Capitolo 1

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RYLIE'S POV

8:22. È il primo giorno e sto già facendo tardi, fantastico direi. Sto correndo come una pazza sul marciapiede con il GPS del telefono in mano, la gente mi guarda male e non posso dargli tutti i torti. Attraverso la strada di corsa e un paio di macchine suonano il clacson, tanto che vorrei girarmi e mandarli a fanculo.

Arrivo davanti a scuola con il fiatone e le gocce di sudore. Che ore sono? 8:27, cazzo. Alzo la testa e non posso fare a meno di notare l'edificio: più che una scuola sembra una caserma, è grigia e ci sono tante finestre qua e là, il portone dell'entrata è grande quanto basta e nel cortile ci sono alcuni studenti che fumano o che parlano. Deduco che il resto sia nelle classi.

Entro nell'edificio in cerca della segreteria che è molto facile da trovare dato che c'è scritto "SEGRETERIA" sopra ad un portone di legno enorme. L'interno della scuola non c'entra assolutamente niente con l'esterno, è molto pulita e i muri sono limpidi, gli armadietti sono disposti ordinatamente in fila nel corridoio e le porte delle classi sono ben curate.

Mi avvio nel corridoio per entrare nella segreteria, apro la porta e la prima cosa che vedo è un tavolo bar con un microfonino e tanti fogli e cartelle sparse sorpa. <<C'è nessuno?>> chiedo. All'improvviso sbuca un signora abbastanza anziana che era nascosta lì sotto ed io salto dalla paura. Non capirò mai perché fanno così. La signora all'apparenza ha un aspetto gentile con qualche ruga sul viso ed è poco truccata.<<Ti sembra orario di entrare a scuola signorina..?>> esclama <<Smith. Mi chiamo Rylie Smith.>> rispondo con tono fermo e deciso. Mi sono ricreduta sulla parola "gentile". <<Ecco, signorina Smith! non voglio che capiti mai più intesi?>> sbuffa appoggiando un foglio sul tavolo dove credo ci siano scritti gli orari delle lezioni e le chiavi di un armadietto <<Questo è il foglio degli orari dei tuoi corsi mentre quelle sono le chiavi dell'armadietto. Non puoi entrare in classe a quest'ora quindi fa' ciò che ti pare. Benvenuta.. ragazzina>> mi guarda da testa a piedi come se fossi la persona peggiore nell'universo. <<La prossima volta venga a scuola con abiti consoni all'ambiente in cui si trova>> dice osservando la mia pancia scoperta da un crop top grigio e i miei parachute pants neri a vita bassa. Che si guardasse lei, io sono vestita benissimo.

Esco dalla segreteria e faccio un rapido giro per la scuola quando mi rendo conto che sono le 9:01 e dovrei andare all'admadietto. Controllo il numero: 76.

Mi dirigo verso il mio armadietto e infilo le chiavi. Non gira. Riprovo. Non funziona. Ma che problemi ha questo stupido aggeggio di ferro?! <<HmHm>> sento qualcuno tossire alle mie spalle.
Mi giro di scatto e resto pietrificata

Davanti a me c'è un ragazzo molto più alto di quanto lo sono io, forse sul metro e 90, ha i capelli neri mossi che gli ricadono ribelli sulla fronte, occhi marrone scuro, zigomi scompiti, sopracciglia perfette ed un bellissimo naso.

<<È il mio armadietto quello>> mi giro dinuovo per controllare il numero dell'armadietto dietro di me: numero 73.
Come diavolo si fa a confondere il 6 con il 3?! << Scusa, ho sbagliato>> ammetto la mia colpa, stranamente.

Resto incanta ad osservare il suo volto così perfetto da sembrare disegnato, mi perdo nei suoi occhi scuri e profondi dove quasi non si vedono le pupille. Quando parlo con una persona oppure ho un contatto diretto con essa ho il vizio di guardarla negli occhi, forse perché il mio cervello cerca di comprendere i sentimenti dell'altro. Di solito negli occhi dell'altro cerco sempre quel qualcosa nella sua anima.

<<Allora? Ti sposti o vuoi continuare a fissarmi?>> dice lui facendo svanire ogni mio pensiero <<Si, certo>> dico imbarazzata. Che figura di merda.

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