<<Mamma?!>>
Mi svegliai di soprassalto dopo aver fatto un brutto sogno e, come ogni bambino della mia età, andai nella camera dei miei genitori per farmi coccolare dalle dolci parole di mia madre e sentirmi protetta.
Attraversai il lungo corridoio buio che collegava le due stanze e appena arrivata dinnanzi ad essa la spalancai, non trovandoci però nessuno all'interno. Decisi così di scendere al piano di sotto per controllare se si trovassero là, e appena sceso l'ultimo gradino, sentì delle voci provenire dalla cucina e dei rumori forti che echeggiavano per tutto il piano. Iniziai ad avvicinarmi con timore fin quando non intravidi due figure litigare, erano i miei genitori ed ero troppo piccola per capire il motivo del litigio ma capivo quello che stava succedendo. Mia madre si faceva sottomettere da lui, come se fosse una persona superiore, una figura da rispettare e stare sempre ai suoi ordini. Aveva più paura del solito, lo vedevo, lo vedevo dai suoi occhi e capivo che aveva sofferto fin troppo. Accadde tutto troppo velocemente, mia madre afferrò il coltello più vicino scagliandolo con violenza contro quell'essere che ero obbligata a chiamare padre come se facesse parte della nostra famiglia dopo tutto quello che faceva. La mia "famiglia" (se proprio vogliamo chiamarla così) era vista di buon occhio da tutto il quartiere. Non vivevamo in povertà, ma non eravamo nemmeno una di quelle famiglie di alto ceto. Mia madre non lavorava, era una disoccupata, lui diceva che così non avrebbe rovinato l'immagine che lui aveva creato. Era tutto un teatrino, i miei genitori non si amavano e mai si sono amati. Si erano sposati obbligati dai loro genitori, per soldi e perché all'epoca la famiglia di mia madre stava per cadere in povertà. Mia madre però era giovane e bella e secondo i suoi genitori, se avrebbero trovato un bel marito che avrebbe mantenuto lei, i suoi genitori e un'eventuale bambino/a, avrebbero evitato lo scandalo e non avrebbero dovuto vendere la propria casa. Non si erano sposati per amore come tutti gli altri genitori dei miei amici , solo per soldi,soldi e soldi, era questo quello che importava in fondo no?
Vidi la figura di mio padre toccare il punto colpito dal coltello che gli aveva lanciato precedentemente mia madre. Si accorsero solo dopo della mia presenza e mia madre così preoccupata afferrò una candela accesa cercando di mantenere lontana la figura di mio padre, ma proprio mentre cercò di corrermi incontro, venne ostacolata da mio padre, che steso a terra, tirò la sua gamba facendola cadere per terra trascinando con sé la candela che prima teneva in mano. La candela iniziò a dare fuoco al tappeto che si trovava in cucina, costringendomi così ad allontanarmi dalla figura di mi madre. Stava cercando di dirmi qualcosa ma io non riuscivo a capire, il rumore in sottofondo del resto della casa che incominciava a bruciare iniziò a produrre una forte puzza di bruciato che mi obbligò a portare la mano davanti alla bocca per la troppa tosse. Dovevo cercare aiuto, ma ero troppo piccola e non sapevo dove andare, così uscì di casa e iniziai a correre. Era notte fonda ed ero piccola e l'unico posto che mi veniva in mente era il negozio di moto dove passava sempre papà. Di solito ci passavamo anche la sera tardi dopo aver passato il pomeriggio fuori, per porgere i saluti al ragazzo che gestiva il negozio. Arrivai a destinazione e appena arrivata davanti alla porta cercai di arrivare alla maniglia, ma ero troppo bassa e non ci arrivavo. Iniziai a bussare ininterrottamente finché non vidi la figura del ragazzo avvicinarsi a me<<Eii Anzu che ci fai qui a quest'ora è molto tardi lo sai? Dove sono finiti i tuoi genitori? Non li trovi più?>>si rivolse con tono preoccupato, come se sapesse già cosa fosse accaduto. Quella notte i miei genitori morirono in quell incendio mortale. Mia madre morì dopo che venne portata in ospedale e mio padre era morto dissanguato per la ferita mortale che mia madre gli aveva procurato. Era ingiusto, mi avevano portato via l'unica persona che teneva veramente a me, l'unica che dopo tutto mi aveva sempre protetto, che non mi aveva mai fatto torcere un capello da quell'essere putrido che per fortuna non era più presente. Forse non dovevo gioire, non sarebbe stato rispettoso nei confronti di una persona morta ma l'unica notizia positiva in quella notte era il suo decesso. Dopo le varie indagini e gli interrogatori che mi vennero fatti mi affidarono a una famiglia che non potevano avere figli. Erano molto gentili e affettuosi e avevano un legame inseparabile che avrebbe fatto invidia al matrimonio dei miei genitori.
Spesso erano fuori per lavoro e a badare a me c'era sempre una babysitter che puntualmente si licenziava perché ero troppo "capricciosa, violenta e maleducata" le odiavo, erano tutte uguali e dicevano tutte le stesse cose. I miei "genitori" così decisero che per fare "sfogare" la mia rabbia doveva fare uno sport, uno sport che mi avrebbe permesso di "eliminare" in un certo senso, questa rabbia o come la definivano loro. Mi portarono da Shinichiro che mi allenò insieme a suo fratello e un suo amico. Quei due erano insopportabili ma ci tenevo a gli insegnamenti di Shinichiro quindi non mancavo nemmeno ad una lezione. Facevo rapidi progressi, e come mi diceva il mio "Sensei", sarei diventata una delle ragazze più potenti e richieste tra le gang se avessi continuato con gli allenamenti. Non dovevo sapere il significato della parola "gang" ma per sbaglio un giorno lo incrociai con il suo "gruppetto" e dopo le mie continue domande si ritenne obbligato a raccontarmi tutto.Avevo cinque anni quando i miei genitori morirono e quello sarebbe stato solo l'inizio di tutto.