Le luci di una Bangkok illuminata sfrecciavano davanti agli occhi di Vegas come mille lucciole.
Il suono della pioggia che cadeva sul tettuccio dell'automobile.
L'odore della pelle dei sedili.
L'odore di Pete.
Il tocco gentile del suo gomito che gli sfiorava il braccio involontariamente.Vegas pensava che non avrebbe mai più provato quelle sensazioni.
Che i cinque colpi di arma da fuoco che aveva ricevuto quella notte avrebbero messo fine a quella che era stata la sua breve e patetica esistenza.
Ma non era stato così.
Due mesi fa era riuscito a svegliarsi dal coma che lo aveva trattenuto in un limbo vuoto per molto tempo.
Lo aveva fatto perché aveva sentito la voce di Pete che lo chiamava, che lo pregava di svegliarsi ogni giorno, tenendolo aggrappato al sottile filo di vita che minacciava di spezzarsi da un momento all'altro.Lo aveva fatto per il suo Pete.
Anche se aveva sentito dentro di sé che sarebbe stato molto meglio lasciarsi andare.
Abbandonarsi al nulla.
Cessare di esistere.Ma doveva svegliarsi.
Glielo doveva.
Dopo tutto quello che aveva fatto all'unica persona che nella sua vita poteva dire di aver amato davvero.Dopo essersi svegliato, aveva dovuto affrontare altri mesi di convalescenza.
Esami, fisioterapia e psicoterapia.
Vegas quasi rimpianse i giorni di torpore assoluto.
Almeno non avrebbe dovuto soffrire.
Non avrebbe dovuto cercare di "aprirsi" davanti ad una sconosciuta che lo guardava apparentemente impassibile. Non avrebbe dovuto cercare di nascondere i suoi reali pensieri, anche se il senso della terapia era proprio quello di essere il più sinceri possibile, liberarsi."Allora Vegas, come è andata questa settimana?"
Vegas era seduto sulla comoda poltrona nello studio della terapeuta. Il braccio era ancora fasciato, l'addome ancora dolorante.
Si era opposto categoricamente alla terapia, per ovvi motivi. Non perché non la ritenesse necessaria, non era uno sciocco, sapeva benissimo cosa albergava dentro la sua psiche, ma semplicemente perché non era mai stato pronto ad affrontare il mostro che vive dentro di lui. Quello che ha una voglia pazza di dilaniare e distruggere.
Una persona in particolare.
Avrebbe dovuto svegliarlo, guardarlo negli occhi, farci i conti e parlarci faccia a faccia."Tutto bene, grazie dottoressa. Mi sento molto meglio. Sono guarito."
Vegas sfoggiò il suo sguardo da seduttore, quello che utilizzava con i clienti di suo padre quando doveva convincerli ad abboccare ad un affare non troppo conveniente.
"Oh lo vedo. Ancora utilizziamo seduttività e inganno per manipolare e mentire, signor Vegas. Lei è sicuramente guarito" rispose la terapeuta con una pesante nota di sarcasmo.
Vegas avrebbe fatto di tutto per non doversi trovare lì. Ma sapeva che era per il suo bene, ma soprattutto per quello della persona che voleva dilaniare.Pete. Per un istante i suoi occhi luminosi baluginarono nella mente di Vegas. Come si increspavano quando sorrideva. Quando godeva.
Pete era rimasto al suo fianco per tutto il tempo.
Non un giorno lo aveva abbandonato.
Dormiva sul divano nella sua stanza, mangiava seduto sul suo enorme letto, con la testa appoggiata alla sua spalla mentre guardava stupidi programmi in TV.
Quando Vegas aveva provato a lasciarlo andare, a fargli capire che non avrebbe avuto una vita facile stando al suo fianco, Pete aveva semplicemente sfoggiato il suo sorriso più sincero e raggiante dicendogli che non voleva andarsene, anzi che non poteva perché i suoi sentimenti per lui erano troppi e troppo forti.Vegas era stato completamente pervaso da un senso assoluto di felicità.
Di sollievo.
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Voglio parlare con il tuo mostro
FanfictionVegas e Pete si trovano a fare i conti con la parti più recondite e cruente dei loro sentimenti. Dal testo "Pete era rimasto al suo fianco per tutto il tempo. Non un giorno lo aveva abbandonato. Dormiva sul divano nella sua stanza, mangiava sedut...