Il sole ti bagna il viso pallido costringendoti a voltarti.
Il suo respiro, cadenzato, ti fa da ossigeno.
Respiri solo se lui ti espira in faccia.
Se lo fa stringendosi contro il cuscino e nel girarsi sul fianco, sembra un bambino di poco più di sei anni.
Ti si sta accoccolando contro, Ruth, ma non osa allungare una mano verso di te.
Non ti cinge il fianco, non ti tiene la mano.
E tu lo guardi.
La tua creazione perfetta.
Lo fai allungando una mano in sua direzione, ma giusto per spostargli una ciocca di capelli biondi lungo il viso.
Glielo scopri per ammirarne le rughe: Piccole autostrade che dagli occhi risalgono le tempie.
La fronte gli si aggrotta nella carezza.
Ma le labbra si tirano su, lo fanno accentuando le fossette naso labili che così gli affinano il viso.
Ti senti una scultrice.
Una madre malinconica ma in amore.
Erik è arte, ma non hai il coraggio di raccontarglielo.
Se ti ritrovi a pensare a lui, beh, il cuore ti esplode sempre un po' troppo forte in petto.
Batte così forte da impedirti di ragionare razionalmente.''Dormi davvero?''
Gli sussurri dolcemente, in un sorriso che si fa largo anche sul tuo di volto.
Che gli occhi te li fa illuminare, bagnare di una commozione che non sai mai nascondere.
Non più almeno, non quando hai capito quanto questo uomo ti sia simile.''No...''
Ti risponde flebile, stiracchiandosi come un gatto alla ricerca dell'unico fascio di sole che attraversa le tendedell'hotel.
Ma non apre gli occhi, piuttosto preferisce restare così: Stringendo la testa nelle spalle, nascondendo il petto daciò che c'è fuori da sé e rilassandosi.
Rilassandosi al punto che questa potrebbe davvero essere casa sua.
Tu sei la sua casa.''Allora stai pensando a qualcosa.''
Incalzi divertita, spostandogli un'altra ciocca di capelli dal viso.
Lui rabbrividisce.
Si agita proprio come un gatto.
Sbuffa qualcosa tra i denti, ma non sembra infastidito.''Forse è impossibile non pensare a qualcosa.''
Ti risponde pensieroso, riaprendo gli occhi solo per incastrarli nuovamente nei tuoi.
Brillano anche i suoi, così tanto che ti sembra di veder scie luminose colorargli le guance.
Scendono giù, loaccarezzano più delle tue dita.''Stai pensando a qualcosa di triste?''
Ma ti affretti, ingorda, a nascondergli una lacrima.
A fartela scivolare lungo l'indice proprio come fosse unafarfalla o una piccola coccinella da poter guardare da vicino.
Ogni esternazione delle sue emozioni è preziosa.
Erik, per com'è fatto, è prezioso.''Credo di sì. ''
Ti risponde sinceramente.
Ma lui è sempre sincero, non ha filtri.
Non sa cosa significhi mentire.
Non sa a cosa potrebbe servire.
Tu rimani a guardarlo, quasi a trattenere il fiato.
Lo guardi nel silenzio religioso che ora ricopre la stanza.
Il sole si fa più intenso: Si tratta degli ultimi raggi prima della notte.
L'ultima carezza di un giorno che porta a dormire la città, ma non voi.
D'altronde voi non siete la città.
Voi non dovreste esistere.
Così le distanze le accorci tu.
Lo fai istintivamente, mossa dal bisogno di conforto.
Vuoi che ti stringa, anche se è lui, ora, quello a star male.''Credi che un giorno spariremo?''
Ti chiede allungando una mano verso di te.
Lo fa avviluppandoti lentamente, sino a premere la sua fronte contro la tua.
Tu deglutisci in risposta.
Lo fai rumorosamente, quasi a mandar giù un boccone amaro.''Sì...sì, io credo che un giorno spariremo.''
Lui ti guarda, trattenendo un singhiozzo.''Come succede a tutti. Credo sia una caratteristica umana. ''
Lui continua a guardarti in silenzio, ma non sembra propriamente convinto di ciò che gli stai dicendo.
Non sisente confortato e per questo, non ha voglia di sorriderti come farebbe di solito.''Per questo dici sempre che dobbiamo conservar per noi ogni ricordo di ciò che viviamo?''
''Sì, Erik...Che anche i dettagli più piccoli sono meravigliosi.''
Cala il silenzio, ma è per una questione di secondi.
Secondi in cui Erik alza gli occhi al soffitto e nel farlo si stacca da te.
Non molla la presa, ma questo comunque non vi impedisce di smettere di respirare in sincrono.
Lui sembra non respirare affatto.
''Tu sei meravigliosa.''
E questo ti fa ridere.
Arrossire.
Ti fa ridere così tanto che devi tirarti su.
Che nel farlo ti metti sulla sua pancia per guardarlo dall'alto.
Per darglifastidio così.
Un pochino, che se potessi scegliere, forse non ti staccheresti mai da questi momenti.
Non torneresti mai indietro per impedire che Erik venga al mondo.''Perché sono piccola? ''
Lui sembra cogliere il tuo umorismo e allora ride con te.
Lo fa premendo la nuca contro il cuscino, forte, quasi a guardarti meglio da lontano.''Perché sei buona.''
Ma a rabbuiarti ora sei tu, come il cielo qua fuori.
Come il suo sguardo che si fa liquido, ma profondamente oscuro.''Non lo so se è vero, Erik.''
Lui aggrotta le sopracciglia, ricambiando le carezze che gli hai fatto prima.
Ti sposta una ciocca di capelli che ora gli solletica il viso, dietro un tuo orecchio.''Non si dicono le bugie Ruth. Lo hai detto tu. ''
Sbuffi, ma perché sai cos'è che gli hai insegnato: Niente bugie agli amici, né a chi vuoi bene.
E questo vuol dire che lui a te ci tiene.
Ci tiene nel medesimo modo in cui senti di tenerci tu.''Ma se uno non è capace di dire la verità...allora sta mentendo. No?''
Lui non sa risponderti e questo glielo leggi in volto.
Te ne accorgi dal modo in cui volta il capo alla finestra e poicon gli occhi tergiversa un po'.
Cerca qualcosa a cui aggrapparsi saldamente.''E tu vuoi dire qualcosa ai tuoi amici, vero?''
''Vorrei parlargli di te.''
Lo vedi sorridere di nuovo, tanto che ti viene spontaneo scivolargli contro e lasciargli un bacio nell'incavo dellaguancia.
Ci nascondi la punta del naso.''E cosa vuoi dirgli?''
Ci pensi un po', per questo lui ti guarda: Perché ancora non sa come gestire i tuoi tempi.''Che va tutto bene. Perché noi stiamo bene e non vediamo l'ora di vivere tante avventure con loro.''
Lui annuisce, come se ci fosse bisogno di darti conferma di queste cose.''E dirai a Josh che mi manca?''
''Dirò a Josh che ti manca...''
''Ok...''
Ci pensa di nuovo''Voglio restare quanto basta per sentirlo suonare. ''
E te ne rammarichi: Perché per quanto tu gli abbia fatto delle maglie per incoraggiarlo, lui comunque non hamai partecipato al concorso cittadino.
Lui non si espone più agli altri.''Voglio trovare la mia canzone preferita.''
Lo dice trasognante.''E il colore preferito? Lo hai trovato?''
Lui si volta, strusciando il naso al tuo.''Il blu.''
E ti guarda negli occhi.
YOU ARE READING
Please, please, please, let me get what i want
ContoQuesto è un racconto da Boulder City. Una foto di Ruth e Erik prima di andarsene dalla città.