2. Artemisia

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«Ti fa male?» sento dire da Will.
Sono da circa cinque minuti fuori alla stanza 172 e per tutto il tempo non ho fatto altro che ascoltare i bambini parlare con lo sconosciuto. D'un tratto si sente un lamento.
«Cavolo, devi aver preso una brutta botta» parla ancora Will.
«Hai detto di aver fatto un incidente in gara ma non sembri un pilota.» Questa volta la voce appartiene a quella furba di Melissa; per essere una bambina a volte sembra essere molto più intelligente di certi adulti.
«Sono un pilota alternativo» dice una voce profonda.
Corrugo la fronte confusa e mi chiedo cosa voglia intendere per "alternativo".
Cristo, hanno fatto venire uno scapestrato qui. E per di più lo lasciano parlare con dei bambini!
Mi sposto dalla parete e inizio a chiamarli tutti, come ordinato gentilmente da George.
D'un tratto le voci si placano facendomi capire di aver attirato la loro attenzione.
«Chi è Sia?» parla di nuovo lo sconosciuto e la sua voce mi blocca quasi vicino all'uscio della porta.
«La nostra migliore amica!» dicono in coro le bambine.
«E la nostra fidanzata!» seguono a ruota i maschietti.
«Mia moglie, per la precisione»
Mi scappa un sorriso e mi immagino lo scapestrato vittima dello sguardo omicida di Will. È stato il primo bambino che ho incontrato. Mi considera come una sorella e forse è da questo che proviene la sua immena gelosia nei miei confronti.
«Se non uscite dal vostro nascondiglio ve la vedrete con il vecchio e presuntuoso George» cito le stesse parole dell'infermiere e come per magia eccoli lì tutti davanti a me con occhioni e sorrisoni che mi scaldano il cuore.
A fare una corsa dritta verso di me è Melissa che mi stringe nelle sue minuscole braccia.
«Sei tornata» mormora contenta.
Mi abbasso per allineare il mio viso al suo e le rivolgo un sorriso, poi alzo lo sguardo su tutti gli altri. I bambini sono la parte felice dell'ospedale.
«Cosa stavate facendo qui?» faccio finta di non sapere nulla.
«C'è un nuovo ragazzo, ti va di entrare?» chiede Sean con quei suoi occhialoni buffi su per il naso.
Mi ritrovo ad accettare implicitamente solo per la fastidiosa curiosità di sapere chi è il fenomeno del momento che ha attirato la loro attenzione.
«Voi però tornate in saletta a sistemare tutto con George»
I bambini corrono verso il portellone del reparto ma Will si ferma e mi guarda.
«È solo un pallone gonfiato» mi dice da lontano, geloso.
«Però è bello» aggiunge Melissa con un occhiolino rivolto a me e Will alza gli occhi al cielo.
Mi diverte e fa quasi tenerezza, una volta mi ha esplicitamente detto di avere la paura che io potessi andare via e non tornare mai più. Mi sento in dovere di rassicurarlo d'un tratto.
«Tranquillo Will, i palloni gonfiati non mi piacciono.»
E non mi legherò mai a qualcuno nel modo in cui pensi, ma questo non glielo dico.
Il pensiero che un giorno io possa andarmene per sempre, se la malattia peggiorerà, mi attanaglia la mente ogni giorno. Lo scaccio via ed entro nella stanza. Il grande finestrone fa luce e le pareti bianche sono prive di qualsiasi quadro o disegno. La mia stanza n'è piena. Sul tavolo c'è un piccolo borsone da dove fuoriescono delle magliette mentre al centro della stanza vi è il solito lettino automatico con le lenzuola candide.
Ed eccolo lì lo sconosciuto scapestrato. Alza di scatto la testa che teneva reclinata sul cuscino e inizia a fissarmi.
Inconsciamente mi trovo ad essere d'accordo con la piccola Melissa. È davvero bello. Alza il busto per sedersi  sul bordo del letto e con gli occhi percorro la sua figura come mai ho fatto. Indossa dei pantaloni neri della tuta ed è a torso nudo; i capelli sono di un castano chiaro e l'azzurro dei suoi occhi sembra essere lucente come una perla per la luce del sole che lo colpisce in viso. Mi rendo conto del silenzio in cui siamo avvolti perciò, sentendo quasi l'imbarazzo montare, distruggo la nostra quiete.
«Tu devi essere lo sfigatello che fa tanto il gradasso ma poi finisce per fare un incidente clamoroso»
La mia fantastica ironia.
«E tu devi essere Sia, la moglie di Will» dice con quella sua voce profonda e incredibilmente attraente come il suo aspetto. Ma non mi faccio ammaliare, ritenendolo un pallone gonfiato proprio come lo ritiene Will.
