Capitolo 4

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Camminai leggiadra con le carte in mano pronta per farle firmare dal
Mio dottore.

Bussai alla sua porta e la aprii entrando, richiudendola alle mie spalle, speranzosa che lui non avesse occhi soltanto che per me.

Invece lui stava guardando il suo telefono e mi stava deliberatamente ignorando, sarei potuta entrare anche nuda che tanto non se ne sarebbe accorto, dato da come era preso dal suo smartphone.

Camminai sugli alluci fino ad arrivare al suo fianco anche se potevo benissimo fermarmi di fronte alla scrivania, ancheggiando con malizia e arrossendo comunque con un velo di imbarazzo.

Era la prima volta che entravo scalza, la volta prima, un mese e mezzo fa, ero entrata con i mocassini di Virginia tenendoli per mano ed uscita tenendo le mie ma, quello era tutto un altro contesto.

Adesso ero lì per provocarlo, per vedere la sua reazione e lo ammiravo vestito di bianco con le sue iniziali azzurre sulla sua camicia.

- Dottor Ghini ho un verbale di sequestro da farle firmare, viene direttamente dalla procura.

Dissi allungando il braccio con le carte verso di lui e finalmente alzò gli occhi dal suo telefono guardandomi e come si posarono sui miei si addolcirono all'istante.

- Fammi vedere. Io gli passai le carte e lui le analizzò una ad una attentamente, assottigliando lo sguardo a due fessure.

- Gran brutta storia questa. Un sequestro di un immobile ad uso familiare con presenza di minori. Non si dovrebbe mai ricorrere a simili gesti così estremi, non concordi?

- Assolutamente si dottor Ghini, mettere qualcuno moroso per strada non è mai una bella cosa, specialmente se ci sono bambini piccoli.

Risposi, ma quello non era affar nostro purtroppo, noi potevamo solamente registrare la sentenza e basta. Prendere atto dell'accaduto e notificarlo alle autorità e renderlo esecutivo.

- Esatto ma oltre ad essere morosa la signora in questione aveva anche tre chili d'hascish. Quindi i figli andranno in affidamento.

Rispose firmando quelle carte che poi io avrei scannerizzato e inviato alla procura di Roma. Senza che si fosse accorto che ero scalza ed i miei piedi erano velati dalla fine calza color daino, quindi trasparenti.

Mi riconsegnò le carte ed io sorrisi prendendole in mano, pronta ad incamminarmi verso la porta ma dopo due passi mi bloccai. E no, non potevo uscirmene da lì come se nulla fosse. Lui doveva guardarmi i piedi e dirmi cosa pensasse delle mia dita, smaltate di rosso carminio.

Quindi tornai sui miei passi e mi fermai di nuovo al suo fianco destro.

- Dottor Ghini cosa ne pensa del colore delle unghie dei miei piedi, le piace?

Chiesi alzando il piede destro portandolo a mezzo metro dal pavimento e lui distolse lo sguardo dal suo telefono e prima di rispondere sorrise.

- Molto bello, ti dona. Ma sei entrata scalza?

- Si volevo farle una sorpresa, spero non le abbia fatto dispetto, questa mia iniziativa.

Io volevo che lo prendesse in mano e accarezzasse i miei alluci, strofinando sopra il pollice ma, invece non fece nulla di tutto questo, mentre io arrossivo ancora.

- Secondo me però a pensarci bene il verde ti starebbe meglio.

- Verde?

Il verde fa schifo.

- Si un bel verde chiaro secondo me ti si addicerebbe meglio, un verde pisello.

Io di pisello avrei voluto vedere il suo.

MiriamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora