E lei che quando gioca non conta le carte, non fa attenzione ai punteggi - che a volte puoi essere astuta quanto vuoi, piccola Tyrell, ma niente conta più della forza: Margaery l'ha sperimentato sulla propria pelle il giorno in cui il mantello dei Baratheon l'è piombato sulle spalle, sfiorandole il collo come spada affilatissima.
Nonostante tutto, la testa è ancora lì, i pensieri anche. Lei ha imparato a girare con una regina di spine nascosta nella manica del vestito così che, anche quando la carta più inutile del mazzo, vince comunque: il re è finito tra le braci, quando Margaery cala sul tavolo la regina di spine.
Nascosto nella manica, su quei polsi gelidi e segnati dal gancio di un braccialetto mezzo rotto, il sei di narcisi.
Parte terza: Sei di narcisi
[Daffodils]
Sei orgogliosa, maestà, anche quando di orgoglio non dovresti averne - non che tu possa possedere niente, mia regina: Sandor Clegane non mente mai. Dice che la verità fa schifo quanto una prostituta anziana o del vino scadente ma, il giorno in cui sua maestà la regina lo convoca al proprio cospetto e a quello della propria corte, il Mastino non si tira indietro.
Le dice che non si opporrà alla volontà del re, che sarebbe sciocco o folle e lui non è niente di tutto ciò, magari qualcosa di meno che i cani volontà non ne hanno nemmeno un surrogato e nemmeno la presunzione di crearsela dalla polvere, ma quando Margaery Tyrell spalanca gli occhi slavati, angosciata, lui non ride. Non digrigna i denti, non ringhia, ma semplicemente mormora.
Pensi di essere l'unica a conoscere le regole di questo gioco, maestà?
La regina sospira, non ribatte: ha un abito così chiaro che lei stessa, seduta vicino a una finestra sottile come seta, sembra un sottile fascio di luce. L'ha fissata per così tanto tempo, la prima luce del mattino che si riverberava nelle stanze, negli angoli bui, che scandiva il momento in cui avrebbe potuto distaccarsi dal dolore sordo e pulsante della notte precedente che, alla fine, lei stessa ha abbandonato le spine per farsi fascio di luce.
«Andatevene» sibila la regina, senza guardarlo. «Così sia, se avete intenzione di obbedire come un cane: avevate l'occasione di tirarvi indietro».
«E lasciare la vostra dama alle guardie reali?» Sandor Clegane latra quelle parole, le tossisce ai piedi della regina. «Siete una stratega meno abile di come vi dipingono».
Margaery non lo dice - che pianificare, calcolare, tramare non serve a niente: ha provato ad averla vinta, ma Joffrey Baratheon le respira su quel suo cuore scoperchiato di graffi ogni notte quindi, alla fine, qualcuno che faccia sterpaglia della regina di spine esiste. Non ha chiesto d'esser salvata, di essere portata via, nascosta - perduta.
Passa le mattinate a intrecciare corone di rose smussate, papaveri, passiflore e narcisi. Il pomeriggio legge, gioca a carte, conta il tempo che passa e si scioglie in ombra tra le nuvole.
Poi, quando si fa sera, quando il vino non basta ad anestetizzarle i pensieri (non più del solito), si alza in piedi, nelle proprie stanze, e chiede d'essere aiutata a svestirsi. Qualche volta, insieme alla camicia da notte candida le cade sui capelli un petalo vecchio di ore e il pensiero, inesatto ma persistente, che forse stasera dormirà sogni meno opachi e martellanti del solito. Meno reali, quindi.
Non funziona mai e lo sa lei, lo sa l'ancella che le scioglie i capelli sulle spalle, lo sa Sansa Stark mentre mette a posto il mazzo con le carte di Altogiardino: non ha la forza di dirglielo, che hanno giocato e ormai tutto è perduto, ma si sforza di sorriderle anche quando Margaery non lo fa mai.
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Regina di rose e di spine || Sansa Stark, Margaery Tyrell
FanfictionLe domanda: ma non lo volevi anche tu, amare per essere amata, una ballata senza stonature, un cavaliere in armatura e tutte quelle cose lì? Margaery sorride, ha una cicatrice frastagliata sul petto, lì dove dovrebbe trovarsi il cuore: certo che no...