Vetri e Lapis

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Il rumore delle rotaie era diventato un compagno fisso per Clara, una specie di colonna sonora che accompagnava le sue giornate fatte di interminabili viaggi e centinaia di volti sempre nuovi. Fare la pendolare non le pesava troppo, perché trovava affascinante osservare le persone immerse nei loro pensieri. E non usava le cuffiette perché non voleva isolarsi. "Meglio un mondo di rumori che una bolla di suoni" diceva sempre. E quel giorno la carrozza del regionale diretto a Milano, di rumori ne aveva a non finire. Un gruppo di ragazzini ascoltava trap da una cassa Bluetooth in fondo al vagone, mentre un uomo sulla sessantina commentava a voce alta di quanto i giovani d'oggi avessero perso il senso del decoro. Una madre nigeriana tentava invano di calmare il neonato che a stento tirava il fiato tra un pianto e l'altro, e un signore visibilmente ubriaco vaneggiava riguardo un gratta e vinci truccato, grattandosi la barba arruffata. Ma tutto questo a Clara non disturbava, e osservava quel quadro in movimento dai primi posti del vagone, sorridendo ora per un'incespicata grammaticale dell'ubriaco, ora per il classico "dovete imparare il rispetto" del burbero in risposta alle risate dei ragazzini.
Il treno sobbalzò un poco, ma Clara conosceva bene quella tratta e ormai sapeva ogni pecca delle rotaie da Bologna fino a Milano, e comunque sembrava averlo notato solo lei. Tirò fuori il suo quaderno e iniziò a disegnare. Sulla copertina aveva scritto "Il treno di carta e lapis", perché era un raccoglitore dove Clara disegnava tutti i vagoni che riteneva interessanti, come a voler rendere il viaggio di quei bizzarri passeggeri eterno. Tracciò le linee guida come imparato all'Accademia delle Belle Arti, ed iniziò a definire linee e cancellarne altre, cambiando matita a seconda del tratto che intendeva utilizzare, e alzando lo sguardo quel tanto che bastava ad imprimere nella sua mente il dettaglio che intendeva trasporre. Il treno sobbalzò nuovamente ma in modo più forte, facendole sbagliare la linea che andava a chiudere gli occhiali dell'uomo burbero.
Mentre il viaggio continuava senza intoppi il bambino si era finalmente calmato, e i ragazzi in fondo al vagone avevano staccato la musica accompagnati da un sospiro di sollievo del signore, mentre l'ubriaco dormiva russando di tanto in tanto. Arrivò un altro salto sui binari, questa volta talmente brusco che alcune valigie caddero dai ripiani superiori e il bimbo ricominciò a piangere.
"Che cazzo sta facendo il macchinista?" eruppe il signore burbero, con gli occhiali storti sul naso aquilino. Clara raccolse la matita caduta sul sedile accanto, avvicinandosi al finestrino per osservare fuori. Il treno andava veloce, così veloce che buona parte del paesaggio scivolava dai suoi occhi in una scia di colore indistinto.
Fu allora che arrivò il boato...
Per molti si trattò di pochi istanti, ma per Clara fu come se il mondo intero avesse rallentato, come se la sua matita stesse via via delineando i dettagli di quella scena nella sua mente. Il volto dei ragazzini mutò dalla gioia al terrore in pochi attimi, mentre il vagone si alzava sotto i loro piedi piegando verso destra, scagliandoli contro gli schermi LED del vagone. Scintille color paglia partirono dal punto d'impatto mentre i loro corpi si schiacciavano contro la lamiera, che aprendosi tagliava e perforava le loro carni.
L'uomo ubriaco quasi non si accorse di nulla. Il colpo lo spinse con forza contro il lato del vagone, piegando il suo collo in un angolo innaturale.
Il signore burbero che fino a poco tempo prima sonnecchiava contro il finestrino si ritrovò con il viso lacerato dai vetri, gli occhi spalancati, ed il corpo che lentamente scivolava verso l'esterno. La donna nigeriana seduta nei seggiolini sul lato opposto era esanime, un rivolo di sangue le scendeva dalla testa, il resto impregnava la ruota di una valigia caduta dalla scansia davanti a lei. Il fagottino del piccolo era riverso contro le scale che portavano al piano superiore del treno, con una piccola manina che usciva dalla coperta, immobile. Non piangeva più.
Il vagone era come uno di quei video dove un astronauta spiega come funziona la gravità nello spazio, con le tazze sospese nel vuoto o l'acqua che si comporta in modo strano. Ma quello non era lo spazio, e ciò che volava davanti a lei erano valigie, vetri e pezzi d'acciaio.
Il quaderno le scivolò dalle mani , e decine di fogli presero a fluttuare assieme alle sue matite, le gomme e i carboncini che teneva nell'astuccio. E cosi anche il suo corpo li seguì, sollevandosi dal seggiolino e roteando nell'aria senza peso ne controllo, abbandonato agli eventi.
Clara chiuse gli occhi, la matita completò il disegno.
E il mondo smise di rallentare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 06, 2022 ⏰

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