Capitolo 2

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Mi sveglio con il suono del telefono a palla, già partiamo male. Mi metto i primi vestiti che vedo e scendo le scale per fare colazione con i pancake.

-Buongiorno!- dico con un tono di voce che nemmeno riconosco, loro mi ricambiano il saluto dopodiché ci sediamo tutti al tavolo per mangiare.

-Ciao Charlotte, ciao Max- prima di uscire mi danno un po' di raccomandazioni, le solite cose da genitori protettivi.

La campanella è suonata e mi ritrovo a varcare l'ingresso dell'enorme edificio che ho davanti a me. Tra spintoni e urla riesco a passare e mi reco subito in aula per conoscere i miei nuovi compagni e sopratutto i miei nuovi professori.

Dopo saluti vari e presentazioni iniziamo la lezione di fisica, che noia, già non ci capivo nulla in italiano figuriamoci in inglese.

A svegliarmi è stato il suono della campanella alquanto assordante, cazzo mi sono addormentata, che figuraccia sono l'unica rimasta in aula mentre tutto gli altri stanno in corridoio. Mi alzo e faccio uno scatto verso la porta facendo finta di niente. Mi si avvicinano due, tre ragazze -compagne mie- che mi chiedono tante ma tante di quelle domande.

"É volato così veloce il tempo" penso. Fra cinque minuti si esce e io in tutto ciò non ho capito nemmeno una lezione, non riesco proprio a stare attenta.

Sto per uscire dalla classe quando qualcuno mi fa lo sgambetto proprio davanti la porta, é successo tutto così veloce, cado per terra di faccia, sento delle risate di sottofondo ma poi niente più.

-Come cavolo vi è saltato in mente di far cadere la vostra compagna?- ci hanno mandati dal preside. -Preside noi non pensavamo che succedesse una cosa così grave- dicono quasi in coro i due deficienti. - Niente scuse, siete espulsi per due giorni e niente proteste, sparite dalla mia vista!!!- dice il preside in tono arrogante, loro sghignazzando se ne vanno, lanciandomi anche qualche occhiata di troppo. -Tu resta qua Giulia- lo dice in un modo che non mi piace tanto, ma non do peso a questo dettaglio e faccio quello che mi ha detto. -Come ti trovi qui? So che ti sei trasferita dall'Italia eh- mi aspettavo che mi dicesse qualcos'altro, invece sempre le solite cose. -Mi trovo abbastanza bene a parte per questo inconveniente- dico un po' imbarazzata, continuiamo un po' a parlare ma poi interrompo il discorso con la scusa del tempo. -Scusi Signor Preside è tardi la mia famiglia ospitante mi starà aspettando devo proprio scappare- me ne vado, finalmente.

Arrivata a casa mi ritrovo il pranzo già pronto, "che buon odore" mi dico. Poso lo zaino per terra e mi unisco a loro. Gli racconto com'è andato il primo giorno di College, ma non gli dico quello che é successo con quei due stronzi, non voglio farli preoccupare.

Dopo aver finito di mangiare il pranzo, faccio a Charlotte i complimenti per le pietanze e salgo in camera per iniziare a fare i compiti. Li faccio presto perché alle 15:30 ho le attività extra scolastiche, mi sono iscritta a pallavolo e arte.

Ho fatto tutti i compiti e visto che mi avanza del tempo decido di andar ad aiutare mio "fratello" con i suoi compiti. Che ricordi sta ancora facendo le divisioni a 2.

Cazzo sono le 15:40, il tempo è volato stando con William. Prendo lo zaino in fretta e furia, saluto a tutti e prendo il primo autobus che passa. Non so se porti al College ma mal che vada ne prenderò un altro. Chiedo a un po' di gente se sa dove porta questo fottuto autobus, nessuno sa rispondermi, al diavolo tutti.

Sto seduta da più di 10 minuti ma ancora niente, quando vedo il College passarmi davanti agli occhi, corro subito dall'autista e gli chiedo gentilmente di fermarsi, merda non mi venivano nemmeno le parole in quel momento, per fortuna è un tipo perspicace e mi ha aperto la porta, notando la mia fretta.Scendo e corro come non ho mai fatto, devo pure chiedere alla bidella dove si trova l'aula di arte.

Con ben 20 minuti di ritardo riesco finalmente a mettere piede in quella benedetta aula. Mi guardano tutti malissimo, ma non me ne frega niente, fin quando non vedo il preside, mi provoca emozioni strane, non so come spiegarle ma di certo non sono negative. Mi nota anche lui, merda. Si avvicina, il fiato mi inizia a mancare e apro la bocca per respirare. -Ehi ciao Giulia come stai?- mettendomi un braccio attorno alla spalla, mi vengono i brividi. -Buongiorno, comunque tutto bene grazie- rispondo come se il mio corpo non sta avendo reazioni esagerate. Mi spiega come funziona, gli insegnati e mi da due pennelli insieme alle tempere per iniziare a dipingere. Se ne va.

Va tutto bene ma neanche due minuti per riprendere il fiato che ritorna di nuovo per darmi altre tempere. Questa volta rimane fermo ad ammirare il mio bozzetto, spalanca sempre di più gli occhi, fin quando non mi avvolge il braccio non sulla spalla ma sulla schiena, fondoschiena per essere precisi. Mi rivengono i brividi, mi scanso un pochetto senza successo, a un certo punto chiedo di andare in bagno perché rischiavo di svenire proprio ai suoi piedi. -Vuoi che ti accompagno, sai dove sta?- no, non lo sapevo ma avrei detto qualsiasi bugia per non farmi accompagnare da quel pervertito. -No, no, la so la strada, grazie lo stesso- dico in tono pacato, aumentando il passo per raggiungere la porta.

Sono chiusa dentro il bagno e non ho intenzione di uscire, sono passati già 5 minuti da quando sto chiusa qui dentro.

Qualcuno ha bussato. Divento bianca cadaverica, non può essere lui, non può. Conto fino a tre e decido di aprire, non posso restare qui fino a troppo. Mi ritrovo faccia a faccia con Maggie, la mia amica, cazzo per fortuna. -Che hai fatto Giulia?- mi chiede notandomi in quelle condizioni. -Mi faceva un po' male la testa, niente di che tranquilla, tu intanto vai che ti raggiungo- rispondo con l'ennesima bugia che mi passa per la testa.

Sono ritornata in aula e già vedo gli occhi del preside puntati su di me, porca puttana.

-Ho mandato io Maggie da te, stavi lì da un po' eh?- parla il preside. -Mi ero persa- rispondo fredda.

Suona la campanella, non ce la faccio più, veramente. Vado da Maggie così magari non mi si appiccica quel mostro.

-Ti é piaciuta la lezione? A me un sacco!- inizia il discorso al che lo continuo fino a quando non arriviamo in palestra.

"CHE CAZZO DI SCHERZO É QUESTO?" mi dico. Il preside fa l'insegnante di educazione fisica. Sto veramente per svenire e questa volta non scherzo. Il cuore inizia a battermi velocissimo, sto sempre attaccata a Maggie, ho paura, é questa la verità.

Si inizia con una corsa di riscaldamento per tutto il campo, sono passati solo due minuti e già non ce la faccio più. Mi fermo.-Giulia muovi quel culo- inizia ad alzare la voce, cosa che mi irrita.

- 2-1 per la squadra di Giulia- si, sono io il capitano, ma almeno stiamo vincendo.

-STOP RAGAZZI!!!- é finita l'ora, o forse no... -Ragazzi adesso rilavoriamo un po' sulla tecnica, non sapete tirare una palla in campo decentemente, cazzo- parla sempre lui.

Mi ha preso come esempio e mi sta palpando dappertutto, mi manca il respiro.

-Come vedete nel momento del lancio dobbiamo dare la spinta che parte dalla gambe fino tutto il corpo- percorre con il dito tutta la coscia fino a salire sul culo, porca troia, sul culo.

Sto per uscire dalla palestra quando
vado a sbattere sul suo corpo imponente, alzo gli occhi e ritrovo sempre quella faccia da schiaffi. Con quel ciuffetto biondo, barba, sopracciglia folte e occhi color ghiaccio. Avrà sui 40 anni vorrei chiederglielo, ma non credo sia opportuno. -Volevo parlarti.- mi parla come se è venuto a mancare qualcuno. -Dica Signor Preside- no, non dovevo rispondere così. -Sai adesso che ho avuto una bella visuale di te, ti chiederei d'istinto se sei single, una bella ragazza come te, dove va tutta sola per le strade di Asheville?- mi manca il fiato, cerco di scappare in tutti i modi ma lui ha sempre le sue strategie per intrattenermi. -Dove vai eh? Non hai ancora risposto alla mia domanda- non voglio rispondere alla sua domanda, mi sento a disagio. -Senti lasciami andare per favore!!!- questa volta alzo la voce nella speranza che qualcuno mi sentisse. Allunga la mano sul mio collo per farmi avvicinare a lui, le sue intenzioni non sono buone, devo andarmene. Inizio a gridare ma a quest'ora sarà rimasta solamente l'addetta alle pulizie. Non so che fare, cerco di divincolarmi, lui è riuscito a darmi un bacio sulla guancia di sfuggita, sarà la prima e ultima volta che mi faccio mettere le mani addosso da quell'essere, non so nemmeno come descriverlo.Corro verso l'uscita sentendo la risata del preside sempre più lontana.

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⏰ Last updated: Nov 21, 2022 ⏰

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