Prologo

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TRE MESI PRIMA

Egregio sig. Styles voglio informarla che la sua richiesta di unione con la casa di moda Holden&Co è stata rifiutata.

Non c'è alcun motivo per il quale vorrei entrare in società d'affari con lei, né necessito di un'unione vantaggiosa.

Personalmente trovo che il suo lavoro in questi pochi anni sia stato davvero meraviglioso, qualcosa di inaspettato da un giovane ragazzo come lei.

Sicuramente sarebbe un grande onore entrare nelle sue tante conquiste, ma voglio continuare il mio lavoro da sola.

La ringrazio per il tempo che sprecherà a leggere queste poche righe.

A mai più rivederla

Kate Holden de la Holden&Co

Rilessi la mail una, due poi tre volte.

Infine mollai un pugno sulla scrivania moderna dell'ufficio, sbucciandomi le nocche, ma non mi interessava affatto.

Osservai nuovamente lo scherzo del computer, fissando in cagnesco quel fottuto rifiuto.

Erano settimane che pianificavo questa unione.

Non sarebbe stata la prima casa di moda con la quale collaboravo, come Vogue.

Bastava offrire loro un servizio fotografico per le loro riviste del cazzo ed era fatta.

Ma Kate Holden aveva rifiutato, quella stronza.

Sbattei la fronte frustato contro la tastiera e spensi il computer.

Iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza.

Magari non aveva gradito l'offerta via mail, doveva essere una di quelle vecchie bacucche che odiavano la tecnologia.

Afferrai il mio cappotto rigorosamente nero, sistemai con cura la cravatta e abbandonai la stanza.

La segretaria mi salutò con un sorrisetto malizioso che ricambiai, cercando di ricordare il suo nome.

Niente, vuoto di memoria.

Infilai l'ascensore e mi appoggiai contro il gelido metallo, sotto lo sguardo affascinato di una giovane donna, probabilmente una stagista.

Tre, due, uno...

La vidi arrossire e voltarsi verso il cellulare che teneva in mano.

L'effetto Harry Styles non falliva mai.

Le lanciai un'occhiata più approfondita: magra, bassa, con un caschetto biondo ben curato e occhi color nocciola.

Indossava la divisa per le nuove arrivate, camicia bianca e gonna azzurro pastello.

Non sembrava male, al mio ritorno avremmo fatto un discorso ravvicinato.

La salutai con un cenno appena uscii dall'ascensore e raggiunsi la mia adorata Range Rover dove Hans, il mio fidato autista, stava leggendo il giornale.

"Buongiorno signore, cosa posso fare per lei oggi?" esclamò gioviale.

Era il tipico uomo sulla trentina tedesco, biondo con occhi azzurri, molto alto e muscoloso, tanto che il suo smoking pareva veramente stretto sulle spalle.

"Portami in via Green numero 16".

"Alla casa di moda Holden?".

"Esatto".

Spalancai la portiera e mi lasciai cadere irritato sul sedile.

"Se posso chiederle signore, come mai quel cipiglio?" domandò imboccando una delle grandi vie trafficate di Londra.

"Nulla di che. Solo un appuntamento improvvisato".

Hans annuì e proseguimmo il viaggio in silenzio.

Si faceva per dire, visto che il traffico a quell'orario era incredibile.

"Signore, credo sia questa!" indicò stupito Hans.

Cazzo!

L'edificio era un grattacielo alto e ben strutturato, forse anche meglio del mio, con grandi vetri attraverso i quali si vedevano i flash delle macchine fotografiche e da alcune fuoriuscivano le musiche per le sfilate e per le prove.

Attraversai di corsa i pochi metri del parcheggio che mi separavano dalla grande porta girevole e entrai come una furia nell'atrio, sbattendo contro una persona.

"Faccia attenzione a dove va!" esclamò una voce sconosciuta.

Mi trattenni dall'urlare frustato quando mi accorsi della modella spalmata sotto di me.

"Scusi, cercavo Kate Holden. Sono Harry Styles" mi presentai sollevandomi e allungando una mano verso di lei.

"Oh, l'ha appena trovata! Che ne dice di una tazza di caffè, così potremmo discutere della sua mail di qualche giorno fa" mi suggerì gentilmente, arricciando le labbra in un sorriso seducente.
Effetto Harry Styles, cosa vi avevo detto.

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