Thoth era sdraiato nel mezzo di un'oasi, all'ombra di una palma, con i piedi a poco dallo specchio d'acqua. Trovandosi sulla terra non poteva certo mantenere la sua forma divina: un povero mortale sarebbe finito nel regno di Osiride con un solo sguardo.
Aveva scelto la forma di un ragazzo sui vent'anni. Se mai avesse potuto avere una giovinezza pensò che quel ragazzo gli sarebbe assomigliato.
Alzò la mano in aria e una libellula gli si posò sull'indice. Sorrise. Quel luogo era idilliaco, i mortali viaggiavano giorni e notti rischiando la vita per vederlo e poteva capire perché: l'acqua era limpida, la quiete regnava ovunque. La libellula riprese il volo.
"Schifoso insetto! Allontanati da me, creatura orripilante"
Thoth si tirò a sedere di soprassalto per vedere a pochi passi dietro di lui una donna bellissima. La pelle ambrata e luminosa, lunghi capelli neri sciolti, coperta da una lunga veste di lino. Aveva un bel fisico e portava gioielli dorati.
Gli occhi della ragazza si puntarono nei suoi con uno scintillio astuto. "Una calamita di donna" pensò il dio "Che ci farà in un posto simile tutta sola?"
I suoi occhi scesero lenti sul braccio esile della giovane fino a posarsi sulla mano adornata di anelli preziosi. Tra l'indice e il pollice stringeva un qualcosa senza vita.
Thoth strabuzzò gli occhi, si alzò in piedi e si avvicinò urlando verso quell'essere che ormai aveva perso ogni fascino. Come poteva una persona tanto bella essere così spregevole.
"Cosa ti fa pensare di avere l'autorità di mettere fine all'esistenza di una libellula?" le urlò strappandole bruscamente il cadavere dell'insetto.
"Sarebbe morta comunque ragazzo, che te ne importa? Era così brutta... Credo che esseri così orribili non dovrebbero proprio esistere" la ragazza lo squadrava sorridendo, come se si stesse divertendo.
"Razza di sciacallo, ti meriteresti la morte"
"Oh, davvero? Questo mi ferisce"
"Bene, era il mio obbiettivo" spostò gli occhi dalla creaturina brutalmente uccisa alla fanciulla, lo squadrava come fosse un cucciolo estremamente stupido.
Thoth domandò incerto: "Era sarcasmo?"
"Ovviamente"
Ironia: l'unica cosa che non avrebbe mai capito.
Il dio si girò dandole la schiena e pronunciò sottovoce un incantesimo perché l'anima della libellula arrivasse presto a Osiride. Lanciò quel che rimaneva nel lago guardandola affondare lentamente.
Il dio-ibis si accorse che per afferrare una libellula servivano capacità che quella mortale non poteva avere, a meno che... Era decisamente una stupida dea, lì soltanto per infastidire.
"Sei Hathor? Cane riprovevole di una dea" si girò furente.
"Direi di no. Perché lo pensi? Ti attrae la forma che ho assunto?" con uno scatto sovrumano la fanciulla gli prese il viso con una mano avvicinandolo al suo. Si leccò le labbra avvicinandole a quelle del dio. Lui la allontanò bruscamente, schifato.
"Chi saresti allora? Quale tra dee si abbassa a un gioco di potere così futile?"
"Chi ha detto che sono una dea? Potrei essere solo una mortale. Ti va di giocare a chi uccide più libellule, strano dio? Rilassati con me"
Thoth si stancò facilmente di un comportamento così egocentrico e provocatorio. Aveva sempre odiato questo genere di persone e non avrebbe fatto un'eccezione solo per una dea carina.
Assunse la sua forma originaria, quella visibile a dei e mortali. Era un uomo giovane, la pelle scura e abbronzata. I lunghi capelli neri dalle punte dello stesso colore del profondo del mare. Aveva sottili occhi gialli, i lineamenti del viso marcati.
Una cicatrice gli scendeva dall'orecchio alla clavicola. Le vesti larghe, del colore delle foglie delle palme, gli ricoprivano il corpo dalla vita in giù. Attraverso il petto passava una piccola tracolla. Lunghi orecchini di smeraldi gli pendevano dalle orecchie. Non era muscoloso ma nemmeno esile.
Prese la ragazza per i polsi sbattendola sul tronco di una palma, si mise davanti a lei abbassando il viso sul suo.
"Che paura! Un dio puntiglioso e dannatamente noioso" sospirò lei, poi sorrise, gli fece l'occhiolino e con un lampo di luce prese la sua forma divina originale.
"Ti piaccio di più così, dio?" gli rispose un uomo più alto di lui.
Il cuore di Thoth iniziò a battere più forte e arrossì un poco, visibilmente in imbarazzo.
Il primo pensiero di Thoth è che quell'essere fosse dannatamente bello.
I capelli ramati erano stretti in piccole treccine intarsiate d'oro e ametista, gli arrivavano alle spalle. Anche Thoth gli arrivava alle spalle, si ritrovò faccia a faccia con un petto muscoloso da guerriero.
La carnagione era chiarissima. Alla vita portava una cintura con piccoli scomparti e una veste scura come il cielo notturno.
Thoth alzò lo sguardo verso il viso del dio, lui gli si avvicinò con un sorriso compiaciuto notando il suo imbarazzo. I suoi occhi erano azzurri, un azzurro così chiaro da sembrare bianco.
"Sei un uomo?" balbettò Thoth ritraendosi incerto e intimorito dal dio muscoloso.
"Ti dà fastidio?" chiese lui.
"No. Cioè sì. In realtà non lo so... Chi diamine sei?"
A quelle parole il dio con le treccine parve offendersi. Sembrava credere di avere una sorta di fama. Socchiuse gli occhi biancastri guardando storto quelli gialli di Thoth.
"Dovrei chiederlo io a te. Sei un dio minore, capisco che voi non ci conosciate. Dovreste informarvi su noi divinità maggiori, un po' di rispetto non guasterebbe"
"Sono uno di loro, stolto, e non ti ho mai visto con gli altri. Non alle cerimonie da Osiride, non ai consulti di guerra, non alle pianificazioni delle epidemie"
"Non mi piacciono gli altri dei. Pensandoci bene neanche io piaccio a loro" il dio misterioso scattò mettendosi dietro il più basso tra i due, sussurrando al suo orecchio: "Per te potrei fare un'eccezione, fanciullo"
Il cuore di Thoth era indeciso tra un terrore o un imbarazzo atroce. Chiuse gli occhi e riprese il controllo di se stesso.
"Scollati, chi diamine sei?"
"Lo sai, non fare il bambino"
"Bambino? Io?"
"Esatto"
Thoth si arrese, si voltò allontanandosi un poco. Agitò in aria le mani aprendo un portale per un luogo lontano dal dio misterioso.
"Addio innominato"
"Arrivederci bellezza, ripensa a quella mia offerta. Sai potrebbe essere la tua unica occasione per assaggiare il potere di un vero dio"
Dopo averlo fulminato con lo sguardo, con uno sbuffo frustrato Thoth si girò più arrabbiato che mai. Entrò nel portale augurandosi di non vedere mai più quell'egocentrico pezzo di un dio.
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L'incubo del dio-ibis
FanfictionDopo un primo incontro che sembra separarli per sempre, il molto razionale dio egizio Thoth si ritrova a fantasticare su Khonsu: il suo nemico per natura. I due, obbligati a lavorare insieme da Ra, si odiano sempre più. Un incidente però cambierà le...