30 Giugno 1933 (19 anni)
Entrai al Mary. Non stavo indossando un completo elegante, non avevo la solita giacca nera, il solito magione a collo alto nero, con le finiture argentate e dei pantaloni in seta nera, ero invece vestito come un poveraccio, perché appena tornato da un lavoro di qualche giorno a China Town, che non mi aveva lasciato un secondo di respiro. Mi passai una mano sui capelli scuri e mi sedetti al bancone chiedendo di versare del Gin. Il barista mi squadrò per poi chiedermi se avessi i soldi per pagare quello che stavo chiedendo, aggiungendo poi un "non mi sembra che tu possa permettertelo". Tirai su un sopracciglio e abbassai lo sguardo sul mio completo, feci una smorfia e gli dissi una sola frase che lo face rabbrividire: «Per ordine degli Stray Dogs». Mi guardò questa volta impaurito e poi mormorare qualcosa e andarsene. Quando tornò aveva il mio bicchiere. Una volta ottenuto il liquido alcolico lo annusai per poi perdere un sorso. Dovetti ammettere che era buono, ma tutti sanno che il Gin non serve a farti sballare, ma solo alla sola e triste riflessione, se ti vuoi ubriacare dovresti scegliere il Whisky, proprio per questo presi dalla mia tasca della "neve" o meglio conosciuta Cocaina e ne versai un pò sul bordo della mia mano, aspirandola in un solo colpo. Finì il bicchiere senza accorgermene e ne chiesi altri 2 o 3 se non sbaglio, e andò avanti così per un'oretta. Passato un pò di tempo, tra alcool, droga e sigarette mi guardai intorno e notai Louis. Allora sospirai e bevetti in un solo sorso il liquido rimanente nel mio bicchiere. Era un ragazzo di buona famiglia, vestito bene, nonché mio rivale e partner in affari, la nostra relazione è molto complicata. Mi avviai al bagno e gli lanciai una occhiata. Arrivato alle latrine lo aspettai, gli ci vollero solo 2 minuti per presentarsi. Appena entrò mi spinse nel bagno più vicino chiudendo velocemente la porta a chiave. Mi spogliò iniziando dalla maglietta, che finì atterra velocemente quasi quanto la mia giacca e i miei pantaloni. Non avevo avuto il tempo per dire niente che avevo le sue mani ovunque, era questo che mi piaceva di lui, al contrario di me, era un uomo molto diretto. Mi chiese se potesse chiamarmi per nome, e in una situazione normale non glie lo avrei consentito, ma ero troppo ubriaco e probabilmente triste per pensare lucidamente, allora sospirai rumorosamente farfugliando un "va bene". Anche non riuscendo a vederlo perché di schiena, percepii un sorrisetto dipingersi sulla sua faccia. Mi passò un dito tra le scapole facendomi rabbrividire, per poi iniziare a strusciarsi contro di me. Stavo solo ansimando e non riuscivo a fare altro. Sarà stato l'alcol? La cocaina? O magari solo che non mi facevo una scopata da tantissimo tempo? A un certo punto l'uomo si fermò e io feci un verso di disappunto girando leggermente il volto mostrandoglielo. Gli chiesi molto direttamente e con un tono che sembrò non piacergli:
«Che cazzo fai? Ti sei pentito?»
Per la prima volta, dopo molto tempo, guardai bene il suo volto. Vidi un ragazzo molto bello che non avrà avuto più di 20 anni. Aveva i capelli ondulati e di un marrone chiaro, con occhi verdi e sfumature azzurre. Aveva davvero un bel fisico ma in quel momento mi importava solo della sua faccia. Era un misto tra un divertito e un disapprovo. Inaspettatamente si mise a scossare i fianchi più velocemente di prima e entrambi raggiungemmo un imbarazzante e veloce orgasmo. Appena finimmo imprecai e lui mi aveva disse: «Ti puoi permettere di imprecare davanti a un tuo superiore NI-ki?»
La sua voce.
Cristo Santo.
Bassa e roca quanto bastava.
Il suo modo di pronunciare il mio nome in una frase assolutamente inappropriata per il contesto.
