(non ancora)

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"E quindi Giulio.."
"Ha organizzato all'ultimo minuto una cena a lume di candela per Monica, sì."

Annuiva anche lui, senza mai distogliere lo sguardo dalla partita di Premier League trasmessa in differita dagli schermi del pub e di cui, in tutta onestà, non gliene poteva fregare di meno."Perciò non viene neanche lei?"

Simone era quasi all'esasperazione, lo aveva dedotto dall'occhiataccia irritata che si era meritato dopo quella domanda oggettivamente stupida.
"Beh, ovviamente no." replicava lo stesso, seppur sbuffando.

"Rayan e Viola nemmeno. Laura però-"
"Si sente poco bene, te l'ho già detto."
"E Chicca?"
"Cambio turno a lavoro."
"Aureliano-"
"Deve studiare."
"Di mercoledì sera? Alle dieci e mezza?"
L'altro non rispondeva, si limitava a una rapida scrollata di spalle. Manuel lasciava che prendesse un altro sorso di birra, poi "E invece Matteo?"
"Dice che aveva lo yogurt in scadenza." bonfonchiava, quasi fosse consapevole di quanto ridicole suonassero quelle parole e non volesse fargliele sentire.

"Sul serio Simò?" gli usciva forzato, dopo aver rischiato di strozzarsi, "Lo yogurt in scadenza? Ma ti sembra normale?"

Lui alzava gli occhi al cielo, "Quando mai Matteo ha detto o fatto qualcosa di normale!" ribatteva con le braccia larghe, scocciato, forse, dalle sue incessanti domande.

Di nuovo un brevissimo cenno di assenso, quasi arrendevole, giusto per fargli sapere che aveva ragione, e che lo stava ancora ascoltando, poi "E Michele?"

Stavolta Simone impiegava un po' più di tempo per dargli una risposta. "Chi?"

"Michele!" ma quando l'altro non dava segno d'aver capito, "Daje, Simò, Michele!" insisteva, "Il biondino co' quelle magliette orende che stava sempre a sbavà dietro a Laura!"

Le rughe sulla fronte si distendevano, segno che aveva finalmente realizzato, "Intendi Leonardo."

"Ah. Vabbè, Michele, Leonardo, siamo lì più o meno." borbottava, rigirandosi il sottobicchiere di cartone tra i polpastrelli. "Lui lo sapeva che dovevamo trovarci stasera?"

"Senti, Manuel." Simone spingeva il bicchiere vuoto fino al bordo del tavolo. "Se per te è un problema stare qua noi due da soli, possiamo tranquillamente tornarcene a casa e-"

"Ciao!" esclamava un ragazzo, un bel ragazzo, guance rosa, riccioli scuri, grembiule allacciato sui fianchi e occhi chiari che puntavano dritti in quelli di Simone. "Posso prendere l'ordinazione o aspettate ancora qualcuno?"

Manuel lo dettava per entrambi, per far capire a quello che sì, poteva prendere l'ordinazione, e a Simone che no, non aveva alcun problema a stare lì, loro due da soli. Era già successo altre volte, dopotutto. Certo, non la sera di San Valentino, ma tant'è. Alla fine ci sono modi ben peggiori di trascorrerlo che dividere un paio di birre con il ragazzo di cui sei segretamente innamorato.

Eppure, nonostante fosse lui a parlare, quello non lo considerava di striscio, e continuava a scrivere cercando di tanto in tanto lo sguardo di Simone. Manuel strappava a metà il sottobicchiere, per evitare di strappargli i capelli.

"Serata speciale, eh?" domandava poi, richiudendo il taccuino e sparecchiando il tavolo. "Vi va di renderla ancora più speciale? Abbiamo organizzato un quiz per coppie e-"

"No! No, noi due non-" Simone s'era fatto dello stesso rosso dei cuori decorativi che scendevano dal soffitto. "non siamo una coppia." s'affrettava a concludere.

"Oh, davvero? Che peccato." commentava quello, che dispiaciuto non lo sembrava affatto. Il sottobicchiere tra le dita di Manuel era ormai ridotto in pezzettini.

"Non siamo una coppia che fa queste cose, di solito, ma per stasera possiamo fare un'eccezione, no?" Sorrideva sornione, e allungava un palmo sul ginocchio di Simone che gli era più lontano, per meglio rivendicarne il possesso. "Che si vince?"

Adesso quello fissava lui, confuso, "Una porzione di patatine fritte e la soddisfazione di sapere che siete la coppia più bella di tutto il pub."

L'altro, rigido sotto il suo tocco, posava delicatamente una mano sulla sua, in uno sfioramento leggerissimo. "Ti va, amore?" gli chiedeva all'orecchio, ma colpendolo al cuore.

Manuel si voltava, tanto vicino adesso da contarne le ciglia, da studiarne i contorni delle labbra, da farlo con le sue, nel bacio più dolce che avesse mai dato.

Poi avvertiva le dita di Simone affondare tra gli spazi vuoti delle sue, e ne ritrovava gli anelli sbattuti sul petto, un visetto adirato che "Vaffanculo, che cazzo ti viene in mente, sei un deficiente." protestava, ora che quello s'era allontanato.

"Simò, io-"

"No, Manuel, no, lasciami stare, vaffanculo. Lo sai benissimo quello che provo per te, non puoi-"

Manuel s'alzava dallo sgabello, tanto di fretta da rischiare di farlo finire a terra. "Dove stai andando?" gli domandava Simone, allarmato, pronto a prendersi la colpa, a scusarsi, come se fosse stato lui quello ad aver esagerato.

Si chinava su di lui allora, gli accarezzava le guance, gli chiedeva silenziosamente il permesso, stavolta, poi lo baciava, di nuovo, e indugiava un po' di più, ora che lo trovava più docile, che gli rispondeva come fino a quel momento s'era solo permesso di sognare.

"A prendere le nostre patatine fritte."

Simone piegava appena il collo all'indietro, lo tirava verso il basso dal maglione per reclamare un nuovo bacio, per lasciarsi baciare, di nuovo.

"Ma non abbiamo ancora vinto." ridacchiava, la punta del naso che disegnava il suo.

"Questo è vero. Però siamo di sicuro la coppia più bella di tutto il pub."

Note di quella che doveva scrivere una bella storiella per San Valentino e invece ha scritto una ciofeca cortissima:
Mi vergogno tantissimo per il ritardissimo, però da qualche parte nel mondo è ancora San Valentino.

Vi sbaciucchio.

Quella del quiz per coppie (ma non sono una coppia) - SIMUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora