Sono nata nel 1673 in una Venezia che aveva visto altre donne, prima di me, mettere al centro la questione femminile. Moderata Fonte, che ci teneva a far sapere che le donne non sono affatto peggiori degli uomini, e prima di lei Christine De Pizan, che aveva messo insieme una sorta del vostro Storie della buonanotte per bambine ribelli già nel Quattrocento, raccogliendo il genio di molte donne in un bel tomo.
Eppure, nacqui già sminuita delle mie capacità primarie: quelle di sopravvivenza. Dovevo essere molto pallida e gracile, perché quando venne al mondo mia sorella le diedero il mio stesso nome: Rosalba. Avevo già una sostituta a soli due anni e nessuna fiducia riposta in me. Ma i miei genitori dovettero ricredersi, perché non avevo alcuna voglia di morire. La seconda Rosalba venne quindi soprannominata Neneta in famiglia, e Giovanna dagli estranei.
Non la incolpai mai di aver voluto prendere il mio posto al primo vagito. La amavo profondamente e, ancora bambina, le avevo dedicato il mio primo ritratto, mostrando a tutta la famiglia il mio talento. Avevo restituito a quel foglio lo stesso spirito di quella mia sorellina graziosa. Questo potere era una magia, e io la possedevo.
Avevo ereditato la vena artistica del nonno, e mamma e papà la assecondarono, facendosi subito perdonare per la diffidenza che mi avevano dimostrato quando ero poco più che una neonata. Cominciai a realizzare i bozzetti dei ricami di mia madre, forse è per questo motivo che, in età adulta, diventai così scrupolosa nel dipingere con minuzia i dettagli degli abiti delle dame che ritraevo. Mio padre, invece, mi fece un regalo enorme: mi permise di studiare privatamente pittura con i migliori maestri.
Mai interessata a ciò che erano le imposizioni del momento, trovai nel pastello la mia vocazione. Era una tecnica poco utilizzata, quasi schernita dagli artisti che la consideravano una roba da donne. Ne diventai la maestra e, in seguito, alcuni uomini provarono a capire come riuscissi a restituire tanta vivezza agli sguardi e freschezza ai visi dei miei ritratti. Un giorno ricevetti anche una lettera da parte di un mio estimatore, un uomo, che mi chiedeva perché non riuscisse a lavorare i pastelli con facilità: erano per lui troppo morbidi, talvolta invece troppo duri. Gli risposi da vera intenditrice. Non era colpa sua: alcuni venditori truffaldini mischiavano il pastello al gesso o alla scagliola, rendendolo inutilizzabile.
Al contrario dei blasonati colori a olio, i pastelli non possono essere mescolati tra loro e hanno una gamma cromatica limitata. Per questo motivo, quando necessitavo di colori nuovi dovevo crearmeli da sola.
Diventai un'alchimista, la Strega comanda colori del Settecento.
Quando imparai a levare la tintura e il succo ad ogni fiore, divenne per me necessario appuntare le mie pozioni in un ricettario. Anche questo lo feci a modo mio, catalogando ogni colore secondo il mio gusto. Per esempio "verde bellissimo", in barba ai nomi tecnici come il verde Veronese, a cui aveva dato il nome un collega veneto prima di me. Interessata alla funzionalità delle cose più che alla nomenclatura, al contenuto più che alla forma, catalogai alcuni colori in base a ciò a cui erano destinati. Così alcuni li chiamai "capelli incipriati", altri "acqua agitata".
Utilizzando una tecnica snobbata da altri pittori, la miniatura a pastello, diventai famosa.
In quella che oggi chiamereste una strategia di marketing, raggiunsi un target che i miei colleghi non furono in grado di avvicinare. I miei committenti volevano dei ritratti e io li realizzavo in pochissimo tempo. Una miniatura, infatti, ha dei tempi di posa molto brevi. Eppure, in quel fondello c'era tutta la mia precisione e dovizia di particolari. Inoltre, avevo il mio segreto. Fui una delle prime a utilizzare l'avorio come base per i miei pastelli, donando ai miei ritratti una luminosità, una vera e propria aura, che divenne il mio marchio di fabbrica.
STAI LEGGENDO
Rosalba: prima la Carriera dell'amore
Short StoryRosalba è cagionevole fin dalla nascita. Quando ha solo due anni, i genitori la danno già per spacciata, al punto che chiamano la sua nuova sorellina Rosalba come lei, sicuri che non ce la farà. Ma si sbagliano. Cresce forte e con una dote innata: i...