L'intervento

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"Un leggerissimo trauma cranico! Che sarà mai?!" Insisteva, malgrado i brontolii di protesta degli altri.

"Una bottarella piccola piccola! Tanto più deficiente di così 'nce pò diventà!" Continuava imperterrito, sovrastando i grugniti di quei pusillanime dei suoi amici.

"Un colpettino accennato co 'na mazza da baseball, quanto basta a faje fà un paio di giorni all'ospedale! 'O vedi, poi, come se dichiara Manuè al capezzale suo."

"Per l'ultima volta, Matteo, no." La voce di Giulio suonava incredibilmente ferma nonostante il considerevole tremolio dovuto all'incipiente esaurimento nervoso. "Non manderemo Simone al pronto soccorso solo per far confessare a Manuel i suoi sentimenti."
Si passava una mano sul volto, sfinito ormai da quella conversazione e soprattutto da quella situazione.

L'altro invece sbuffava, e incrociava le braccia al petto, mettendo su un broncio degno del più bizzoso dei bambinetti. "E va bene, allora! Tenetevi pure i vostri stupidi, infruttuosi piani senza alcuno spargimento di sangue!"

"Il mio piano non era affatto stupido!" Protestava Monica, lanciandogli contro il quadernino dove erano segnati tutti i loro esperimenti falliti. "Era molto semplice, ed è risaputo che le cose semplici sono sempre le migliori. L'unico errore che ho fatto è stato sovrastimare quel testone."

Un mormorio generale di approvazione, soprattutto per quell'ultima osservazione, e quindi "Rinfrescami la memoria, quale era il tuo?"

Quella mattina, Manuel era palesemente agitato. In teoria, non aveva alcun motivo valido per esserlo. In pratica, strappava i bordi della pagina bianca che aveva di fronte mentre la gamba destra si muoveva frenetica sotto al banco.

"Sta andando bene, no?" Monica si accomodava accanto a lui, nella sedia momentaneamente libera.

"Seh." Rispondeva, ma con poca convinzione. "Cioè, boh. 'Nce capisco un cazzo de 'sta roba, io."

"Beh, io un po' ne capisco, e a me sembra che stia andando bene."
Manteneva l'espressione tesa, benché lei gli sorridesse incoraggiante.

Simone, in piedi vicino alla cattedra, li guardava di sottecchi e all'ennesima risposta corretta mostrava apertamente le fossette, con il pollice che sbucava da dietro la schiena per segnalare che era tutto okay. Solo allora i muscoli di Manuel si rilassavano. "Seh." asseriva, più a sé stesso che a Monica. "Seh, sta andando bene." ripeteva, e le labbra si curvavano verso l'alto.

Anche lei annuiva, più serena che mai, per farsi all'improvviso serissima l'attimo seguente.

"Ascoltami bene, Ferro." Sussurrava decisa."È evidente che sei innamorato di lui, e che lui è innamorato di te." Non c'era nemmeno stato bisogno di pronunciarne il nome, lo sguardo di Manuel era subito saettato dal foglio martoriato al ricciolino diretto verso di loro. "Perché non ti dai una mossa e gli chiedi finalmente di uscire?"

Aveva giusto il tempo di sentire il respiro dell'altro spezzarsi, prima di essere costretta a cedere il posto al legittimo proprietario e tornarsene al suo con un ultimo, perentorio "Pensaci, Manuel!" che corrugava la fronte di entrambi.

"Cioè, tu davero credevi che questo fosse sufficiente con quel rincoglionito?" Lei scrollava le spalle, ferma nelle sue convinzioni. "Io invece propongo di sbattere insieme le loro teste e costringerli a baciarsi."

Quella in cui i loro amici decidono di intervenire - SIMUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora