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Miran

<allora ti sposi> Mi avvicino al gruppo di amici mentre Mic inizia a ridere e a prendere in giro la situazione, passandomi una sigaretta. "Non è detto che mio zio accetti," rispondo. Mirko scherza: "O se lei accetterà." "Se mio zio darà il consenso, a nessuno importerà di quello che lei vorrà," aggiungo. Mirko ride e dice: "Ma ti rendi conto che se ti sposerai dovrai essere un marito fedele e premuroso?" Inizio a ridere: "Ma col cazzo, mi ci vedi fare il maritino fedele?"

Nel frattempo, una ragazza si avvicina e inizia a ballare e a strusciarsi su di me. Guardo Mic e dico: "Cugino, i doveri chiamano," e lui sorride.

La prendo per mano e la porto in un angolo più riservato. Chiudo la porta e noto che è cambiata molto dall'ultima volta che l'ho vista. Lei mi guarda con un sorriso e io ricambio. Mi trovo di fronte a una donna con capelli biondo platino, labbra rifatte di un rosso intenso e un décolleté notevole. Senza indugi, ci scambiamo un bacio che diventa progressivamente più intenso. Mi sento coinvolto e la situazione si fa piuttosto appassionata. Con decisione, le rimuovo il ridotto indumento che copre il suo seno. Si inginocchia e abbassa i miei jeans insieme ai boxer. Afferra la mia erezione, massaggiandola lungo tutta la lunghezza; inizia con una leggera leccata alla punta, poi lo prende delicatamente in bocca. Nonostante alcuni conati di vomito, continua instancabilmente, usando le mani attorno alla base mentre esegue movimenti su e giù e massaggia i testicoli fino al culmine dell'erezione. Alla fine, noto che il trucco le si è leggermente sbavato e mi sistemo prima di uscire lasciandola lì.

Torno da Mic, che sta ballando con una ragazza. "Già fatto?" chiede ironico. "Domani ho da fare," rispondo, salutandolo e andandomene. Tornato a casa, mi spoglio, faccio una lunga doccia calda e mi sdraio sul letto, pensando a quello che accadrà il giorno dopo.

"Miran, svegliati!" sento una voce piccola chiamarmi. "Lasciami dormire," mi lamento. "Svegliati prima che papà si arrabbi," dice Esme, la mia sorellina. Scatto in piedi e vedo che sono le undici del mattino. "Grazie, Luna," le dico, dandole un bacio mentre lei esce dalla stanza.

Indosso un elegante pantalone blu notte, una camicia bianca sbottonata, mocassini neri lucidi e una collana d'oro con il crocifisso. I capelli sono tirati indietro con il gel e applico il profumo. Prendo la giacca abbinata al pantalone e scendo in cucina per una tazzina di caffè. Esco in giardino per una sigaretta mentre mia madre sistema i fratelli più piccoli. Quando arriva mio padre, chiede: "Siete tutti pronti?" I miei fratelli rispondono di sì. "Perfetto, allora andiamo," dice. Spengo la sigaretta e rispondo: "Tranquillo, papà."

In famiglia siamo in tredici e servono più di una macchina. Partiamo verso la villa dove si sente la musica ad alto volume.

Arriviamo dopo trenta minuti e parcheggiamo. Percorriamo il viale e vediamo quattro ragazze ballare balli tipici rom. Una di loro attira particolarmente la mia attenzione: indossa un vestito lungo nero con una stampa floreale, ha una lunga treccia e braccialetti e orecchini d'oro. Ballando in modo elegante, si avvicina a noi con un sorriso.

"Ciao zio, zia," saluta con due baci sulle guance e abbraccia me e il resto della famiglia. "Reyyan quanto, sei cresciuta. Fatti vedere," dice mio padre. "Sei diventata una bellissima ragazza, complimenti e buon compleanno," aggiunge. Reyyan risponde con un "Grazie, zio."

Nel frattempo, si avvicinano mio zio Ibrahim e mia zia Dava, salutando i miei genitori. Reyyan saluta le mie sorelle e i miei fratelli, poi si avvicina a me, visibilmente a disagio. "Ciao Miran," dice, abbassando lo sguardo. Nota un filo rosso legato al suo polso, simbolo della sua purità, e ricambio il saluto con due baci sulle guance.

Reyyan, felice di rivedere le sue cugine dopo tanto tempo, inizia a scherzare e ridere con loro, ricordando i guai del passato. Si dedica al ballo ma ogni tanto getta uno sguardo a me, notando il mio cambiamento e la mia presenza imponente.

Intanto, la voce di mio zio Ibrahin richiama la mia attenzione: "Io e mio figlio Miran dovremmo parlarti. Possiamo appartarci, se per te non è un problema?"

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