CAPITOLO 10

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WATCH TOWER

08:00 p.m.

«Okay, non preoccuparti. Penso io a Perry.» La voce di Lois, attraverso l'altoparlante, sembrava esile e distante. «Salutami Bruce, quando si riprenderà. Digli che gli sono vicina.»

«Lo farò,» le rispose. «Grazie.»

«Ti amo, Clark.»

«A presto.»

La conversazione s'interruppe. Clark chiuse gli occhi per un istante, poi drizzò la schiena e si voltò, per dirigersi verso l'infermeria. Diana gli sbarrò la strada.

«Devi almeno mangiare qualcosa, Uomo d'Acciaio.» Sorrise, incrociando le braccia.

Clark fece per obiettare, ma comprese dallo sguardo inamovibile di lei che non l'avrebbe spuntata. «D'accordo. Un boccone veloce. Chi c'è in infermeria?»

«Wally è con lui. È riuscito a calmarsi un po'. Doveva rientrare a Central City, ma ha detto che si è preso un giorno di ferie e credo che voglia stare vicino a Bruce, almeno per ora.» Diana lo prese a braccetto e lo spinse verso la sala mensa. «John è uscito più di un'ora fa. Alcuni imprevisti in un settore vicino alla Terra. Mi ha detto che spera di essere di ritorno domani. Credo che nessuno voglia stare lontano da Bruce in questo momento.»

Entrarono nell'ampio salone. Diana lo condusse a un tavolo che affiancava le vetrate. Lo spazio profondo brillava della sua luce ancestrale, in un certo senso rassicurante. Clark sbirciò all'esterno, da quell'angolazione la Terra non si vedeva.

«Cosa preferisci?» domandò lei.

«Non saprei, un sandwich?» rispose. Se doveva essere onesto non aveva molta fame.

«Facciamo pollo e insalata.» La principessa gli fece l'occhiolino e si allontanò, per recarsi ai macchinari che componevano per loro il cibo.

Mangiarono l'uno di fronte all'altra. Clark fece del suo meglio per non essere distaccato e le chiese delucidazioni su quanto era avvenuto in Kasnia. Diana parlò della crisi risolta solo parzialmente e fece anche delle osservazioni su alcuni eventi sospetti accaduti in quei giorni da tenere sotto controllo. Nonostante i reciproci sforzi la conversazione finì con l'esaurirsi presto.

«Clark?» riprese dopo lunghi minuti di silenzio la donna. «Ho sentito Nightwing nel pomeriggio. Mi ha chiesto notizie di Batman e mi ha detto di rassicurarlo, quando riprenderà conoscenza: si occuperà lui di Gotham e vedrà di fare anche qualche apparizione nei panni del Pipistrello, così da mettere a tacere eventuali voci sulla sua dipartita.»

Clark sorrise leggermente. «Bruce deve essere davvero fiero di quel ragazzo.»

«Sono sicura che lo sia.»

«Nonostante questo non si è confidato nemmeno con lui.»

Diana gli rivolse uno sguardo interrogativo.

«La morte di Jason,» spiegò. «Deve essere stato un macigno da sopportare. Un peso che tuttavia non ha voluto condividere con nessuno.» La cosa gli faceva male, la sentiva anche come una propria mancanza.

«Bruce è un solitario,» tentò di giustificare l'amazzone.

«Un solitario, sì. Ma non per questo deve comportarsi come se fosse solo. Sono due cose molto diverse.» Clark strinse i pugni. Poi allontanò il piatto, abbandonato a metà. A volte provava della rabbia per il comportamento di Bruce, che riteneva egoistico.

Diana intrecciò le mani sopra il tavolo e fece un breve sospiro. «Hai ragione Clark, vedremo di chiarirgli un po' le idee, appena si sveglierà.»

Tornò nella stanza di Bruce. Wally, che si era seduto sul suo sgabello, alzò gli occhi verdi su di lui. Si era abbassato il cappuccio del costume e il suo volto giovanile esprimeva una grande preoccupazione. «Respira così piano...» mormorò.

Un posto a cui appartengo (Somewhere I Belong)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora