Capitolo 1

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Le luci accecanti del "Garden of Eden" mi costrinsero a socchiudere gli occhi. La musica dei The Weeknd accompagnava le spogliarelliste nel loro spettacolino scoprendo le parti più intime del loro corpo formoso.

Le guardavo pensando a come facessero a farlo senza vergogna davanti a mille occhi puntati addosso. L'età dei uomini che assistevano andava dai 40 ai 60 per non contare quelli che avevano superato anche quella fascia di età.

Mi si accaponò la pelle. Il mio pensiero corse alle loro mogli che li aspettavano a casa, possibilmente con dei figli. Questi maiali gli lanciavano soldi ad ogni indumento che toglievano.

Una di quelle ragazze che era sul palco si mise a...beh, a pecorina col sedere verso gli uomini che guardavano eccitati col cazzo che gli esplodeva nei pantaloni.

La ragazza colse l'occasione e spalancò le gambe dando la completa visione della sua intimità.

Questo era troppo, distolsi lo sguardo allibita più che mai e continuai a lavare il bicchiere sotto il getto d'acqua freddo. Avrei preferito un altro lavoretto part time per pagarmi gli studi ma ho trovato solo questo. Fare la cameriera in uno strip club.

<<Catelyn, porta quattro vodka al tavolo 6 della sala vip>> mi urlò Tessa, la ragazza che prende le ordinazione. È altissima, per guardarla devo alzare il più possibile la testa. Non penso sia io il problema, mi piacciono i miei 1.65 cm di altezza anche se non sono un granché però con dei tacchi il problema si risolve. Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, la solita ragazza che ti riduce l'autostima in una briciola di polvere con un solo sguardo.

<<Si Tess, vado>> dissi cominciando a preparare gli alcolici e mettendoli nel vassoio da portare al tavolo. Cominciai a camminare cercandolo, sentivo degli occhi puntati addosso ma non ci feci più tanto caso.

Era inevitabile che mi guardassero, la divisa era un copri vagina in teoria e la maglietta mi arrivava sotto il seno ed era scollata dal petto. Lasciavo poco all'immaginazione.

Mi guardai intorno per cercare chi mi stesse osservando e trovai un vecchio sulla sessantina imbambolato a fissarmi le cosce, il mio stomaco mi minacciava di vomitare se avessi continuato a guardarlo. Gli rivolsi uno sguardo torvo e poi continuai a cercare quel benedetto tavolo 6 della sala vip.

Dopo un tempo che per me risultò infinito lo trovai. Era in fonto alla sala, completamente isolato. Vi erano seduti 2 uomini.

Uno di loro aveva i capelli rossi e gli occhi verdi come non li avevo mai visti, era bellissimo. Mentre l'altro era girato di spalle e non riuscivo a guardarlo in viso, senza farmi sgamare. Lo vidi solo mettere la mano in tasca e tirare fuori due gruzzoli di soldi enormi e sbatterli sul tavolo. Quello sarebbe il mio stipendio in 15 anni di lavoro, e neanche.

Tirai un profondo respiro e incoraggiandomi mentalmente mi incamminai verso di loro.

"Mai guardarli in faccia e non parlare se non ti viene ordinato di farlo" questa è la regola che mi hanno dato quando mi hanno assunta. Mi domando del perché di queste stupide regole, sono così importanti e pericolosi da non poterli nemmeno rivolgergli uno sguardo?

Raggiunsi il tavolo in fretta. Mi accostai accanto al ragazzo dagli occhi verdi, misi i bicchierini di vodka davanti a loro. Una ciocca nera riccia mi ricadde sul viso, la rimisi al suo posto dietro l'orecchio.

La curiosità di guardare l'altro ragazzo mi divorava, era circondato da due uomini che penso siano le guardie del corpo. Sarà importante per averli. Quando arrivai al loro tavolo smisero immediatamente di parlare, sentivo gli occhi del ragazzo misterioso bruciarmi addosso.

Quando finì, mi affrettai ad andare via. Mi sentivo a disagio e il mio vestito non aiutava affatto ad alleggerire la cosa.

Camminai velocemente per raggiungere il bancone dove trovai Trevor, un mio collega di lavoro e anche compagno di università , che continuava a guardare senza distogliere lo sguardo una ragazza che stava togliendo il reggiseno scoprendo i suoi bottoncini terribilmente turgidi. Il mio campo visivo passava dalla spogliarellista a Trevor. Lo guardai disgustata.

