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Antonia parla al telefono con la voce diffusa e al tempo stesso soffusa, tu la origli senza fare rumore: trattieni l'aria e non respiri nemmeno, forse il cuore nemmeno ti batte da quanto è il silenzio che riesci a tenere.
Lo so, lo so, hai ragione, Silvia, lo so, le dice tua moglie al telefono. Sì, Silvia, lo so, hai ragione, continua a ripeterle. Ma il problema è che non so come dirglielo, mi capisci? È vero o non è vero, Silvia, che questa non è mica una cosa normale? Sei d'accordo con me?
Una pausa, poi tua moglie riprende a parlare. Ma il fatto, Silvia, è che io, come sia potuta succedere questa situazione non me lo riesco proprio a spiegare. A me, poi. Me lo chiedo ogni giorno, perché proprio a me, e non so darmi risposta.
Sono quattro anni, Silvia, prosegue a parlare tua moglie. Quattro anni da quando Edoardo si è ucciso buttandosi di colpo in mezzo a una strada. Ma il suo spirito non se ne vuole convincere, così resta. Sì, Silvia, lo sai, è una situazione davvero penosa.
Tutte le mattina mi sveglio e me lo trovo sul letto ma non posso nemmeno abbracciarlo, e mi viene da piangere. E poi mi tocca inventare questa storia del dottore romano, perché per lui è meglio pensare che io sia una menopausica pazza, del resto è quello che pensano sempre gli uomini, piuttosto che accorgersi di essere morto e di avermi lasciata così: senza neanche sapere il motivo per cui l'ha fatta finita.
Forse, chissà, questa volta se n'è andato davvero. Di solito torna che mi sono appena fatta la doccia, invece oggi non è ancora arrivato. Speriamo, davvero, perché vorrei riprendere a vivere anch'io.
Il tuo cuore, se ancora ce l'hai, si frantuma: improvvisamente ricordi. Quell'uomo, in mezzo alla strada, non c'è forse mai stato, ma adesso che importa? Forse era solo una tua fantasia per non dover fare i conti con il senso di colpa, con il peso del rimorso che porti addosso da quel giorno e che non ti permette di prendere il volo.
Ma non puoi continuare a torturarla così.
Senza farti vedere guardi la sua immagine per l'ultima volta, poi cammini verso la porta di casa. La lasci dischiusa alle tue spalle per non fare rumore e ora vai: finalmente.

Questione di vita o di morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora