L'unica verità che si può affermare vivendo su questa terra è che non sappiamo assolutamente cosa ci aspetti nel momento in qui chiudiamo per l'ultima volta gli occhi sul mondo.
Tentiamo con i nostri culti, con ritualità e cerimonie pregne di gesti e piccole scaramucce di tentare ad indovinare. In pratica ci dilettiamo il sabato sera davanti alla tv mentre ci ingozziamo di cibo e elucubrazioni a chi la spara più grossa.
Ma nessuno è davvero disposto a credere.
Ad arrendersi alla sola certezza possibile.
Al fatto che nonostante ogni possibile studio, ogni possibile ricerca o pellegrinaggio messo in atto dai più spaventati, non si ha modo di conoscere la morte se non si è di fronte alla morte stessa.
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Dove stracazzo sono?
Pensa con una certa prontezza di spirito l'anima che una volta soleva scorrazzare in moto sull'asfalto romano di Manuel Ferro.
Si guarda a destra.
Si guarda a sinistra.
Ma niente.
Vi è una distesa di sabbia sconfinata.
Sabbia scura, vulcanica, di cui è totalmente inutile cercar di distinguere i granelli che la compongono, quasi fossero come gli atomi che aggregandosi danno forma alla materia.
Si percepiscono ma non si possono mettere a fuoco.
Beh, a stare fermo non ci pensa minimamente.
Non lo è stato in vita figurarsi adesso che è...
Che cos'è?
Incorporeo.
La mano che si posa sul petto per cercare il battito cardiaco è priva di senso tattile.
Eppure può camminare ancora.
Può gironzolare.
Quindi comincia a farlo.
Vede le sue estremità disegnare fluttuose onde nel terreno su cui dovrebbe poggiare ma che sembra quasi mescolarsi con la sua immagine.
Fico.
Di nuovo un'elaborazione della situazione più che razionale.
Ad un tratto gli sembra di scorgere un'ombra nel bel mezzo di quel niente cosmico.
Deve essere la sua volontà che gioca al gatto col topo con lui.
L'idea di essere completamente solo deve averlo scosso più di quanto sarebbe disposto ad ammettere se ci fosse solo qualcuno ad ascoltarlo.
Si anima di pazienza che tanto di tempo crede di averne in abbondanza e si dirige verso quel faro nella notte del suo eterno giorno.
Il tempo però sembra non avere importanza lì.
Quello che pare trovarsi molto lontano diviene tutto d'un tratto una forma umana posta al suo fianco.
Se avesse un cuore effettivo che pompa nel suo costato con ogni probabilità in quel momento si sarebbe fermato, allibito da una presenza nuova in quella valle dimenticata.
E tanto incredibilmente di fronte alle due entità tra di loro estranee prende a scorrere come proveniente da una fonte invisibile un vasto fiume scintillante, che pare cantare nel suo fluire placido.
"Tu chi sei?"
La figura accanto a lui prende di punto in bianco parola.
"Come chi so io, chi sei te!?"
