Distruzione

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Si era risvegliato, e ora nulla lo poteva fermare.

Gli eserciti coalizzati volevano bloccare la sua avanzata ma la sua furia era implacabile.

La sua enormità oscurava il cielo, i suoi lunghi capelli bianchi ricadevano sul suo nudo corpo muscoloso.

Si ergeva imponente e prepotente dal suolo per portare morte e distruzione, la sua testa lambiva le nubi, i suoi piedi schiacciavano metropoli fiorenti.

Stormi di caccia militari si schiantarono contro la sua pelle corazzata senza poterlo neanche lesionare minimamente; colpi di artiglieria, nucleari, balistici e chimici lo mitragliarono senza pietà ma lui, impassibile, facendo tremare le viscere stesse del globo terracqueo, avanzava imponendo la sua massa contro la piccolezza umana.

Ogni tentativo era un inutile spreco di forza per l'umanità riunita, e la speranza andava affievolendosi sempre di più mentre eserciti considerati invincibili cadevano, domini umani si estinguevano in un lampo e imperi si sgretolavano al suo passaggio.

Egli era venuto unicamente per portare distruzione ma nessuno sapeva che cosa fosse e perché commettesse quelle atrocità contro l'umano dominio.

Quando arrivò nella città di Londra la torre del Big Ben venne scagliata con un suo poderoso calcio nel Tamigi, ogni casa fu rasa al suolo, ed egli ,dopo l'immane catastrofe, si sedette a contemplare la sua distruzione, e le medesime azioni si ripetevano in una scalata verso la follia terrestre totale.

Quando arrivò nelle più grandi città mondiali ogni cittadino sapeva che nessun piano di evacuazione avrebbe potuto salvarli; ognuno si inginocchiava e pregava il suo Dio.

Ma intanto il poderoso e proporzionato corpo si avvicinava, facendo tremare la terra, esondare i fiumi, eruttare i vulcani, spaccare le zolle tettoniche e aprire le faglie.

New York, Ottawa, San Francisco, Vienna, Casablanca e Istanbul caddero molto velocemente, senza che gli abitanti potessero capire cosa stava loro piombando addosso con furia mai conosciuta da umana coscienza.

Grattacieli volavano come mosche, antenne radio venivano divelte come stuzzicadenti, centri commerciali affollati venivano devastati con una sola poderosa manata, palazzi governativi erano smembrati come animali sacrificali, chiese e templi erano rasi al suolo fin dalle fondamenta mentre i complessi industriali esplodevano in zampilli di fiamme incandescenti a temperature altissime ; i collegamenti elettrici erano tranciati dal solo suo passaggio e le condutture del gas esplodevano per l'enorme pressione esercitata dalla sua mole granitica mentre le persone affollavano le strade e scappavano inutilmente alla ricerca di una salvezza che non arrivava mai.

Furono giorni di terrore e tirannia, giorni di alti fuochi che sembravano lambire le lontane e fredde stelle, giorni di pianti e lamentazioni, giorni di sofferenza e terrore, giorni di morte totale e sterminatrice ed ormai il colossale gigante era considerato da ogni vivente l'apocalisse, la fine di tutte le esistenze, la vendetta suprema contro il sapiens.

Alla fine di questa carneficina distruttiva egli si sedette sulle rovine dell'ultima città dell'uomo e contemplando le rovine, le cascate di macerie, i corpi fracassati al suolo con violenza di persone di ogni età e sesso, egli rise, una risata portata dal profondo del suo cuore.

Le lacrime isteriche di quella risata gocciolavano dalla sua barba e risaltavano la follia dei suoi occhi lucidi.

Fumo si levava da ogni parte del mondo e solo fuoco e fiamme ormai il geoide morente conosceva.

Egli si sentiva in pace con sé stesso, aveva finalmente compiuto la solenne vendetta; la sublime tirannia della devastazione e della morte lo aveva appagato.

Ritornò nella terra da dove era uscito.

Poi più nulla.

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