«Artemisia» ribatto infastidita il mio nome. Sia mi chiama chi ha una certa confidenza con me e lui sicuramente non la possiede.
L'estraneo si alza e si incammina verso di me dandomi la visione della sua intera figura. È alto, probabilmente quasi un metro e novanta e, con meno di trenta centimetri, gli arrivo al petto. Lo ringrazio mentalmente per essersi fermato ad una giusta distanza.
«Capita a tutti un incidente» dice con un cipiglio. «Piuttosto a te cosa è successo di così clamoroso per essere qui?» 
Nell'anima vacillo ma gli mostro la mia miglior arma quando mi rivolgono una domanda inopportuna come questa, l'indiferrenza.
«Corse clandestine, di' la verità» dico anzichè rispondergli.
A vacillare adesso a lui e la lieve scintilla di stupore mi fa capire proprio di aver tirato nel segno.
«No»
Afferro la maglietta sul tavolo e gliela lancio in pieno petto, lui l'afferra e mi guarda di sottecchi.
«Tuta e maglietta, macchiate di sangue, non credo siano un outfit da pilota autorizzato»
Non mi fotti, stronzo.
Inizio a camminare per la stanza come se avessi tutti i diritti del mondo per entrarci e mi dirigo alla finestra dandogli le spalle. Oggi New York è soleggiata e come al solito è caotica e piena di vita. In netto contrasto con me.
«E non fare l'egocentrico, qui non hai nessuno da acchiappare. A meno che tu non voglia un bel servizietto dall'infermiera di turno. E credimi di tette e culo sodi non vi è alcuna traccia» lo provoco ancora con un sorriso insolente.
Quando mi giro, mi accorgo della sua espressione esilarante che lascia poi il posto ad un sorrisetto strafottente.
«Però ti è piaciuto vedermi».
«Piuttosto mi caverei gli occhi» ribatto inorridita.
Osservo di nuovo il suo corpo perfetto con i muscoli in rilievo al punto giusto e potei notare sul fianco sinistro delle diramazioni rosse e viola quasi sbiadite che arrivano fino alla base del pettorale. Sembra essere proprio una ferita provocata da un fulmine.
Si accorge del mio sguardo proprio lì e infila velocemente la maglietta nera per poi guardarmi torbido.
«È inutile coprirti, tanto te la faranno togliere» gli dico ma rimane in silenzio. «A quanto pare sei incline alle azione mortali.»
«Sta' zitta.»
«Come? Prego»
«Devi stare zitta» ribatte più bruscamente di prima e quasi mi viene voglia di prenderlo a schiaffi.
«E chi sei tu per ordinarmi di restare zitta?» lo sfido in modo insolente.
Non ho mai avuto un atteggiamento simile, tantomeno con la gente, ma non tollero tali comportamenti, sopratutto da uno sconosciuto.
«Qualcuno che ti metterà al tuo posto se non lo farai» mi guarda sicuro di sè.
«E come intendi mettermi al mio posto?»
Mi avvicino ma, dal canto suo, mi sovrasta completamente tanto che sono costretta ad inclinare la testa per guardarlo negli occhi. Prima che possa rispondere il dottor John Hale irrompe nella stanza. Il suo sguardo si fa curioso appena si accorge della mia presenza e solo adesso mi accorgo della vicinanza eccessiva con il ragazzo senza nome.
«Artemisia non pensavo di trovarti qui. Ti ha già rapito il cuore il ragazzone qui?» mi dice divertito e io fingo di avere un conato di vomito.
«Piuttosto me lo trapianterei all'instante»
«Avete fatto conoscenza?» continua John ma non mi lascio sfuggire la sorpresa e l' agitazione che d'un tratto gli hanno velato il viso.
«Sì e da questo momento in poi non parlerò più con gli stronzi.»
Sento sbuffare sonoramente il ragazzo ma non distolgo gli occhi da John.
«E io con le stronze insolenti.»
Non gli do la soddisfazione di girarmi e, per sfuggire agli occhi di entrambi per paura di far notare i brividi che la sua voce mi ha provacato, mi dirigo verso la porta ed esco dalla stanza che d'un tratto sembra essersi rimpicciolita.

Spazio autrice:

Non so quanto mi potrebbe portare fortuna questa storia, che è stata pensata durante quell'ora di pullman diretta a scuola e che è rimasta fino ad ora rinchiusa sul desktop del mio computer. Iniziare a pubblicarla qui su Wattpad è già un passo avanti. Non è la mia prima storia ma è come se lo fosse. Spero che Artemisia entri un po' nel cuore per i suoi modi difficili e stravaganti ma anche per la sua fragilità.

Ma tornando al capitolo, con chi si sarà mai imbattuta la nostra Sia?
Lo scoprirete presto, piccole pietre di Luna. 🌘

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 23, 2023 ⏰

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