-Ai... aa-
Mmm. Uhm
-Za... aia
No no ancora qualche minuto...
-ZACCARIA!
-eh?
La professoressa mi squadrò, altezzosa. Poi prese a scrivere qualcosa di decisamente lunghissimo sul registro elettronico, calcando i tasti come una furia.
Io abbassai lo sguardo.
Un'altra nota.
Cercai di incenerirmi quando ricordai che ovviamente era il giorno dei colloqui.
Guardai triste fuori dalla finestra e mi persi nelle case fuori dal vetro sporco.
Sul tetto della scuola di fronte stava una piccola figura scura.
-Piazza, guarda!- sussurrai.
Piazza era il mio vicino di banco e il mio migliore amico, e la figura sul tetto non era altro che una cornacchia che avevamo visto qualche settimana prima.
Abitualmente tornava su quei tetti.
Ma era da un po' che non veniva, all'inizio eravamo un po' tristi ma poi ci eravamo rassegnati.
Piazza annuì, e poi continuò con il suo lavoro.
La cornacchia si alzo in volo e sbattendo le lunghe ali venne verso la nostra scuola.
Andava sul tetto, l'aveva fatto molte volte.
Ma non viro verso l'alto, continuò verso la nostra classe.
Ma che diavolo sta facendo? Pensai.
-ci sta venendo contro! -Dissi.
-eh?- chiese Piazza ancora chino sul suo quaderno.
-ci viene addosso si schianterà!- mi alzai dalla sedia.
La cornacchia si tuffo a capofitto contro la finestra, ma non si schiantò, no, sfondò il vetro mandandolo in mille pezzi.
Urlai e caddi su Piazza che a sua volta si era alzato dalla sedia.
Facemmo appena in tempo a coprirci la faccia prima che una pioggia di vetro ci investisse.
-ZACCARIA! ANDREA! MA SIETE SCEMI? - Urlò la prof.
Noi due la guardammo esterrefatti.
Un uccello aveva appena sfondato la nostra finestra, cavolo! Avevamo un leggero diritto a urlare, no?
Guardai i miei compagni in cerca d'appoggio, ma anche loro ci fissavano come se non fosse successo niente, e fossimo matti a urlare e ad alzarci in piedi.
-non possono vedermi-
Mi girai verso Andrea ma anche lui aveva bocca chiusa e mi fissava interrogativo.
Con un enorme presentimento ci girammo entrambi verso la cornacchia che dopo essere rotolata sul mio banco, si era rimessa in piedi.
Era alta sui cinquanta, sessanta centimetri, aveva piume nere sulle ali, sulla coda e la testa, il resto era grigio cenere.
-beh?- disse.
Io e Piazza gridammo e saltammo all'indietro ma continuammo a fissarlo inebetiti.
La prof attaccò con:- ma oh! No, ma dico, siamo pazzi? Questi due si alzano e cominciano a urlare così?
Ma io non la sentivo più, tutti i suoni erano ovattati.
-t...tu parli?
L'uccello lo scrutò con gli occhi semichiusi.
-evidentemente - scandì tutte le lettere quasi a dimostrazione.
- la presidenza, si ecco dove vi manderò, mi state ascoltando?- gridava la prof.
La cornacchia la guardò, alzo le ali e le unì sopra il capo.
Tutti i miei compagni s'immobilizzarono nelle pose in cui erano, la prof con la bocca aperta e la mano alzata, Andrea con un'espressione allibita.
Quando mi ripresi dallo spavento, chiesi all'uccello:- come, come ti devo chiamare?
L'animale mi guardò con occhi estremamente saggi.
-io sono un Gaamo, ma il mio nome è Ga'am.
Annuii. Non sapevo che altro fare.
-tu devi essere Roger.
Annuii di nuovo. Sì, mi chiamavo Zaccaria Roger Breem. Ma tutti mi chiamavano solo Zaccaria.
Il Ga'am mi tocco la fronte con il becco.
Puntò i suoi occhi furbi nei miei. E da quel momento seppi che avrei fatto tutto ciò che mi avesse chiesto, a parte cose come gettati da un ponte o buttati dalla finestra, s'intende.
-Roger?- chiese il Gaamo.
-si?-
-buttati dalla finestra.
Lo guardai allibito, ma lui si gettò oltre il buco nel vetro.
È impazzito, pensai.
<salta> disse la voce gracchiante e saggia del Ga'am. Ma non la sentii con le orecchie, la sentii nella mia testa, come se pensasse con il mio cervello.
Svuotai lo zaino dai libri e me lo misi in spalla.
Salii sul banco, aprii la finestra, guardai per l'ultima volta i miei compagni immobili, guardai Piazza ancora con l'espressione esterrefatta, e saltai nel cielo plumbeo di pioggia.
Sono impazzito pensai quando mi resi conto che mi sarei sfracellato.