Da piccoli non abbiamo che innocenza nei nostri occhi, la purezza e la semplicità di un bambino che svanisce con l'avanzare del tempo. Crescere in una città normale, come tutte le altre, è di certo un privilegio, giocare con bambole e macchinine ed avere persino degli amici.
Dove sono cresciuto, non è così. Black Ville, così si chiama, 20000 abitanti accomunati dalla tristezza e solitudine più assoluta, bambini compresi. La mia città è il luogo dove ogni altalena viene distrutta, ogni giocattolo bruciato e nessun divertimento. Ti insegnano a sparare al bersaglio fin dalla giovane età e sei costretto ad arruolarti per almeno cinque anni.
Non esistono ospedali, o sopravvivi per vie naturali, o ti esorcizzano, non puoi permetterti di morire a Black Ville. I corpi delle persone vengono portati in una fossa comune, il cimitero è un luogo sacro per le anime morte naturalmente. Ci si augura un tumore per la buona fortuna, e per la buonanotte un infarto precoce. Nessun amore in città, ci si sposa per convenienza.
E quando mi chiedono perché ho deciso di rimanere qui, dico sempre che non c'è posto come casa. La maggior parte delle persone qui sono drogati, stupratori, killer, alcolisti e altre cose completamente negative. La polizia ha smesso di lavorare in questa città, si sono arresi all'altissimo tasso di criminalità. Nonostante ci sia stato negato di fare dei figli per le condizioni poco igieniche, il tasso di natalità cresce sempre di più ogni giorno.
Da che ricordi, questa città non è mai stata tanto diversa, la gente nasce e muore qui, nessuno viene istruito e quindi ci si deruba a vicenda. C'era un tempo però in cui questo luogo era la cittadina più calma e tenera di tutta l'America, con zero sul tasso di criminalità e gente adorabile. Nessuno di noi è cresciuto con cellulare o apparecchi tecnologici, non possiamo permetterceli.
A volte vorrei tornare indietro, essere questa persona che sono adesso ed abbattere il muro invisibile di bugie che portava avanti il vecchio me. Mio padre era un pirata clandestino che andò via dopo una notte selvaggia con quella troia di Jessie, la donna che mi ha concepito. Quella puttana dai capelli rossi ha tentato senza successo di uccidermi con l'acido fin da piccolo.
Non mi sono mai lamentato di quello che avevo, infondo la mia casa era isolata dalle altre, vivevo al confine tra Roseraze Land e Black Ville, la prima una città completamente diversa, ma per via della rossa non avevano accettato il nostro inserimento nella loro popolazione. La mattina dovevo svegliarmi con la consapevolezza che i bambini tutti vestiti e pettinati in modo identico sarebbero andati ad imparare nuove cose, mentre io avrei allenato la mia tecnica con il coltello.
Ero molto silenzioso e me ne stavo nel mio, non davo fastidio ai ragazzi di Black Ville, in quanto nemmeno loro sapevano a quale delle due città davvero appartenessi. C'era un accordo con la città vicina, in cambio di risorse economiche e acqua non avremmo dovuto ferire in nessun modo gli abitanti di Roseraze Land. Ma io ero un bambino speciale, diverso dagli altri, così un giorno conobbi una bambina bionda vicino il luogo isolato che era casa mia.
I suoi occhi erano verde acqua ed i capelli legati in due trecce verso il basso, terminate solo da un fiocco color rosa pastello, con addosso un vestitino bianco con merletto. Mi parlò lei per prima, improvvisamente avevo un'altra visione del mondo, pieno di speranza.
« Ciao! Io sono Mari, qual'è il tuo nome? »
La sua voce era tenera e soave, ero così incantato da quella visione che ci misi un poco a rispondere, ero completamente innamorato, nonostante la giovanissima età.
« Shade, così mi chiamo. »
Non avevo mai sorriso prima di all'ora, ma quando la vidi mi venne spontaneo. Non poteva star parlando proprio con me.
In quel momento, la stronza di Jessie mi prese di forza il braccio e mi portò dentro casa, mentre la bimba rimase fuori come ad aspettarmi. Ero appena stato messo in punizione, così iniziai a scrivere sulla finestra appannata della camera in modo che Mari potesse leggere.
" Torna domani per giocare „
La scritta era chiara, così mi lanciò un bacio leggero dall'esterno e si avviò verso casa, non molto lontana dalla nostra. Il giorno dopo tornò con dei giocattoli, un orsacchiotto ed una bambola, e giocammo tutto il giorno senza stancarci. Era tutto così bello, mi stavo divertendo per la prima volta in vita mia.
Ma si sa, Black Ville è la città della tristezza e delle cose brutte, quindi non sentimmo arrivare la macchina. Lei si alzò per andarsene, mentre io ero ancora li per terra a sistemare i giocattoli. Un secondo fu, e di Mari non c'era che un corpo per terra senza vita. Io lo guardai, impassibile, ero abituato a questa serie di scene, ogni giorno Jessie portava un corpo mutilato in casa.
Dopo quell'incidente però, cambiò qualcosa in me. Provavo ribrezzo per la città, per quella gente, per la rossa del cazzo e per tutto quello che la riguardava. Un tipo solitario senza una via, una meta. Sono rimasto solo per un motivo, e quel motivo sta per essere realizzato, ora.
Per Mari.
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Black Ville
ActionBLACK VILLE, US ABITANTI 20.000 TASSO DI CRIMINALITÀ ALTO FATE ATTENZIONE! PERICOLO. SE VEDETE UN UOMO CON LA BENDA, È LI PER SALVARVI.