simone però sta trovando solo risposte per il pianto.

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