<<Sei un maiale!>> dissi mentre aprivo lo sportellino ed entravo dietro il bancone. Lui ritornò alla realtà rivolgendomi uno sguardo di chi non sapesse il motivo del perché stessi dicendo questo <<Perché un maiale, qui tutti stanno guardando, perché non posso farlo pure io?!>> si giustificò gesticolando. Alzai gli occhi al cielo.

Posai il vassoio e mi lavai le mani. Sentivo le guance in fiamme e il cuore che batteva come una macchina da scrivere. È da un po' di settimane che lavoro qui e non ho mai avuto questa reazione.

Ricordo il giorno in cui mi hanno assunta, sapevo ai rischi che correvo entrando a contatto con dei uomini terribilmente ricchi e pericolosi anche solamente servendo i loro tavolo. Ma avevo bisogno di un lavoro per poter pagare gli studi.

<<Tutto ok? Sembri stanca Cat>> mi domandò Trevor poggiando la sua gelida mano sulla mia spalla nuda che al contatto contatto con la mia pelle mi irrigidì.

<<Si, sono molto stanca. Ma sto bene tranquillo. Il turno finirà tra poco>> risposi scansandolo e avvicinandomi al tablet con scritte tutte le ordinazioni. Ce n'era un'altra al tavolo 6, la voglia di andarci divenne subito incontrollabile.

Merda! Non capisco che mi sta succedendo, quel maledetto tavolo è come un fottutissima calamita. Preparai velocemente gli alcolici e mi incamminai. Stavolta, conoscendo la strada, mi fu più facile giungere lì.

Se in questo momento il mio battito cardiaco potesse essere udibile a tutti penso che scapperebbero da quanto è forte. I miei tacchi a spillo facevano rumore sul parquet rosso.

Abbassai il capo per non guardarli come da regola. Era un segno di sottomissione e odiavo questa cosa. Era uno schiaffo al mio orgoglio. Ho sempre tenuto la testa alta senza farmi mettere i piedi in testa e adesso mi ritrovo a fare la schiava per dei maiali.

Giunsi al tavolo, il ragazzo misterioso adesso non c'era più. Vi era solo quello dagli occhi verdi. Con la coda dell'occhio, attenta a non farmi accorgere, vidi che aveva le mani in faccia come se fosse disperato. Gli porsi i bicchierini e andai via delusa, avrei voluto trovare lui lì. Non so perché, ma ardevo dalla voglia di guardarlo in volto.
                                       ****
Aprii la portiera della mia Ford e mi sedetti sul posto del guidatore. Il turno è finalmente finito, è stato il più lungo e stancante che ho fatto fino ad ora.

La cosa che odio di più è la chiusura, mentre tutti se ne vanno rimangono quei luridi vecchi eccitati che vanno nelle camere al piano di sopra con le spogliarelliste a "divertirsi".

Vedere tutta la scena fa vomitare. Misi in moto e sfrecciai in strada. Ero stanca e la testa mi scoppiava a causa della musica alta che solitamente mettono lì. Strinsi il volante a tal punto da far diventare le nocche bianche.

Dopo mezz'ora giunsi in Hotel, mi feci dare le chiavi dalla reception e salii in camera. Ero in cerca di un appartamento che sia vicino al mio college e finché non l'avrei trovato dovevo alloggiare qui.

Aprii la porta facendo scattare la serratura. La chiusi alle mie spalle, gettai la borsa a terra e mi buttai a letto con la grazia di un'elefante. Ero esausta.

Dopo un tempo interminabile raccolsi la forza di alzarmi dal letto e dirigermi in bagno. Mi misi di fronte allo specchio. I miei occhi neri erano contornati da un trucco abbastanza pesante. Il rossetto era sparito, ci avevo speso 20 dollari pensando che fosse indelebile. Ma a quanto pare mi sbagliavo.

Aprii il getto dell'acqua e mi sciacquai il viso. Fu abbastanza per rigenerarmi. Avrei voluto mettermi nel letto e dormire fino a tardi ma dovevo studiare e dovetti abbandonare quella bellissima idea. Si sarebbe prospettata una divertentissima nottata.

*spazioautrice
Eccomi qui con una nuova storia. Spero che vi piaccia e se è così scrivetemelo nei commenti.
Che ne pensate del ragazzo misterioso?
Buona lettura<3



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