Prego

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«Ciao Bakubro.» sento la voce di Kirishima che mi chiama da lontano, «È da tanto che non ci vediamo, come stai?» mi domanda con un sorriso tirato in volto.

Con uno sbuffo lo saluto e gli volto le spalle per continuare con il mio giro di ronda.

«Che cazzo vuoi capelli di merda? Non hai il tuo giro da fare?» chiesi velocizzando il passo in modo che capisca che non ho voglia di perdermi in chiacchiere con lui.

«Dai amico è da mesi che non ci vediamo. Non hai voglia di parlare con il tuo migliore amico?» continua lui affiancandomi e facendo scorrere il suo braccio intorno alle mie spalle.

Questa situazione mi ricorda fin troppo il periodo della scuola, in cui lui mi seguiva da tutte le parti, nonostante il mio pessimo carattere e le urla incessanti mischiate alle imprecazioni che uscivano dalla mia bocca.

Se devo essere sincero alle volte non capisco il motivo del mio comportamento di quel periodo, ero sempre arrabbiato e avevo una smania di primeggiare che rendeva complicati i miei rapporti con gli altri componenti della classe.

«E sai che liberazione non averti intorno tutti i cazzo di giorni.» risposi ma non facendo alcun gesto per togliere il braccio dalla mia spalla.

Era duro ammetterlo, ma quel ragazzo sempre solare mi faceva stare bene e la sua compagnia non mi dispiaceva, anche se il mio orgoglio mi avrebbe sempre impedito di ammetterlo, soprattutto davanti a lui.

«Mi spezzi il cuore così.» disse in tono fintamente drammatico portandosi una mano al petto e facendo finta di crollare per il dolore.

Trattenni le risate mascherandole con uno sbuffo, ma vidi subito nel suo sguardo che lo aveva notato.

«Allora che mi dici Bakubro, ho sentito che una delle tue ultime missioni non è andata bene.» continuò tornando ad affiancarmi e seguendomi nel mio giro di ronda.

«Non ne parliamo.» dissi abbassando il capo sconfitto al solo pensiero di quella giornata, ma ricordandomi subito che quella stessa sera avevo incontrato per la prima volta Izuku e il mio volto si distese pensando a lui.

Il suo volto tornò a invadermi la mente e mi chiesi quante lentiggini avesse sul suo viso.

Forse quella sera potevo cercare di trattenere il sonno un po' di più, magari così avrei potuto contargliele tutte e perché no, magari sfiorare quelle guance che sembravano così morbide.

«Ehi, amico a cosa stai pensando?» chiese Eijiro passandogli una mano davanti al volto imbambolato, «Ti sei perso nei tuoi pensieri?»

«A nulla.» risposi velocizzando di nuovo il passo e lasciandolo indietro di nuovo, ma venni comunque raggiunto di nuovo.

Non so perché non gli ho detto di Izuku, ma mi sembrava che se gliene avessi parlato, il bel sogno che stavo vivendo con il ragazzo dai capelli verdi si potesse interrompere, scoppiare come una bolla di sapone.

Le nove arrivarono presto quel giorno, anche grazie alla compagnia del mio vecchio amico che non mi aveva lasciato alla fine fino alla fine del turno.

Per fortuna non vi erano stati eventi di alcun genere e i criminali per una volta se ne erano stati per i fatti loro senza costringermi a catturarli.

Arrivai a casa con calma e mi misi ai fornelli dopo giorni in cui a stento riuscivo a mangiare per la smania di vedere Izuku.

Mangiai in fretta e come tutte le sere misi su il bollitore.

Dopo il freddo quasi invernale dei giorni precedenti, il cielo si era schiarito e la luna era ricomparsa illuminando il vialetto d'accesso alla mia casa.

Per una volta avrei aspettato il ragazzo appostato alla finestra, in modo da vedere da dove venisse, ma il tempo passava e di lui nessuna traccia.

Le undici passarono e il tè nelle tazze che avevo posto sul tavolino poco prima dell'orario solito in cui di solito bussava alla porta, ormai era diventato freddo.

Un dubbio mi sorse spontaneo: non è che oggi non viene perché non fa freddo come gli altri giorni?

Uno sconosciuto alla portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora