CAP.3

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"In che senso non le senti?"-le chiesi sgranando gli occhi.

"Le gambe... guarda tocca, tocca cazzo! Non le sento! Non camminerò più e quello stronzo non è stato ancora preso!"- mi urlò in faccia piangendo.

"Leyla, guardami ti prego. Andrà tutto bene, lo troveranno presto, siamo tutti con te in questo momento..."

"Ah si? E allora perchè non l'avete ancora beccato se Khalil ha detto di averlo visto entrare in quella scuola? Eh? Sai rispondermi?"

La dottoressa fuori vedendo Leyla alterata mi chiese gentilmente di uscire e di non peggiorare la sua situazione mentale. Non è semplice ritrovarsi di punto in bianco in una situazione del genere e io questo potevo solo immaginarlo, perchè a dire la verità nessuno ti riesce veramente e totalmente a capire quando sei così.

In testa, però, mi risuonavano ancora le parole di Khalil. Quella borsa di studio. Quella maledetta borsa di studio era tutto ciò che potevo usare per trovare il colpevole. Continuavo a pensare che se non l'avessi accettata e iniziato ad investigare, quello stronzo sarebbe potuto essere da qualsiasi parte a piede libero a godersi la vita come se niente fosse mai capitato.

Passò circa una settimana da quando Leyla era stata dimessa ed era tornata a casa con sua nonna. Non avevo avuto ancora il coraggio di vederla soprattutto perché il motivo per cui Leyla era in siede a rotelle ero proprio io. La stupida che per curiosità volle prendere quello stupido telefonino dalle sue mani.

Nonostante ciò mi feci forza e andai a trovarla per spiegarle il mio piano.

Suonai alla porta di casa sua.

"Ekim, figlia mia! Entra sei la benvenuta. Come sta tua mamma, come va il lavoro in sopedale?"-mi chiese sua nonna gentilmente.

"Bene bene nonna, dov'è Leyla?"- le chiesi

"Dove altro può essere? E' in camera, vai da lei che vi preparo il the e un po' di baklava in un piatto"

Salii le scale, sospirai per un attimo ed entrai da Leyla.

"Ciao Leyla, come stai?"

"Ekim" scoppiò a piangere. "Ekim, mi sei mancata tanto.. scusa per l'ultima volta"

"Leyla, ancora non hai capito che sei una sorella per me? Farò di tutto per poterti aiutare e scoprire l'identità di quell'assassino.... a tal proposito volevo domandarti una cosa.         Prometto che la farò solo con il tuo consenso, se ti da anche minimamente fastidio dimmelo perchè so quanto ci tenevi.."- le dissi tenendole la mano.

"Perché fai quella faccia Ekim? Dimmi e basta mi stai preoccupando..."

"Ecco, la Dogru High School in vista di ciò che è successo e per le colpe che le sono state attribuite ha aperto un fondo sociale e la possibilità a tre ragazzi della zona di poterla frequentare. Sai che a me non può minimamente fregarmene di quella stupida scuola, ma pensandoci ho rivalutato tutto. Posso entrare nella tana del lupo e scoprire tutto. Khalil ha già detto che manderà Bekir, dovrei convincere Aicha  e suo papà"

"Ahahah, che strana la vita"- piombò lei con le lacrime al viso.. "Era sempre stato il mio sogno entrare in quella scuola e proprio ora non potrò andarci.."

Per un po' di tempo ci fu un clima di tensione fino a quando lei girandosi mi disse:

"Ekim, devi andarci. Non scordare però il perché la frequenterai. Trova quello stronzo, la deve pagare per ciò che mi ha fatto".

Finalmente pensai. Finalmente potrò lavorare e beccare il colpevole.

Le diedi un abbraccio fortissimo e poi uscii di casa per riferire a Khalil la mia scelta.

"Ahhh, Ekim. Brava, lo sai che sei come una sorella. Stai facendo la scelta giusta, lascia stare la storia di Leyla ormai il colpevole è scappato. Pensa al tuo futuro"-mi disse senza rendersi conto del mio vero intento. Non la stupida scuola, ma Leyla. Lo facevo per lei.

"Ah, Ekim"

"Si, Khalil?"

"Cerca di convincere Mustapha a lasciare Aicha. E' un'opportunità anche per lei. So che suo papà non la lascerà facilmente frequentarla perché pensa che io sia collegato a sta storia. Ma dai! Io, che conosco Leyla da quando è nata e l'ho vista crescere sotto alle mie braccia!? Come potrei, dai.."- balbettò tutto nervoso.

Sapevo che c'era qualcosa che non andava in lui, dal suo modo di parlare e gesticolare. Di solito era così quando raccontava un mucchio di balle ma feci nulla di niente e andai per la mia strada dandogli l'ok con la testa per il discorso di Aicha.

Era davvero vero che il papà della nostra amica era un osso duro. Non si è mai fatto corrompere da nessuno, poteva non avere un soldo in tasca ma preferiva rimanere umile e lontano dai casini di quei "ricconi".

Andai a casa sua e suonai alla porta.

"Ekim? Ciao figlia mia, sei andata a trovare Leyla?"- mi disse Mustapha facendomi cenno di entrare.

"Sisi, zio. Sono andata ed è ancora tesa per l'accaduto. Non riesce ancora a muovere le gambe ma inch'Allah ce la farà, sono sicura".

"Bisogna trovare quello stronzo!... Allora, sei qui per Aicha? Ora te la chiamo"

Aicha entrò nel salotto porgendomi del thè appena fatto e con i suoi occhi dolci dolci mi chiese come stava Leyla.

Io in preda al panico per ciò che stavo per proporre davanti a suo papà iniziai a bere tutto il thè bruciandomi le labbra.

"Allora zio... io sono venuta per chiederti una cosa... ecco.. sai quella borsa di studio di cui parlava Khalil?"

"Non mi dire che hai accettato!"- mi urlò spalancando gli occhi.

"Ascoltami prima.."




DUY BENI- ASCOLTAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora