3

259 16 0
                                    




"Oi, Gian"

"Mh?"

Non mi stava palesemente prestando attenzione, mentre teneva la testa fissa sulle dispense della maestra Celentano.

"Luce chiama Gianmarco - iniziai, sconsolata - mi ascolti?"

Alzò di scatto lo sguardo nei miei occhi, e scosse la testa, come per riprendersi da quello studio matto e disperato.

"Non si diceva "Terra chiama", una volta?" mi prese in giro, impilando i suoi maledetti fogli.

Mi strinsi nelle spalle, alzandomi dallo sgabello sul quale ero seduta, accanto al mio amico ballerino.

"Ma ti sto chiamando io, non la Terra, no"?

Gianmarco rise, rilassandosi finalmente dalla tensione che il suo studio di classico gli stava provocando.

"Ma dove ti hanno trovato?"

Abbozzai un sorrisino, mentre mi versavo un bicchiere d'acqua.

"Che hai da sorridere così?" mi chiese, improvvisamente interessato al mio cambio d'umore.

Anche io ero particolarmente interessata a quel cambio d'umore, possibile che solo pensare a Tommy mi facesse sorridere come una cretina?

Non andava per niente bene.

O forse sì?

Eravamo amici, molto amici, e pensare ai "molto amici" fa sorridere, no? Rende felici.

"Non sei il primo a dirmi una cosa del genere..." risposi, finalmente.

"Aaaaah - urlò, come un cretino - e non mi racconti niente? Lo fai solo con Ramon il tuo confessionale?"

"Macchè confessionale! - esclamai, bevendo la mia acqua - ti preferivo quando studiavi classico, in silenzio"

Lui mi fece il verso, ed io mi concentrai su Mattia, che aveva in quel momento fatto il suo ingresso in casetta, triste, come se avesse appena finito di piangere.

Lo vidi dirigersi a passo svelto verso camera sua, così decisi di seguirlo. Volevo tanto bene a Mattia, non mi piaceva per niente vederlo in quello stato. In più non sembrava avere molti amici, in casetta.

Gli sarei bastata io.

"Arrivo, Gian" avvisai il mio amico, che annuì, tornando con la testa sulle sue dispense.

Camminai lungo il corridoio e raggiunsi la camera dei ballerini, Mattia, Gianmarco, Ramon e Samu.

Non c'era nessuno in camera, solo Mattia, buttato sul suo letto. Schiena contro il muro e sguardo fisso nel vuoto.

"Ehi - cominciai, calma, e lui alzò lo sguardo nei miei occhi, forzando un sorriso - posso?"

Annuì, ed io mi sedetti per terra, di fronte a lui.

"Sto bene, Luce, tranquilla"

Scossi la testa, decisa.

"Non è vero Matti, non stai bene - risposi convinta - se non ne vuoi parlare va bene lo stesso, ma non ti lascio da solo"

Mi mostrò finalmente un sorriso sincero, così gli diedi una leggera pacca sul ginocchio e mi strinsi le gambe al petto.

"Chi ti ha fatto incazzare?"

Mattia abbozzò una risata.

"E' un periodo un po' così, non so nemmeno io come sto..."

Stava iniziando a confidarsi un po', quando dalla stanza accanto sbucarono Ludovica ed Aaron.

Sui muri // TOMMY DALIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora