62. Weasley è davvero il nostro re

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Quella sera Hermione camminava su e giù per la stanza della Caposcuola, il suo corpo frenetico per i nervi. Snape era sembrato felice di vederla, vero? Ma poi Minerva era entrata e lui l'aveva completamente ignorata. Ora che era sopravvissuto alla morte forse pensava che la loro relazione fosse un po' sciocca?

Improvvisamente ebbe il forte desiderio di parlare con i suoi amici. Arthur aveva collegato il suo galleggiante alla Tana la scorsa settimana (legalmente) e quindi si era inginocchiata davanti al fuoco e si era collegata a loro.

Ron era seduto al tavolo e stava scrivendo qualcosa quando notò la testa di Hermione tra le fiamme del suo focolare. Si inginocchiò rapidamente in modo che lei potesse vederlo meglio e sorrise ampiamente. 

“Ehi Hermione,” disse Ron, la sua faccia fumosa che ricambiava il suo sguardo. "Vieni ancora a cena questo fine settimana?"

“Non posso,” disse Hermione accigliata. "Ho un sacco di compiti da recuperare e-"

"Non voglio sentirlo!" esclamò Ron drammaticamente coprendosi le orecchie. "Non sono più uno studente e quindi non dovrò mai più sentir parlare di compiti a casa."

"Bene! Bene” insistette Hermione con una risatina, chinandosi un po' in avanti. "Come va con l'allenamento tu e Harry?"

“Il resto degli Auror non era molto contento che avessimo agito in modo così indipendente da loro,” disse Ron con un'alzata di spalle noncurante. "Ma suppongo che quando sconfiggi il mago più malvagio del mondo ti sia concesso un po' di spazio di manovra."

Hermione fece una piccola risata alla quale Ron si unì. Hermione fu la prima a calmarsi, notando che la Tana suonava insolitamente tranquilla. Fu percorsa da un fremito di nervi e lanciò a Ron uno sguardo solenne.

"Ron, sei solo?"

“Sì,” Ron annuì. “Harry e Ginny sono – beh, sai, da qualche parte. Mamma e papà sono fuori a fare shopping e secondo l'orologio Fred è al lavoro.

“Bene,” Hermione si leccò le labbra nervosamente. "Posso chiederti una cosa? Qualcosa di piuttosto serio?"

"Presumo che riguardi Piton?"

Gli occhi di Hermione si spalancarono. Avevano ballato sull'argomento per così tanto tempo che l'affermazione l'aveva sorpresa. Ron non distoglieva lo sguardo imbarazzato – semmai i suoi occhi azzurri erano limpidi e aperti. Sentì il respiro trattenersi per la gentilezza riflessa lì. Sapeva che non poteva continuare a fingere.

“È solo che... pensavo di sapere cosa provava per me, ma ora non ne sono così sicura,” balbettò Hermione. "E mi chiedo se l'ho costretto a fare qualcosa."

“Non credo che Piton possa essere costretto a fare qualcosa,” insistette Ron risolutamente.

Ron si sentiva ancora piuttosto insicuro su quanto avrebbe dovuto rivelare del carattere di Piton. Non aveva detto a Hermione che le ultime parole dell'uomo erano state per dichiararle il suo amore eterno. Non sembrava compito di Ron dirglielo. 

“Vero,” disse Hermione con un sospiro, picchiettando distrattamente su un sassolino accanto a lei per terra. "Ma forse ho bisogno di dargli un po' di spazio."

“Penso che tu debba solo chiedergli come si sente,” insistette Ron dolcemente. "Non dare per scontato."

Hermione stava per chiedergli di più quando si udì uno scricchiolio e la cadenza di una dolce voce femminile che fece sobbalzare Ron e girarsi verso il suono.

“Ron? Sei pronto per andare?"
Hermione vide che Ron sembrava sul punto di saltare fuori dalla sua pelle al suono della voce. Suonava metallico come se stesse parlando dalla porta della Tana e Ron divenne immediatamente rosso sulla punta delle orecchie. Si voltò verso l'individuo e le rivolse un sorriso a trentadue denti.

Assicurarsi che il ragazzo che ha vissuto, lo faccia davveroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora