Capitolo 2

3.8K 182 53
                                    

"E questo che cosa dovrebbe significare, scusa?" sbotto, sbattendo sul bancone la lettera. Non posso credere a quello che ho letto.
"Tesoro, ti prego, calmati..." mi intima la mamma, alzando le mani in mia direzione.
"No! Non mi calmo affatto. Non dopo che una lettera, firmata da chissà chi, mi annuncia della mia , e cito testuali parole, imminente partenza e permanenza in residenza Sakamaki." leggo fingendo un finto accento inglese. Mi sento implodere la testa dalla rabbia.
Mia madre continua a fissarmi, non sapendo cosa potermi dire per farmi calmare.

Se pensa che possa convincermi a fare questa assurdità immotivata, allora non conosce così bene sua figlia!

"Ascoltami..." mi intima di sedermi accanto a lei. Ci siamo spostate sul divano, lei con il calice di vino appoggiato al tavolino, io con in mano, invece, quello che considero lo scherzo più brutto, pessimo e di cattivissimo gusto che mi si potesse mai fare. Non è da tutti i giorni ricevere una lettera anonima che ti dice di dire addio alla tua casa, alla tua vita, alla tua città e ai tuoi amici, solo per rispettare un contratto della quale né io né la mamma sapevamo nulla.

Bel lavoro papà!

"So che quello che ti si chiede di fare è troppo da digerire adesso, ma posso assicurarti che, se tuo padre ha... stipulato questa specie di contratto, lo ha fatto solo perché non aveva altra scelta e sicuramente era l'unico modo per tenere al sicuro la sua principessa!" lo giustifica lei, guardandomi con dispiacere e apprensione.
"Noi eravamo tutto per lui, Haru..." mi asciuga con il pollice una lacrima sulla guancia. Come posso credere che questo sia il meglio per me?
"Non è per nulla giusto... Dobbiamo trasferirci per stare al sicuro da cosa esattamente? Chi è la persona contro cui si è messo papà?" le scosto la mano e la guardo accigliata. "Chi sarebbe così interessato alla famiglia di un archeologo, neanche tanto famoso al mondo tra l'altro?"
Mamma esita un secondo a rispondere, ma faccio finta di nulla mentre scuote lievemente la testa.
"Non lo so, tesoro mio... L'unica cosa che so di preciso è che saremo costrette a traslocare da Kobe e, per un po', non potremo tornare." conclude mettendomi una mano sulla spalla.
"Definisci per un po' in termini di tempistiche..." sussurro sconsolata e, ormai, rassegnata. Alla fine, prendersela con lei non mi porterà a nulla, se non allo sfinimento mio e alla sua esasperazione.

Di certo non potrà cambiare le cose...

"Mi dispiace, piccola mia... Vedrai che passerà presto questo periodo. Devi solo pazientare, stringere i denti e non disperare." e detto ciò mi posa un bacio sulla testa, come faceva quando ero bambina.
"Quanto abbiamo prima di traslocare?" sussurro con un fil di voce.
"Partiamo nel weekend. Tempo di impacchettare lo stretto necessario, passare a salutare amici e parenti e annunciare a lavoro che mi sposteranno di sede a tempo indeterminato." continua ad accarezzarmi la testa, cercando di consolarmi come meglio può.
"Solo tre giorni..." faccio il conto ad alta voce. In tre giorni, dovrei radunare tutte le persone a cui tengo e abbracciarle fortissimo, senza lasciarmi andare troppo con l'emotività. Forse sarà l'impresa più faticosa che mi capiterà di fare. E mentre passo in rassegna tutti i ricordi più belli capitati qui, quasi sedici anni, due lacrime sfuggono dagli occhi, lasciando due macchie scure sulla manica del maglione.
"Ritorneremo a casa, Haru. Non sarà per sempre." mi dice mia madre con risolutezza e speranza.
Spero tanto che sia vero...

___________________________________

Tre giorni, ho appena realizzato, che non sono minimamente sufficienti!
Solo per prepararmi le valige da portare, con dentro letteralmente tutto l'arsenale presente nell'armadio (stagione calda, fredda, intermedia e chi ne ha, più ne metta), sto impiegando più della mezza giornata che mi stavo prefissando di fare.
Purtroppo, mi toccherà dare un'impennata a questa scampagnata nella versione povera dell'armadio di Barbie, in modo da poter avere sufficiente tempo per prepararmi per fare i primi saluti.
Dopo la chiacchierata sul divano con mia madre ieri sera, non ero ancora molto tranquilla e serena. Perlopiù, stavo davvero trattenendo tutte le emozioni più forti, fra cui anche un pianto che sembrava volesse durarmi sino a disidratarmi completamente. Il risultato è stato farmi venire un mal di testa da Guinness dei Record, che mi è costato un'aspirina, presa rigorosamente a stomaco vuoto, e un'abbondante dormita.
Fortunatamente, al mio risveglio ero più stizzata e imbronciata che triste, così sono riuscita a chiamare le ragazze per darle la notizia e ad organizzare un'uscita di "Arrivederci".

Moonstone: Diabolik LoversDove le storie prendono vita. Scoprilo ora