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il suo respiro sapeva del mentolo del dentifricio e delle sigarette che fumava.
rothmans argento, col filtro bucato.

la descrivevano come manicale, teatrale, materna, affabile.

le piacevano la neve, la musica classica, le sculture di marmo, i dipinti di quei famosi pittori tristi e soli, i libri di quelli che si facevano tante domande, i film e le serie di cui si parlava di draghi e di magia, cucinare secondo i suoi tempi e fare lunghe passeggiate da sola.

amava la sua famiglia, ma amava ancora di più come il loro rapporto era migliorato nonostante degli alti e bassi. amava gli animali, soprattutto le giraffe, le mucche, le iene e i cavalli; e guardare i documentari che li raccontavano.

aveva sempre odiato avere i capelli lunghi e del suo noioso colore naturale, i suoi occhi che erano belli solamente quando avevano una luce puntata addosso, il suo corpo che le piaceva solamente quando era distesa, quando le persone le toccavano il viso.

aveva paura dei tuoni e dei petardi, delle persone con la bocca troppo grande, dei pagliacci realistici, dei fenicotteri, degli spazi chiusi, vedere e sentire persone masticare con la bocca aperta o mangiare male.

da piccola pensava di poter controllare il mare e si arrabbiava quando le onde non la ascoltavano, pensava di poter parlare con gli animali e con le piante, pensava di essere la guardia del corpo del cugino che considerava come fratello.

prima voleva essere una veterinaria da grande, poi una poliziotta, anche se era solo per poter lavorare con l'unità cinofila, adesso non lo sapeva più.

con le persone era... complicato.

non pensava di dare del suo meglio, e continuava a provare, nonostante quanto si sentisse prosciugata a fine giornata.

a seconda della persona faceva del suo meglio, per capirla, per farla sentire a suo agio, per consolarla, per darle dei consigli; anche se questo non le sembrava mai abbastanza.

ora la maggior parte della sua settimana la passava in una scuola lontana da casa, ormai vivendo con la sua compagna di stanza, una bellissima e loquace ragazza tre anni più piccola di lei.

quando stava male lei le parlava e questo la faceva sentire ancora più inclusa in quell'amicizia che stava diventando così importante per lei.
non riusciva sempre a seguire il filo del discorso che faceva, ma nonostante ciò rimaneva lì, ad accarezzarle delicatamente il viso, incerta se alla compagna desse fastidio o meno.

la ascoltava parlare della sua famiglia, delle sue amiche, di colui che non c'era più e che le mancava infinitamente.

non poteva capire, ma ci provava sempre, cercando di aiutarla come poteva.
la abbracciava, le teneva la mano, le baciava la fronte. era questo il modo in cui dimostrava affetto alle persone a cui teneva.

una volta le avevano detto che faceva sentire al sicuro le persone con cui stava, ed era una cosa un cui sperava fermamente.
nelle amicizie o qualsiasi tipo di relazione fosse voleva dare quel senso a tutti.

la vergine di settembre stava crescendo, ma le faceva maledettamente paura; stava imparato ad amare, e non solo la vita; nonostante il suo sarcasmo dicesse il contrario.

a diciotto anni stava ancora imparando ad apprezzare quello che veniva dato, che fosse una lezione da chissà quale entità o altro.

la vergine di settembre sapeva che la strada era in salita, ma era pronta per la scalata.

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𝗟𝗔 𝗩𝗘𝗥𝗚𝗜𝗡𝗘 𝗗𝗜 𝗦𝗘𝗧𝗧𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora