Angeli e diavoli

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Tw: smut brutto.




L'uomo è un pendolo che oscilla fra il bruto e l'angelo. Gli angeli hanno i loro diavoli, e i diavoli i loro angeli.









Quel maledetto ticchettio non smette di rimbalzare tra le mura di quella stanza poco illuminata. Va a sbattere contro le pareti, per poi ritornare al punto di partenza, in un loop infinito che fa sbuffare Simone fino all'esasperazione.

Ancora con gli occhi chiusi allunga un braccio alla sua sinistra, fino a raggiungere il comodino accanto al letto, tasta sulla sua superficie e picchietta le dita della mano sul cellulare posato su di esso.

È al corrente del fatto che la propria coordinazione mano-occhi sia ben sotto la soglia minima di normalità, ed è alquanto strano per uno che ama definirsi la reincarnazione del rugby, ma sta letteralmente schiacciando la mano a palmo aperto sul proprio apparecchio elettronico e quel maledetto suono non vuol smettere di riecheggiare.

Apre gli occhi di scatto, e se da essi potessero uscire raggi laser, il soffitto che sta fissando in posizione supina sarebbe già crollato sotto il proprio sguardo inceneritore. In un secondo momento, si porta seduto al centro del materasso e raccatta velocemente il cellulare.

Lo porta sotto ai propri occhi e tutto ciò che vi riesce a trovare è il nulla assoluto.

«Ma che cazzo...» esala, portandosi le dita sugli occhi, stropicciandoli. Non fa in tempo ad instaurare un legame con la realtà che finalmente quel fastidioso trillo smette di suonare, seguito poi da uno sbuffo diverso e da un rumore inusuale, che pare equivalere ad una cornetta che viene alzata dall'apposito apparecchio.

Gli basta voltare di poco il capo per scorgere la figura dell'amico, ancora con gli occhi chiusi, mentre con la cornetta del telefono, ora poggiata sulla sua guancia, biascica un sommesso: «Seh? Chi è?»

Sempre elegante.

Lo vede alzare gli occhi al cielo sbadigliando - la finezza in persona, prima di rimettere il tutto al proprio posto, seguito da un ancora più sussurrato: «Seh, okay, grazie.»

Simone lo guarda un briciolo sbigottito, sebbene tale espressione venga tradita da un mezzo sorriso stampato sul volto, che continua a permanere anche quando ritorna supino sul proprio letto, separato da quello dell'altro solo da un comodino. «Chi era?» gli domanda.

«Secondo te chi poteva esse' alle otto de' mattina?» sbuffa, voltandosi verso Simone solo col capo, rimando in posizione prona. «Er diavolo in persona, Simò.»

L'altro ragazzo ride. «Stavo per lanciare il cellulare fuori dalla finestra.» e si sente anche un pizzico idiota, che va bene che la tecnologia non è proprio il suo punto di forza, ma confondere la sveglia del cellulare con il suono del telefono dell'hotel è alquanto imbarazzante. «Mica l'avevo capito che era 'sto coso infernale a suonare.»

Manuel ridacchia. «Guarda che t'ho visto» gli fa presente. «So' sveglio da 'n po'.»

Simone sgrana gli occhi, indignato. «E perché non hai risposto prima?»

«E perdermi te che sembravi 'na piovra impazzita?» squittisce, con le sopracciglia alzate e un sorriso sardonico ad accompagnare il tutto. «Pe' carità! È stata 'a cosa più divertente degli ultimi tre giorni.»

Il volto imbronciato e indignato di Simone è l'ultima cosa che vede prima di ricevere il cuscino di quest'ultimo sbattuto in pieno viso, accompagnato da un glaciale: «Ma vaffanculo, stronzo!»

Se lo scosta di sopra tra le risate di entrambi, per poi posarlo sopra il proprio cuscino, su cui ci si butta subito dopo. «Comunque era la tipa della reception, Chicca ce vole tra mezz'ora nell'atrio pe' fa' colazione.»

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