Capitolo 10. Sulla tomba del padre

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In quella sera i fratelli decisero di cambiare atteggiamento: capirono l'importanza di vivere nascosto il loro amore, ma accettarono compromessi per l'esterno.

Ilaria entrò nel gruppo dell'Azione Cattolica Ragazzi che si riuniva in genere al sabato pomeriggio e, ogni tanto, organizzava gite anche di due giorni; vi erano naturalmente anche maschi con i quali instaurò un'amicizia cameratesca.

In più entrò ufficialmente nel coro e, una volta a settimana, andava in Chiesa per le prove; Oreste le faceva sempre il filo, a volte l'accompagnava a casa offrendole orsetti di gomma e chiedendole di uscire, ma Ilaria concedeva solo una amichevole chiacchierata e rifiutava sia l'una che l'altra offerta, gentilmente, ma ferma.

Marco si mise a disposizione di Don Giamba per fare volontariato.

Il parroco, vista la sua capacità tecnica, gli diede il compito di informatizzare la parrocchia; erano gli albori dei PC, Don Giamba ne ottenne uno in regalo con una stampante e Marco glielo installò.

Con quello passò vari pomeriggi a trascrivere le schede della biblioteca e sbobinare alcune omelie.

Riuscirono a sbollire le dicerie, anche perché all'esterno al massimo si davano la mano allo "Scambiatevi un Segno di Pace"; Ilaria spesso andava a pregare dalla statua della Madonna, portava il velo in Chiesa e venne considerata una ragazza molto pia e Marco un fratello premuroso e presente.

Ciò tranquillizzò Irene la quale, però, vedeva che fra le mura domestiche era tutta un'altra cosa e, tra l'altro, ella ne vedeva solo una parte.

Ilaria non solo serviva il fratello, ma lo faceva con il sorriso e lo sguardo di sposina e Marco la ringraziava con quello di un marito soddisfatto in tutto.

Irene non indagò mai sulla natura di quel "tutto"; ne ebbe paura e, inoltre, aveva un conflitto di interesse. La casa, da quando c'era Ilaria, non solo splendeva per il pulito, ma era gaia; ella cucinava, puliva, stirava cantando e non lamentandosi mai. Era una terza bocca da sfamare con il suo stipendio, ma era di pochissime pretese, andava bene a scuola, e amava suo figlio il quale non era mai stato così felice.

Quel "tutto", in realtà, era più di quel che vedeva Irene, ma limitato e asim- metrico. Limitato perché Ilaria si faceva vedere, ma non vedeva; asimmetrico, perché Marco si toccava di fronte a lei, ma ella non lo faceva di fronte a lui.

Marco per gioco chiese a Ilaria di posare ed ella accettò volentieri, al massimo in biancheria intima, ma questo fu ben più che sufficiente per Marco, perché non solo ella lo faceva con il sorriso, ma era ben consapevole dell'uso che egli avrebbe fatto di quelle foto e lo incoraggiava a continuare.

Ma se all'esterno sorrideva, non così quando era sola, perché era piena di dubbi, amava Marco, ma non voleva legarlo a un amore impossibile e alla sera, nel chiuso della camera, mentre si toccava immaginando un futuro con lui, pregava la Madonna di darle un Segno, chiedendole se facesse bene, ma la Voce materna la incoraggiava solamente a continuare a soddisfare sé stessa e il fratello in quel modo, che non era peccato e che il Segno sarebbe arrivato a suo tempo. Per questo motivo ella, nelle sue confessioni, a Don Giamba riferiva solo la parte del Segno tacendo il resto; egli la assolveva credendo che fosse una fissa temporanea anche perché, come detto, Ilaria si stava integrando nel gruppo giovanile, parlava ormai un buon italiano e non c'era motivo di sospettare altro.

Tuttavia per scrupolo chiese un colloquio con il Vescovo il quale, ascoltato il caso, sentenziò:

«Questa fanciulla mi pare più meritevole di compassione che di condanna; ha perso il padre, è da poco in una grande città e si appoggia a lui; il suo amore per il fratello è chiaramente platonico e cesserà con il tempo. La assolva senza problemi.»

Dolore e perdono (Parti I - IV) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora