Capitolo 1. - L' Omicidio.

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Inghilterra 17 Aprile 1722:

In una sera buia e tempestosa, un uomo coperto da un lungo mantello nero, si aggirava per le deserte e silenziose strade di Londra, protetto dal buio e da una maschera nera  come la notte che celava il suo volto, attraversato da un diabolico sorriso. Camminava con passo svelto, e si guardava spesso intorno, per paura di essere seguito, ma senza mai fermarsi o voltarsi indietro. Doveva incontrare qualcuno e aveva pochissimo tempo. Sapeva che dopo quello che aveva fatto, doveva lasciare la città prima dell'alba se non voleva essere catturato dai poliziotti che a quell'ora sarebbero sicuramente stati sulle sue tracce. Uccidere un uomo non era mai un buon affare, ma uccidere un Duca come aveva fatto lui, gli garantiva un posto sulla ghigliottina, e il misterioso uomo non aveva certo intenzione di morire così, non prima di aver compiuto la sua vendetta. Il Duca che aveva ucciso non era un uomo qualunque e non solo per il suo titolo nobiliare, di nobili Londra ne era piena, ma l'uomo a cui lui aveva tolto la vita, era il secondo figlio di una delle famiglie più importanti e più in vista di Londra, gli Chagny erano imparentati direttamente con la Famiglia Reale, ed erano i prossimi in linea di successione, qualora il Re non avesse avuto figli, cosa molto probabile dato che il sovrano era ormai molto vecchio. Al contrario, la Dinastia degli Chagny vantava ben 3 figli, due giovani sani e forti e una fanciulla. "Ora sono solo due!.". Pensò con sadica soddisfazione l'uomo in nero mentre affrettava il passo, poi improvvisamente si fermò e scoppiò a ridere. Era fiero di quello che aveva fatto, ma non ancora soddisfatto. Il pericolo che uno dei discendenti degli Chagny potesse un giorno diventare Re d'Inghilterra non era ancora del tutto scongiurato. Ma per ora doveva aspettare che le acque si calmassero un po' e poi avrebbe potuto colpire ancora. La sua vendetta era appena iniziata.
Con agilità, nonostante zoppicasse e sanguinasse per la ferita ad una gamba, l'uomo saltò un muretto di cinta ed entrò nel giardino di un abitazione. Quello era un quartiere malfamato, il ritrovo di tutti i peggiori criminali di Londra, gentaglia con cui un uomo del suo rango non si sarebbe mai sognato di mischiarsi, ma l'individuo in questione aveva molti amici tra quella gente e più di una volta gli avevano reso importanti servigi. Ora era in cerca di uno dei più fidati tra i suoi collaboratori, un uomo senza scrupoli che avrebbe fatto qualunque cosa per i soldi e che lui pagava profumatamente per assicurarsi la sua lealtà. L'uomo si chiamava Manomozza, aveva più o meno 50 anni e i capelli bianchi, un corpo robusto segnato dal vizio e dall'età, degli occhietti piccoli e cattivi e una bocca larga davano al suo viso un'aria poco rassicurante, accompagnati da un'orrenda cicatrice che gli deturpava un sopracciglio, ma che era niente se paragonata a quella del suo padrone, di cui lui era l'unico a conoscere il volto, che di solito era celato da una spessa maschera nera.
L' omuncolo si avvicinò con passo pesante al suo padrone e sbuffando con aria di impazienza. Erano ore che lo aspettava e iniziava a domandarsi cosa fosse successo all'uomo che per lui valeva una fortuna. L'uomo con la maschera lo raggiunse a metà strada e si fermò a pochi passi da lui. Un' enorme quercia secolare li nascondeva agli occhi indiscreti e l' omuncolo parlò per primo dicendo affannato:"Maestro ma dove eravate finito!? Vi aspettavo più di due ore fa! Non è da voi arrivare in ritardo ad un appuntamento!.".
L'uomo mascherato rise di gusto e un bagliore gli illuminò il volto crudele e mise in risalto i suoi occhi diabolici.
Uomo mascherato:"Non dovresti preoccuparti per me so badare a me stesso, piuttosto hai preparato tutto per la mia partenza? Sai che ho fretta!.".
Manomozza:"Si certo vostra eccellenza, è tutto pronto, ho fatto tutto come mi avevate ordinato!.".
Uomo mascherato:"Molto bene, sei un servo fedele e sarai degnamente ricompensato, ora però va via, non devono assolutamente vederci insieme!.".
L'atro fece un inchino reverenziale e stava per andarsene quando notò che il suo padrone era ferito così gli disse:"Ma vostra eccellenza, voi, voi siete ferito! Dovete assolutamente fasciare quella ferita o morirete dissanguato! Volete che ci pensi io!?.".
L'uomo mascherato irritato per la libertà che si era preso il suo servo disse freddamente:"No! Questi non sono affari vostri Manomozza, vi ho ordinato di sparire dalla mia vista e mi aspetto che lo facciate immediatamente! Curerò dopo la mia ferita, è solo un graffio, e se sono arrivato fin quà significa che sto benissimo!.".
Manomozza però non era convinto e osò insistere ancora:"Ma eccellenza, avete perso troppo sangue e ne perdete ancora moltissimo, avete una gamba completamente squarciata e zoppicate vistosamente! Sì può sapere cosa vi è successo e perché non volete farvi curare!?.".
L' Uomo mascherato lo afferrò con violenza per il bavero e gli urlò:"Non mi piace che vi immischiate nei miei affari Manomozza, non dimenticate chi è il padrone qui o dovrò uccidere anche voi. Vi basti sapere che l'uomo che dovevo uccidere ha opposto una resistenza migliore di quanto la sua giovane età e la sua inesperienza mi avessero inizialmente fatto supporre. Quel bastardo è riuscito a ferirmi ad una gamba prima che potessi ucciderlo, ma gli ho dato quello che si meritava e ora giace in una pozza di sangue senza vita!.". Poi scoppiò a ridere in una fragorosa e crudele risata. Manomozza tremò per la paura che quell'uomo gli incuteva e provò pena per il giovane che era stato ucciso. Anche se non si curava degli affari di sua eccellenza, pensò che la sua ultima vittima doveva essere per forza un giovanotto appartenente all'alta società, e colpevole di aver fatto chissà quale sgarro al suo padrone. Il fatto che egli volesse ora fuggire con tanta fretta ne era la dimostrazione. Per un attimo il criminale ebbe la spiacevole sensazione di essere coinvolto in qualcosa di più grande di lui e temette per la sua testa, ma non poté riflettere a lungo sulla questione perché l'uomo in nero lo strattonò con violenza e gli disse:"Ora ascoltami bene idiota, non dovrai parlare con nessuno di quello che hai visto questa sera, mai! Altrimenti potrai considerarti già morto, sono stato chiaro!?.".
Manomozza rispose tutto tremante di paura:"Si, si vostra eccellenza, sarò muto come un pesce!.".
Uomo mascherato:"Molto bene, adesso vattene, non te lo dirò una terza volta!.".
Manomozza fuggì via terrorizzato, mentre l'uomo in nero si voltava e si incamminava verso un punto preciso. Era una piccola imbarcazione, una di quelle navi mercantili che riempivano il porto di Londra, vi salì e ordinò al comandante di allontanarsi il più in fretta possibile. L'uomo eseguì i suoi ordini e in un batter d'occhio si ritrovarono fuori dal porto di Londra in mare aperto. Il medico di bordo visitò l'uomo mascherato e non gli fece domande interessato com'era al cospicuo compenso che gli era stato promesso e spaventato a morte dallo sguardo e dall'aspetto crudele del forestiero. Fece il possibile per medicare la ferita, ma era talmente profonda da rendere difficile l'operazione. Inoltre si era già infettata e rischiava di portare alla morte del paziente. L'uomo mascherato sopportata il dolore senza emettere un lamento come se non provasse dolore. Quando il medico ebbe terminato l'operazione gli si rivolse timidamente e gli disse:"Vostra eccellenza ho fatto il possibile ve lo giuro, ma la ferita era molto profonda e si è infettata, è già un miracolo che non siate morto o che io non abbia dovuto amputarvela. Tuttavia temo che zoppicherete per sempre, non c'è nulla che io possa fare, mi dispiace!.".
L'uomo aveva evidentemente paura della sua reazione, infatti stava schiacciato contro la porta della cabina e tremava. L'uomo mascherato lo rassicurò dicendo:"Non preoccupatevi dottore, vi devo la vita e vi ringrazio per ciò che avete fatto. Il vostro compenso vi aspetta in questa valigetta. Ora potete andare, ma non parlate con nessuno di quello che avete visto e fatto stanotte o tornerò per uccidervi!.".
L'uomo tremò tutto e promise, poi scappò via con i soldi. L'uomo in nero emise una risata malvagia, era sicuro di aver spaventato quell'uomo tanto da convincerlo a non aprire più bocca per tutta la vita. Ripensò al fatto che fosse salvo per miracolo, quel maledetto Duca lo aveva quasi ferito mortalmente, ma ora era tutto passato, e la cicatrice unita al suo leggero zoppicare gli avrebbe ricordato per sempre la vittoria. Il suo avversario non poteva dire lo stesso, e non poteva più vantarsi di averlo ferito gravemente, perché giaceva ormai in un ammasso scomposto di ossa e sangue. Un'altra risata crudele echeggiò per tutta la nave, gelando il sangue nelle vene a chiunque la udì.
Nel frattempo a Londra era sorto un nuovo giorno, e per le vie della città era iniziato il solito via vai di persone, nonostante quella fosse una giornata particolarmente fredda e uggiosa. Il cielo era nero come la pece e prometteva una violenta tempesta, la nebbia spessa più del solito non consentiva la visuale ad un palmo dal proprio naso e impediva il cammino ai viandanti. Ma quel che era peggio era l'aria che si respirava, un' aria pesante e densa, un' aria lugubre di morte e sofferenza. Molti non uscirono di casa quel giorno colti da funesti presagi e anche chi era già uscito si affrettava per rientrare nelle proprie case.
Non lontano dalla città, in una lussuosa dimora nobiliare, un urlo straziante squarciò il silenzio mattutino. Nella casa scese un triste silenzio, una tragedia si era abbattuta su quella regale dimora: il giovane Duca di Chagny era stato trovato morto, assassinato!.
La polizia venne informata subito dell'accaduto, ma fu impossibile trovare tracce del colpevole e alla fine Scotland Yard ipotizzò che si fosse trattato di una rapina finita male.
La duchessa madre tuttavia non era convinta della spiegazione della polizia, la casa era dotata di un efficentissimo sistema di sorveglianza composto da più di 2000 uomini altamente qualificati che sorvegliavano la casa e proteggevano i suoi abitanti giorno e notte nascosti nell'ombra, e anche i cani facevano la guardia giorno e notte senza sosta insieme al loro guardiano che però non si era accorto di nulla. La duchessa si convinse che non poteva essere stata una semplice rapina a maggior ragione perché in casa non mancava assolutamente nulla e gli oggetti di valore erano tutti al loro posto. Qualcuno aveva voluto uccidere il Duca per un motivo ben preciso che però a lei sfuggiva.
La povera donna profondamente addolorata decise di scrivere all'unica persona che potesse aiutarla in un momento del genere, l'unico uomo che potesse salvare quello che restava della sua famiglia e del prestigio dei Duchi di Chagny. La lettera fu inviata immediatamente, assieme ad un anello, un simbolo del casato degli Chagny, l'anello con il sigillo del Duca di Chagny che apparteneva per diritto dinastico al Duca in persona. L'unica eccezione era avvenuta pochi anni prima quando era stato il secondogenito della famiglia ad entrarne in possesso. Ma ora quell'anello aveva un nuovo proprietario e finalmente sarebbe tornato nelle mani del suo legittimo possessore anche se in circostanze tanto tragiche.
La duchessa madre fece chiamare la giovane Lady Elizabeth e sua figlia Lady Marta ed elle accorsero immediatamente nel salottino delle visite.
L'anziana donna che amava Elizabeth come un' altra figlia la fece accomodare sul divanetto accanto a lei e, dopo che anche Marta ebbe preso posto inziò a parlare e disse con aria grave:"Devo darvi una brutta notizia mie care ragazze: mio figlio Edward, Duca di Chagny è morto! È stato trovato assassinato nel suo studio questa mattina all'alba, non si sa ancora come una tale tragedia sia potuta accadere!.". Le ragazze erano sconvolte e in particolare Lady Marta scoppiò a piangere pensando al suo povero fratello morto. Lady Elizabeth la consolò come meglio poté, ma sapeva bene che quel dolore non sarebbe mai scomparso del tutto ed era difficile da sopportare. Ella lo sapeva bene perché aveva perso da poco i suoi genitori e nonostante fossero passate ormai 2 settimane e avesse trovato l'ospitalità della duchessa, soffriva ancora come il giorno in cui le era stata comunicata la notizia. Ora una nuova tragedia si era abbattuta su di Lei e sulle persone a Lei care.
La duchessa si asciugò le lacrime e disse ancora:"Adesso calmati mia cara Marta, dobbiamo essere forti. Non tutto è perduto, abbiamo ancora una speranza, ho scritto a Giulio, e sono certa che risponderà al mio appello e tornerà finalmente a casa! Lui sarà la nostra salvezza, infondo questo è il suo destino e ora sa che non si può sfuggire al proprio destino!.".
Marta saltò su dalla sedia e urlò emozionata:"Che cosa madre!? Dite sul serio!? Giulio tornerà a casa!? Oh come sono felice, questo allevia il mio dolore per la perdita di Edward!.". La duchessa madre le sorrise con amore e le rispose:"Anche per me è così mia cara, e anche io non vedo l'ora di riabbracciarlo!.". Elizabeth non voleva essere scortese, ma non aveva mai sentito quel nome prima d'ora e si chiedeva chi fosse quell'uomo e come mai le due donne sembrassero così impazienti e sollevate per il suo ritorno a casa, così chiese educatamente:"Vogliate perdonare la mia inopportuna curiosità Vostra Grazia, ma posso chiedervi chi è l'uomo di cui parlate e in cui riponete tutte le vostre speranze!?.".
Duchessa Sofia:"Ma certo mia cara bambina, hai perfettamente ragione anzi perdonami per non essermi spiegata subito. L'uomo che sta per tornare a casa è il mio primogenito: Giulio Andrea Alessandro Dantes, e ora Duca di Chagny!.".
Elizabeth restò stupita da quell'affermazione, non aveva mai saputo dell'esistenza di un altro figlio della Duchessa, per giunta maggiore di Edward, a cui quindi spettava il titolo di Duca per diritto di nascita. La giovane fanciulla si chiese cosa aveva spinto il primogenito dei duchi di Chagny ad abbandonare la sua casa e il suo titolo lasciando tutto al fratello minore. Non erano molti gli uomini che Lei conosceva e che avrebbero fatto una cosa del genere e Lei si chiese che tipo fosse questo Giulio e crebbe in Lei la curiosità di conoscerlo di persona.
Elizabeth sperava che Lui non la cacciasse da casa sua, perché ora che era il nuovo Duca di Chagny, era proprietario di tutto e avrebbe potuto mandarla via in qualunque momento se solo lo avesse voluto. Elizabeth aveva una grande fortuna che le era stata lasciata dai suoi genitori, ma in quanto donna non aveva un titolo suo e non aveva nemmeno un posto dove andare. La casa dei Duchi di Chagny, amici di famiglia dei suoi genitori da tempo immemore era l'unico posto che aveva. La duchessa Sofia e il Duca Edward l'avevano accolta volentieri in casa ma ora Edward era morto e la duchessa non aveva l'autorità per opporsi a suo figlio, che per altro sembrava adorare, quindi se Lui non l'avesse più voluta tra i piedi, Elizabeth si sarebbe ritrovata per strada.
Marta che era anche la sua migliore amica dovette intercettare i suoi pensieri perché le disse:"Non preoccupatevi Elizabeth, mio fratello Giulio non avrà nulla in contrario alla vostra permanenza qui!.".
Anche la duchessa Sofia esclamò decisa:"Ma certo mia cara, nessuno vi caccerà da qui! Questa è anche casa vostra ormai e potrete restarci finché vorrete. Anzi parlerò io stessa con mio figlio e vedrete che egli stesso vi rassicurerà! Ora aiutatemi con i preparativi per il suo arrivo, voglio che sia tutto perfetto!.". Lady Elizabeth sorrise rincuorata e insieme a Marta diede volentieri una mano alla duchessa madre. Le ragazze si divertirono molto con i preparativi e quasi dimenticarono il triste lutto che le aveva colpite.
La duchessa Sofia attese con impazienza che le venisse recapitata la risposta alla sua lettera.
Ci vollero due lunghissimi giorni, che la donna, ormai anziana, visse con profonda pena, ma poi finalmente la tanto attesa risposta arrivò. La nobildonna aprì la busta con mani tremanti e dopo aver letto la missiva scoppiò a piangere, ma stavolta era un pianto di gioia, dopo lunghi anni il suo amatissimo figlio sarebbe tornato a casa. La mancanza dell'anello le fece capire che aveva accettato di prendere finalmente il ruolo che gli spettava fin dalla nascita.
La duchessa iniziò subito i preparativi per il ritorno del figlio maggiore, previsto per una settimana dopo. Nonostante il lutto appena subito, un'area di speranza tornò in quella casa e tutti attendevano con trepidazione l'arrivo del nuovo Duca di Chagny.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 31 ⏰

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