Le sue frasi mi rendevano difficile calcolare, riflettere. Ma intanto pensavo. Pensavo che non avrei dovuto farlo, che avevo una reputazione, che non avrei dovuto permettergli di trattarmi in quel modo, che era solo lavoro, niente sentimenti personali, ma pensavo anche che avevo bisogno del denaro che mi aveva offerto, quel denaro, per la mia organizzazione, per i miei fratelli, per l'orfanotrofio. A un certo punto lui mi fece tornare alla realtà cacciandomi un morso ben assettato alla base sinistra del collo. Mugolai in modo rumoroso e cercai di dargli un calcio, ma mi bloccò con il suo corpo alla porta del bagno. Mi prese per la collottola con la mano destra, e il freddo dell'anello che portava nell'indice mi pervase tutto in una volta, portandomi a tremare, poi si avvicinò al mio orecchio, respirandoci dentro rumorosamente. Chiusi gli occhi e cercai di liberarmi, ma a questo tentativo di fuga lui ripose serrando di più la mano che cingeva la mia gola, togliendomi il respiro. In seguito passò la mano libera sul segno rosso dei suoi denti, trascinando via del sangue. C'era un silenzio sovrumano e l'unico suono che si sentiva ogni tanto, era la caduta di alcuno gocce d'acqua dal rubinetto rotto del lavandino al di la della porta. Il primo che parlò fu lo Louis.
«Questo segno ti rimarrà di certo e quando ci incontreremo di nuovo saprò che sei tu Ni-ki..sai, per affari.»
Mentre mi stavo per girare e urlargli contro lui mi lasciò i fianchi, e le mie gambe che avevano resistito fino a quel momento, mi fecero cadere a terra. Dopo qualche minuto di silenzio, dove entrambi ci stavamo riprendendo, io riuscii ad alzarmi e a rimettermi i vestiti, sempre sotto lo sguardo animalesco dell'altro. Allora ci esaminammo. Ebbi l'impressione di perdermi nel fresco giardino verde che gli riempiva gli occhi e che lui si perdesse nei miei, di un colore che non riflette la luce a cui l'occhio è sensibile, così da apparire scurissimo, angoscioso, luttuoso e disperato, e, il miei occhi neri morivano nel suo verde.
Per riprendere contegno distolsi lo sguardo, e parlai:
«Che intenzioni hai.»
«Non te lo dico, chi cazzo ti conosce.»
Sorrisi come un idiota e ammiccai un "Ok", per poi andarmene.
Una volta uscito, presi una boccata dell'aria uggiosa di Birmingham, mi guardai intorno nel buio della sera, si vedevano accesi solo i lampioni, allora iniziai a camminare lentamente verso le scuderie, dove avevo lasciato il mio bel cavallo, la testa, con naso dritto e leggermente convesso, ha un aspetto nobile e gli occhi intelligenti. Le orecchie sono grandi e attente, e sono leggermente inclinate l'una verso l'altra. Lo trovai sellato, anche se lo avevo liberato dalla fastidiosa presenza della sella prima di entrare nel bordello tre ore prima, e mi uscii dalla bocca il secondo sospiro della serata. Dallo scuro cavallo nero sbucò un ragazzo, che iniziò subito a darmi fastidio, con quel tono infantile che si ritrovava.
«Hai scopato?»
«Vaffanculo Kaiden.»
«Ho solo chiesto, e comunque lo si capisce dal tuo modo di camminare, dai tuoi capelli scomposti e anche da come ti sei rivestito in fretta e furia. Adesso non vedo il tuo volto molte bene perché è buio, ma potrei scommettere che sei anche rosso, perché il ragazzo con cui hai fatto l'amore ti avrà detto qualcosa di interessante. Di solito sei sempre scazzato dopo una scopata, ma in questo momento sei arrabbiato per la mia apparizione, non per questo momento romantico con il tuo nuovo giocattolo.»
«Tu!»
«Non trattarmi male Ni-ki, dopo tutto siamo fratelli»
«Non permetterti di trattarmi come un bambino.»
«Allora tu matura.»
«Ricordati che questa baracca non andrebbe avanti senza di me.»
«Va bene Capo.»
«Non chiamarmi così.»
«Perché?»
«Non farlo e basta.»
«Agli ordini Boss.»
«Non chiamarmi nemmeno così.»
«Penso che dovresti vantarti di più a volte.»
«Per che cosa?»
«Per essere a capo degli Stray Dogs.»
«Non c'è nulla per la quale vantarsi.»
«Come dici tu.»
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Seconda parte
Ni-ki
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In Questa Notte di un gelido inverno
RandomNi-ki, un ragazzo di 20 anni, che ha sempre vissuto nelle strade, conduce una vita tra il lavoro e il dovere, disposto a fare tutto per tenera al sicuro la sua famiglia. Lavorando come allibratore di scommesse un giorno, fece un accordo di troppo co...