Capitolo 6

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Eros

Alcune macchine ci passano davanti, le seguo con lo sguardo finché non scompaiono dalla mia vista. Perché mi sembra che l'atmosfera di prima sia evaporata?

Dalla curva in fondo alla strada appare una Limousine bianca lucente, i ricconi vanno ancora in giro a quest'ora? Clio balza giù dal muretto e si avvicina al ciglio della strada. «È arrivato, vieni.»

Cosa?

La Limousine percorre la strada e si ferma davanti a noi. L'autista, vestito in modo casual ma elegante, scende di corsa, fa il giro e apre lo sportello di fronte a Clio.

Lei si volta verso di me. «Allora, non vieni?»

Sono confuso, scendo dal muretto e mi avvicino. «Questa è la macchina della tua tutrice?»

«Sì... perché?»

Sembra genuinamente confusa dalla mia domanda.

Scuoto la testa e monto in macchina. Le suole delle mie scarpe fanno uno strano rumore di bagnato nel pavimento, lascio strane tracce umide. Mi siedo subito sul divanetto che mi appare di lato e alzo lo sguardo al resto dell'abitacolo. Un altro divanetto uguale è posto proprio di fronte, in modo da guardarsi faccia a faccia, e un tavolino pieghevole è al centro tra i due, come se qui si potesse organizzare una partita a carte. I divanetti sono in similpelle bianche, il pavimento è grigio chiaro e il tettuccio grigio. Sembra una camera sterile. Un separè di vetro divide l'abitacolo dalla guida.

Clio si siede accanto a me e sistema le scarpe per terra, in un angolo. Pierfrancesco chiude lo sportello, fa il giro, rimonta al posto di guida e la limo riparte.

Clio si aggiusta il vestito con gesti lenti, sembra che voglia evitare a tutti i costi di guardarmi in faccia.

«Ho detto qualcosa di sbagliato?»

Quei due chicchi di caffè si posano su di me e rimango per un attimo folgorato dalla loro bellezza, alla luce dell'abitacolo sono di nuovo di quel colore castano del caffè cremoso e intenso. «Perché?»

«Non lo so... sembra che tu non voglia più nemmeno guardarmi.»

«Casomai è perché ho avvertito in te qualcosa di diverso dal momento che hai visto la Limousine. C'è qualcosa che non va con questa macchina?»

Deglutisco. «No... ma la tua tutrice si fa sempre portare in giro in Limousine da un autista?» Sussurro.

A lei cade la mascella e sorride. «No!» Ridacchia. «Questa l'ha presa solo per stasera, per andare alla festa all'ambasciata.»

«Ah...» Accidenti, non so perché mi sento meglio. «E quanto le costa noleggiare una Limo per una sera?»

Si stringe nelle spalle. «Normalmente va in giro con una Porche cabrio.»

Come non detto. «Ma che lavoro fa la tua tutrice?»

«Ha una cattedra di diritto all'università e collabora con dei magistrati.»

«Ah, ecco, ora si spiega tutto.»

«Ma è anche ricca di famiglia.»

Gonfio le guance. «Questo spiega ancora meglio.»

Lei scoppia a ridere. Non posso fare a meno di imitarla.

«Sei davvero bellissima quando ridi.» Bofonchio.

Lei smette di ridere e mi fissa, assorta in chissà quali pensieri. Ho forse sbagliato a dirlo?

All'improvviso il divisorio con la postazione di guida si abbassa e Pierfrancesco si volta appena verso di noi. «Signorina Clio, vuole andare direttamente a casa o accompagniamo prima il suo ospite?»

Per quei due chicchi di caffèDove le storie prendono vita. Scoprilo ora