Capitolo 2

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Sfrecciavo per le strade illuminate di Las Vegas superando qualsiasi macchina andasse lenta e svoltando ogni angolo per portarmi all'ospedale St.Rose Medical Center, dove si trovava mia madre.

Nel bel mezzo della notte avevo ricevuto una chiamata dalla dottoressa Stevens che mi avvisava di un peggioramento della salute di mia madre che nell'ultimo periodo non vantava di essere di buona.

Da anni soffriva di tumore al polmone sinistro che l'ha portata giorno dopo giorno a peggiorare nonostante tutte le assistenze che riceveva da dottori qualificati.

Metà del mio stipendio la spendevo per pagare gli studi e l'altra metà per pagare le cure a mia madre. Non sentivo mio padre da quando ero piccola e tutto il resto della famiglia viveva in Brasile.

Dopo dieci minuti giunsi a destinazione e corsi dentro il più veloce possibile fermando un dottore dandogli nome e cognome di mia madre per sapere in che stanza si trovasse. Mi ritrovai a correre per i corridoi con gli occhi delle persone puntati addosso, nella mia mente riecheggiava solo un pensiero. Vedere mia madre.

Finalmente, dopo un tempo che mi sembrò infinito e straziante, trovai la stanza ed entrai dentro. Il mio campo visivo si concentrò immediatamente sulla figura di mia madre stesa supina nel letto con le labbra leggermente dischiuse e i capelli sparsi sul cuscino bianco.

La mie orecchie sentivano solamente quel fastidioso rumore della macchina che controllava il battito cardiaco e la respirazione. Mi avvicinai lentamente al letto e posai la mano su quella di mia madre, le lacrime cominciarono a inondare i miei occhi.
<<Cos'è successo?>> dissi con voce tremante rivolgendomi ai dottori che alla mia entrata avevano smesso di parlare.
<<La signora AraÚjo durante la notte ha avuto una precipitazione dei battiti cardiaci e della respirazione, abbiamo fatto il possibile per far rientrare i parametri nella giusta linea>> rispose uno di loro abbassandosi la mascherina per cercare ossigeno.
<<È stato trovato un polmone compatibile per l'operazione?>> domandai asciugandomi le lacrime che cominciavano a bagnarmi le guance pallide.
<<Non ancora, mi dispiace. Può passare ancora molto tempo, bisogna solo aspettare>>
Mi lasciai cadere sulla sedia accanto al lettino, le forze sembravano abbandonarmi, ero stanca. Non avevo toccato cibo per tutta la sera e la notte, ero ancora concentrata sui libri quando mi arrivò la chiamata.

<<Se non le dispiace dovremmo chiederle di andare a casa, sua madre ha bisogno di riposare e a quanto pare pure lei>> mi disse l'infermiera toccandomi la spalla, la sua voce mi riportò alla realtà. Risposi con un semplice cenno del capo per poi uscire e dirigermi fuori.

Alzai la testa al cielo e respirai a fondo. Se avessero calcolato la percentuale di stress e ansia che avevo in quel momento penso che avrebbe superato il 100%. Camminai verso il parcheggio dell'ospedale dove avevo messo la mia macchina.

Entrai dentro e poggiai la testa sullo sterzo cercando di mandare via tutti i cattivi pensieri che si insediavano pian piano nella mia mente. Dopo minuti mi decisi a mettere in moto. Si erano fatte le sei del mattino e volendo non avrei avuto tempo per riposare visto che alle sette sarei dovuta essere all'università.

Stavo percorrendo l'ultima strada che poi mi avrebbe portato a casa quando qualcuno venne in controsenso verso di me. Frenai subito portando il mio corpo in avanti a causa della botta. Se non avessi frenato avrei fatto un incidente, tutto a causa di uno scemo che non sa le regole della strada.

Un uomo scese dalla macchina sportiva nera e così feci anch'io, gliene avrei dette quattro a questo qui. <<Sai leggere i cartelli stradali o no, idiota. Andavi controsenso>>quasi gli urlai avvicinandomi a lui e incrociando le braccia sotto il petto.

Non mi rispose per lunghi secondi intento a osservare la sua macchina, ma quando li alzò vacillai leggermente. Avevo di fronte un dio non un uomo. I suoi occhi azzurri che si avvicinavano al bianco mi atrifizzarono rubandomi la facoltà di parlare, i suoi lineamenti erano così duri e marcati da sottolineare facilmente la sua rabbia. Aveva un po' di barba che lo rendeva più attraente di quanto già non lo fosse, avrei potuto dargli 25 anni ma qualcosa in lui mi trasudava maturità.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 11, 2023 ⏰

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