~Prologo

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Il mondo andava avanti imperterrito, ignorando che io lo stessi osservando da quelle quattro mura, un confine invalicabile per me.

Tutto iniziò quando il re si innamorò di una semplice domestica. Ella era l'accompagnatrice della regina, la aiutava nelle mansioni giornaliere. Una razza come la sua, in quel regno, non poteva ambire ad altro che al suo ruolo, anzi, era fortunata a servire i reggenti in carica; era un onore essere tra le loro grazie.

Ma il re in lei non aveva notato le orecchie a punta come marchio di diversità o inferiorità. Non aveva imposto lui quelle regole nel regno, non voleva che altre razze all'infuori della razza umana venissero denigrate dalla loro società, ma non poteva porre fine a quelle regole nate durante le guerre di insediamento.

Il re aveva visto in lei la purezza, il candore della sua anima, la sua innocenza, la caparbietà di andare avanti nonostante le sofferenze che le infliggeva il regno.

Il loro amore era sbocciato per caso, entrambi erano coscienti che avrebbero sempre dovuto amarsi in segreto. Il caso volle far innamorare due classi sociali così distanti e per di più anche razze la cui unione era vista come abominio assoluto.

Mesi dopo i loro fugaci incontri, qualcosa cambiò, o per meglio dire, qualcosa venne creato. La giovane elfa si rese conto di portare in grembo una vita; ma le cose non furono mai così difficili. Loro sapevano che il frutto del loro amore non avrebbe mai potuto crescere in libertà e amato; un figlio a metà tra due razze sarebbe stato visto come la più grande maledizione del regno. Era un alto sacrilegio. Era assolutamente proibito giacere con la razza inferiore.

Ma il loro grande amore proibito andava oltre queste superstizioni.

Il re dovette affidare la vita delle sua amata ai suoi fidati consiglieri e leali amici. Non poteva più continuare a farsi vedere nel castello, era molto pericoloso. Così nel cuore delle notte venne scortata fuori le mura reali. Costretta a passare gli ultimi mesi di gravidanza segregata in una casetta ai confini del regno, in compagnia di domestiche scelte da lei che si sarebbero portate quel segreto nella tomba.

Il re passò quel periodo facendo finta di niente, conducendo il suo regno in modo omertoso e disprezzandolo. La regina rimase all'oscuro di tutto. Ogni tanto i suoi consiglieri tornavano a palazzo e discutevano, oltre che delle esigenze del regno, anche della futura madre di suo figlio e del suo primogenito  nonché unico erede del regno, poiché l'attuale moglie non era in grado di dargli figli. Ma il regno non avrebbe mai accettato che il successore del re fosse un mezzelfo.

I mesi passarono e al re arrivò la notizia che da lì a poco sarebbe diventato padre.

Una notte, la donna si svegliò in preda al dolore, sangue le sgorgava dalle gambe. Subito vennero avvisati medici e ostetriche, già pronti ad occuparsi del parto. La giovane seguì ogni loro direttiva, ma il dolore era insormontabile, le sue sottili anche non riuscivano a sostenere il peso di quel dolore. Qualcosa di irreparabile stava accadendo. L'ostetrica che si stava occupando del parto si accorse che la testa del neonato non era posizionata bene; in poco si resero conto che il bambino era podalico e poco si poteva fare per salvare la vita ad entrambi...

Dovettero prendere una decisone alla svelta: salvare l'amante illegittima del re o il suo futuro erede, sebbene fosse di una razza impura.

La donna li guardò sorridendo, anche se in preda al panico e al dolore, disse solo una parola dopo di che sveni' senza forza.

Salvatelo.

La decisione fu presa, era l'unica possibile. Fecero un taglio sulla pancia della donna inerme, almeno non stava sentendo dolore, e ne estrassero una vita.

Nella confusione non si accorsero che quel bambino non fosse quello che credevano. Il primo figlio del re era una femmina...

Poco dopo il parto cesareo d'urgenza, la donna si lasciò andare, morì. Una lacrima le scese, incorniciando il suo viso delicato.

Quella notte stessa, i consiglieri partirono alla volta del castello per informare il re delle terribili notizie.

Il re crollò a terra, battendo le ginocchia. Aveva perso la sua amata, il suo bocciolo gentile, la donna che gli aveva fatto amare la semplicità dei piccoli gesti.

Uno dei consiglieri gli ribadì la notizia che la sua amante aveva dato alla luce una semplice femmina, una bambina dalle orecchie a punta. Il re lo guardò con sguardo di odio e disgusto. Quella era sua figlia, non c'era niente di indegno in lei.

Il re in quell'istante prese la rischiosa decisione di far vivere la bambina con lui nel castello. Non poteva permettersi di rifare lo stesso errore. Voleva vederla crescere, voleva sempre starle accanto. Lo doveva alla sua amata Adeline.

La crescerò con l'amore che le avresti dato tu. Sarà amata. Riuscirò a farla amare anche dal mondo.

Il consigliere, che era con lui mentre prese quella decisione, lo guardò interdetto e sfavorevole. Era una scelta poco pensata, presa in preda al dolore. Cercò di farlo ragionare, ma il re voleva sua figlia con se a tutti costi. Infine riuscirono a prendere una decisione che non avrebbe messo in pericolo la corona né tantomeno la bambina.

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