Immortals {how to save your soulmate's life}

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Immortals {how to save your soulmate's life}

Questi personaggi non mi appartengono.

Appartengono a (quel genio -del male- di) James Dashner.

"Non puoi separare due anime gemelle,

non puoi distruggere il loro amore,

è eterno,

sono immortali."

Quel venerdì sera successe una cosa che fece cambiare la mia vita per sempre.

Mi trovavo a casa di Minho ad una delle sue solite feste, il che era normale; con un bicchiere fucsia con dentro chi-sa-che-cosa in mano, il che era normale; guardavo distrattamente la gente che ballava a ritmo di non-so-quale-canzone, il che era normale; seduto al bordo del divano di Minho, il che era ancora tutto decisamente noioso e normale. Fu proprio mentre il mio sguardo saettava da un lato all'altro della grande stanza, in cerca del mio migliore amico -e qualcos'altro da bere- che mi accorsi della presenza di un ragazzo che non avevo mai visto prima ad una festa di Minho.

Certo, le sue feste erano molto conosciute, soprattutto per essere le più alcoliche e divertenti, venivano reputate da tutti le migliori di tutta la città. Cosa che non faceva altro che aumentare l'ego del mio migliore amico.

I suoi genitori non erano quasi mai a casa, e questo gli dava il via libera per organizzare mega-feste ogni fine settimana nella villa sulla spiaggia di proprietà della sua famiglia. Ci veniva sempre un sacco di gente, ma non avevo mai visto quel ragazzo, né ad una festa di Minho, né a scuola, né in nessun altro posto della città, sennò me ne sarei accorto, uno come lui non sarebbe mai passato inosservato ai miei occhi.

Era più alto di me, non di molto, aveva un fisico magro ma slanciato, indossava un maglione grigio e largo, dei jeans skinny -che lasciavano davvero poco all'immaginazione- e aveva delle semplici Converse rosse ai piedi, i suoi capelli erano di un biondo dorato e gli ricadevano sulla fronte in modo disordinato, gli occhi erano scuri, talmente scuri da sembrare neri.

La prima cosa che pensai fu che era estremamente bello.

La seconda invece, fu che avrei fatto meglio a smettere di fissarlo prima che mi notasse.

La terza, che non ci riuscivo proprio.

E infatti, non ci misi molto ad accorgermi che anche lui mi stava guardando, un mezzo sorriso dipinto in volto.

Abbassai lo sguardo di scatto sulle punte delle mie Vans nere, come se tutto d'un tratto le mie scarpe rovinate fossero diventate interessanti. Non capivo cosa mi stesse succedendo, mi capitava di pensare che certi ragazzi fossero particolarmente carini, ma non avevo mai desiderato baciare -e forse qualcosa di più- una persona così tanto come in quel momento prima d'ora.

Dovetti ricordare a me stesso cosa mi ero ripromesso un paio di anni prima, quando nel giorno del mio diciottesimo compleanno era apparso il nome della mia anima gemella: sarei rimasto "puro" finché non l'avrei trovata.

Quel giorno fu forse uno dei più strani della mia vita, sapevo che sarebbe successo, a tutti succedeva, ma fu pur sempre una sorpresa per me svegliarmi e scoprire il nome sul mio polso. Non faceva male o cose strane, appariva e basta, come un tatuaggio indelebile sul tuo polso destro.

Ad alcuni non appariva nulla, ad altri apparivano nomi di persone con cui non si sarebbero mai incontrati.

Non era neanche obbligatorio trovare la persona a cui apparteneva il nome scritto sul tuo braccio, certi non ci badavano affatto e continuavano la loro vita come se nulla fosse, però se la trovavi era qualcosa di meraviglioso, come raccontavano i miei genitori -loro si erano trovati- era come vedere le stelle ad ogni bacio, era come sentirsi in paradiso ad ogni tocco, stare con la propria anima gemella era come vivere in un mondo perfetto.

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