Da un'idea di @/usoilsarcasmo su Twitter
Dopo quanto avvenuto la sera del compleanno di Simone, Manuel iniziò a mettersi in discussione.Aveva già provato attrazione verso una persona del suo stesso sesso ma aveva sempre giustificato la cosa dicendo che si trattava di obiettività: riconoscere che un altro ragazzo fosse bello - mai quanto lui, però - non poteva significare di certo che ne fosse attratto e che avrebbe mai potuto provare qualcosa nei suoi confronti.
Tuttavia, con Simone era diverso. Non riconosceva al corvino solo l'essere di bell'aspetto - in realtà, lo definiva una divinità greca, ma questo a nessuno è concesso saperlo; a lui, Simone, piaceva.
Forse gli era sempre piaciuto e per questo aveva spesso cercato di averci un contatto, anche se si trattava di litigarci, sfotterlo o finire per fare a botte tra i corridoi o nella palestra del liceo che entrambi frequentavano.
Quindi, adesso che le cose si erano complicate e divenute più reali - cosa può essere più reale e complicato di una notte trascorsa a baciarsi sotto le luci rosse di un cantiere, d'altronde -, Manuel aveva un'infinità di domande a corrodergli il cervello e a tormentare le sue notti insonni, soprattutto dopo quanto si erano detti accecati dalla paura, uno, e dalla rabbia l'altro, nel garage del riccio.
A quest'ultimo è bastato, però, vedere Simone con Roberto - un ragazzo della sua ormai vecchia classe, la IV B - per avere un'epifania e capire che, sì, con il corvino è stato diverso, è stato divertente, ma la cosa, a differenza di quanto lasciatosi sfuggire settimane addietro, non era affatto finita lì.
Lui, Simone, lo amava e adesso avrebbe fatto di tutto per riconquistarlo, per dimostrargli di essere cambiato e di meritare di essere amato da lui, e solo da lui.
Per questo, quando aveva visto dei led con la frase "Hai stravolto tutto" seguita da un cuore mentre passeggiava per le vie di Roma, aveva deciso che quello sarebbe stato il suo modo di farsi avanti, sperando con tutto sé stesso che non fosse troppo tardi.
Entrò velocemente nel negozio e la acquistò, facendosela incartare, consapevole delle sue pressoché inesistenti abilità nel bricolage.
Si diresse verso casa per poi montare sulla sua moto e dirigersi verso Villa Balestra.
Una volta arrivato sul posto, ad aprirgli fu nonna Virginia, che capì al volo le intenzioni del ragazzo di fronte a sé visibilmente agitato e, per questo, lo lasciò entrare senza proferire parola.
Manuel salì le scale che portavano alla camera del suo migliore amico come inseguito da qualcuno.
Arrivò davanti la porta che li separava e la spalancò senza nemmeno bussare.
Simone, ovviamente, saltò giù dal letto, spaventato e «Manuel, che ci fai qui?» disse.
«Te devo parlà, Simò» rispose lui.
«Non ho nulla da dirti» attestò l'altro, ancora arrabbiato nei suoi confronti per come le cose erano andate e il conseguente silenzio stampa calato nel loro rapporto.
«Te non c'avrai nulla da di', ma io sì, quindi adesso, per una volta, famme parlà. Poi, se quello che ho da dire, non ti sarà sufficiente come prova, me ne andrò e non ti disturberò più» disse tutto d'un fiato il riccio, con la voce tremolante per l'ansia che il peggior scenario appena immaginato si realizzasse davvero.
«Va bene, parla. Hai due minuti di tempo» cedette Simone.
«Prima però te devo dà 'na cosa» disse Manuel.
Il riccio recuperò il pacco lasciato fino a quel momento accanto alla porta e glielo porse.
«Che cos'è questo?» disse il corvino scartando il regalo e leggendo quanto riportato. «Che significa?»
«Simò, io non ce capisco un cazzo de ste cose, forse è più semplice capì latino o matematica, che non quello che provo nei tuoi confronti. Una cosa, però, 'a so per certo: tu mi piaci, e non come un semplice amico. Me piaci seriamente» iniziò a dire Manuel per poi fermarsi e prendere un respiro profondo, ché quello che stava facendo era la cosa più importante che avesse mai fatto in tutta la sua vita: mettersi a nudo, spogliarsi di tutte le corazze che si era costruito negli anni per proteggere la parte più vulnerabile di sé stesso, il proprio cuore.
«'O so, l'ho capito tardi e, nel mentre, t'ho detto cose di cui mi pento ogni minuto di ogni giorno da quel 31 marzo. Ma fidate di me per una volta se ti dico che non le penso e non le ho mai pensate. Io, Simò, credo di essermi innamorato di te, e pure parecchio» chiosò infine il riccio, diventando rosso in viso, mentre le labbra si aprivano in un sorriso.
«L'ho sempre fatto, Manuel, e mai smetterò» fu l'unica cosa in grado di elaborare Simone, profondamente colpito dalle parole del ragazzo di fronte a lui, che aveva capito essere davvero sentite.
«Cosa?» disse Manuel, confuso.
«Fidarmi di te» affermò con tono di voce alto e calmo, che mutò il secondo successivo quando pronunciò «e amarti.»
È allora che Manuel sfruttò l'ultimo briciolo di coraggio che aveva trovato e si sporse per baciarlo.
Non fu un bacio appassionato, all'inizio, quanto più un cozzare di denti e lingue che si cercavano e non si trovavano perché troppo impegnati a sorridersi.
Ben presto, però, approfondirono l'azione e i loro corpi finirono per aggrovigliarsi sul letto di Simone.
Finito di recuperare un po' del tempo perso a rincorrersi e il fiato che si era fatto corto per i continui baci, Manuel pronunciò «Anch'io, Simo. Ti amo anch'io.»
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There is a crack in everything, that's how the light gets in.
FanfictionLa cura sta nelle piccole cose. Una raccolta senza pretese. Si tratta di prompt che non verranno sviluppati (almeno non da me lol) frutto di scleri febbrili e non.